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UN DOCUMENTO ORIGINALE DELLA NOSTRA STORIA AFFIDATO AI FAMOSI CERAMISTI DI GIEN

Collezione Leando Mais – Roma

Riprese fotografiche P.M.

 

L’enorme successo dell’impresa dei Mille ebbe anche un’ampia risonanza nella fantasia popolare. Oltre alle varie opere pittoriche dei vari episodi dell’impresa garibaldina nonché le più svariate riproduzioni dei fatti bellici nei libri d’epoca, si ebbe anche una particolare esecuzione degli stessi episodi in oggetti d’arte popolare  quali: Bicchieri, brocche, bottiglie, piatti ecc.

Un bell’esempio di quest’arte popolare è la serie di 12 piatti eseguiti dalla fabbrica “G G E C” della cittadina francese sulla Loira: GIEN – nota ancora oggi per la produzione di ceramiche artistiche.

Questa serie di 12 pezzi è molto difficile trovarla completa dato che la sua produzione è coeva ai fatti dell’impresa garibaldina. Ogni piatto (Ø mm 200) ha le seguenti caratteristiche: ceramica bianca con disegni ed ornamenti in blu intenso, bordo ricamato (mm 40) con vari soggetti guerreschi, quali: cannoni, spade, pistole, tamburi, trombe ecc. Al centro una scena dell’impresa (Ø mm 120) con la scritta, nella parte superiore,”GARIBALDI” e, in basso,  il titolo della scena  in lingua francese; sotto questo il numero del piatto da 1 a 12. Nel retro è inciso nella ceramica la sigla “B 6” mentre nel tondo, in stampa di colore blu, il marchio della fabbrica:”MEDAILLE  A L’EXPOSITION UNIVERSELLE DE 1855”. Al centro in due righe:”GIEN / GGEC”.

PIATTO n. 1  “DEBARQUEMENT DE GARIBALDI A MARSALA 11 MAGGIO 1860” – Questa scena dello sbarco a Marsala, seppur riprodotto in maniera molto elementare (da notare la mancanza dei due vapori “Piemonte e Lombardo”, raffigura l’episodio della prima tappa dell’eroica spedizione garibaldina

PIATTO n. 2  “COMBAT DE CALATAFIMI” – La scena della battaglia vittoriosa per le armi garibaldine  (15 maggio 1860) è descritta in maniera assai povera in quanto è completamente mancante la presenza dell’esercito napoletano e dei suoi cannoni.

PIATTO n. 3  “L’HEROINE DE CATANE” – Questo episodio di eroismo femminile (Giuseppina Bolognara di Barcellona Pozzo di Gotto, detta Peppa ‘a cannunera’) è in effetti un episodio  di sollevazione popolare contro i napoletani avvenuto a Catania il 31 maggio 1860 e quindi non attinente all’impresa dei Mille.

PIATTO n. 4  “BOMBARDEMENT DE PALERME PAR LA FLOTTE NAPOLITAINE” – Questo episodio, avvenuto a fine maggio 1860, è realizzato in maniera approssimativa ovvero da un’unica nave borbonica che bombarda la città (in effetti era tutta la flotta napoletana che faceva fuoco). Nello sfondo della scena è rappresentato il Monte Pellegrino. La città è stata presa d’assalto dai garibaldini di sorpresa il 27 maggio 1860.

PIATTO n. 5  “ENTREE DU GENERAL GARIBALDI A PALERMO” – La scena riprodotta (Garibaldi a cavallo con bandiera, acclamato dal popolo festante) non corrisponde al titolo ovvero “Entrata di Garibaldi a Palermo, poiché questa ebbe luogo il 27 maggio  con la sorpresa di Ponte dell’Ammiraglio seguita dai furiosi combattimenti entro la città fino alla resa borbonica avvenuta il 6 giugno. Per cui questo episodio dovrebbe essere inserito prima del precedente.

PIATTO n. 6  “COMBAT DE MILAZZO LE VAPEUR TUKERI FAIT FEU SUR LA CAVALERIE NAPOLITAINE” – Questo episodio illustrato in  maniera  non proprio esatta in quanto. La corvetta “Tukeri” (ovvero la ex borbonica “Veloce”) fece fuoco dal mare su Milazzo non  sulla cavalleria napoletana ma sul Forte di Milazzo dove era arroccata la truppa napoletana: La battaglia di Milazzo avvenne nei giorni 20 -21 luglio 1860. Sarebbe stato molto più noto se fosse stato riprodotto l’episodio del 21 luglio che vide l’Eroe  appiedato difendersi a sciabolate contro un nutrito gruppo di cavalleria  napoletana dal quale poté salvarsi per il tempestivo intervento di Missori e Statella.  

