di Leandro Mais

Una delle prime opere che affrontano i tragici fatti è quella di Celestino Bianchi nel libro “I martiri di Aspromonte” – Milano 1863 – ed. Carlo Barbini.

Molto importante è l’opera di Napoleone Colajanni (n. Castrogiovanni 28.4.1847 m. 2.9.1921 – presente ad Aspromonte all’età di 15 anni) scritta nel cinquantenario (1912), dal titolo “Aspromonte – Il più grande delitto della monarchia italiana” e costituito da due numeri 16 e 17 di Rivista Popolare, anno XVIII. Il Colajanni, dopo la presa di Roma del 1870, dichiarò “…la breccia di Porta Pia non fu aperta dai cannoni del Gen. Cadorna ma dalla palla di Aspromonte …”

 Per quanto riguarda l’enorme bibliografia dei fatti di Aspromonte rimando i cari lettori anche all’opera “Roma o Morte” di Leandro Mais e Bruno Zappone, edito dall’Ufficio Storico dell’Esercito – Roma 2009, completata da una edizione privata in 50 copie edita dal sottoscritto nel 2019. Naturalmente ricordo in questo libro, per l’esattezza dei fatti storici (vedi pag. 95 “L’Italia militare” del 9 settembre 1862), che nell’elenco dei morti ufficiali dello scontro ne risultavano 5 dell’esercito militare, e nessuno per la parte garibaldina, che invece in realtà furono 7.

A completare questi dati rimando all’ormai raro testo “Ai caduti per Roma MDCCCXLIX –MDCCCLXX”, a cura della commissione esecutiva per il Mausoleo Ossario gianicolense – Roma III novembre MCMXLI”, Ed. Atena 30 aprile 1942 – Roma – pagine 341. A pag. 269 l’elenco dei nomi relativi ai caduti della campagna di Aspromonte, non solo ci da notizie su quelli di parte garibaldina, deceduti nel breve scontro, ma anche dei 7 “trucidati” a Fantina dal famigerato Gen. De Villata della colonna Trasselli.

Vorrei ricordare che il fatto di Aspromonte fu per tutto il periodo regio (1861-1945) apertamente contrario al riconoscimento degli ideali garibaldini; e questo si può anche capire. Ma quello che non è accettabile riguarda la completa indifferenza da parte dell’attuale regime repubblicano.

Ciò premesso,  vorrei ricordare che per stimolare e dare una giusta interpretazione storica dei fatti, ho voluto far coniare, in occasione del 150° anniversario del 1862, un medaglione ricordo riproducente, nel Dritto (in dimensione più piccola), la scena dell’episodio del ferimento di Garibaldi e, nel Rovescio, la frase: “Perché gli italiani / dopo 150 anni  ricordino / che la Patria divenne unita / anche per il sacrificio / dei sette garibaldini / caduti il 29 agosto   1862/ e i sette fucilati a Fantina / il 2 settembre 1862 / onore ai martiri dimenticati” (med.2012 mm 85 AE 50 esemplari).

Con l’occasione sono io che questa volta chiedo ai mie amici lettori se possono aiutarmi a confermare, o no, la presenza del garibaldino Luciano Mereu (Nizza 1842-Roma 1907, nato da genitori sardi) in quanto mi risulta che sia l’unico garibaldino che oltre ad essere presente alle battaglie nazionali   fu presente agli interventi garibaldini all’estero (Polonia 1863, Francia 1870/71 e Grecia 1897) ed a tutt’oggi non risulta riportato negli archivi nazionali militare. Questo fatto è impossibile in quanto il Mereu fu nominato Presidente dell’Ara di Mentana per meriti della battaglia suddetta. Ciò premesso  mi sembra impossibile che del Mereu a tutt’oggi non si riesca a trovare  nemmeno una immagine fotografica (non risulta nell’archivio storico dell’esercito ne nei libri di storia garibaldina).

Colgo l’occasione per annunciare che l’associazione “Garibaldini per l’Italia” ha previsto un ricordo per questo anniversario.

       

   

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