PIATTO n. 7  “ENTREVUE DU GENERAL GARIBALDI ET DU GLE NAPOLITAIN LAETIZIA” –  Anche quest’episodio avvenuto il 30 maggio fa parte dei fatti preliminari alla resa e conseguente partenza delle truppe borboniche da Palermo (quindi dopo il piatto 4) . Dopo i cruenti scontri nelle vie di Palermo le truppe borboniche furono  costrette a ritirarsi e l’unica rabbiosa reazione fu quella di bombardare dal mare la città. Ma anche questo inumano espediente si rese inutile; e il Comando nemico, nonostante la superiorità  delle forze disponibili,  decise di venire  a patti col “filibustiere” Garibaldi. Quest’incontro  (che nel piatto è illustrato sulla riva del porto di Palermo) ebbe successivamente  il definitivo accordo delle parti sulla nave Ammiraglia inglese “Hannibal” il cui comandante Mundy si prestò quale neutrale arbitro delle parti. 

PIATTO n. 8  “PRISE DE REGGIO EN CALABRE” – In questa scena è riprodotto lo sbarco via mare di Garibaldi e delle sue truppe a Reggio Calabria, la cui battaglia avvenne il 31 agosto 1860. Fu uno scontro sanguinoso a cui prese parte anche il popolo calabrese. Durante la lotta rimase ferito anche il gen. Nino Bixio

PIATTO n. 9  “ENTREE DU GENERAL GARIBALDI A NAPLES LE 7 7BRE 1860” – La scena di questo piatto  riproduce l’ingresso di Garibaldi a Napoli in carrozza scoperta con accanto il Col. Cosenz e di fronte a lui Fra Pantaleo. Per esattezza  erano presenti anche Nullo e Bertani. Come illustrato nel piatto Garibaldi entrò in Napoli precedendo da solo le sue truppe, acclamato festosamente dal popolo napoletano.

PIATTO n. 10 “COMBAT SUR LES BORDS DU VOLTURNE” –  Questa del Volturno è l’ultima e più aspra battaglia vittoriosa delle armi garibaldine: 1 – 2 ottobre 1860. Questa battaglia, per la sua complessa e difficile posizione ed estensione, fu uno dei capolavori di strategia militare del Gen. Garibaldi e dei suoi eroici volontari. Naturalmente la realizzazione dell’ episodio in questo piatto ci da semplicemente la veduta in primo piano di alcuni garibaldini al fuoco; davanti a loro scorre il fiume Volturno.

PIATTO n. 11 “VICTOR EMMANUEL AU COMBAT D’ISERNIA” –  Questo episodio dedicato al “combattimento d’Isernia” con la presenza del Re Vittorio Emanuele II alla testa dell’esercito piemontese è errato. Infatti la battaglia per La presa di Isernia da parte dell’esercito piemontese  avvenne il 20 ottobre 1860, mentre l’ingresso  di Sua Maestà nella città conquistata avvenne il 22 ottobre 1860. Essendo quest’episodio inerente l’esercito regio, non farebbe parte della tematica  di questa serie di piatti dedicata a Garibaldi.

PIATTO n. 12 “ENTHOUSIASME DES NAPOLITANES A LA VUE DE VICTOR EMMANUEL “Quest’ultimo piatto della serie “Garibaldi” riporta l’episodio dell’ingresso di Vittorio Emanuele II a Napoli (7 novembre 1860) in forma errata. Tutti sanno che il Re entrò in Napoli in carrozza, accompagnato dal Gen. Garibaldi. E’ molto curiosa questa illustrazione del Re piemontese sul cavallo  bianco.

Aggiungo una considerazione in nota critica alla scelta degli episodi riguardanti questa artistica produzione. Considerando la popolarità della celebre Campagna garibaldina del ’60 è da notare la mancanza di famosi episodi. Cito per esempio l’assenza della partenza da Quarto. Nel piatto n. 5, come su detto, sarebbe stato più idoneo illustrare l’ingresso in Palermo sul Ponte dell’Ammiraglio. Del piatto n. 6 ho già accennato alla scena molto più nota che avvenne a Milazzo. Dal piatto n. 7 (incontro di Garibaldi col Gen. Letizia) si arriva direttamente all’episodio della presa di Reggio Calabria  (piatto  n. 8); qui  notiamo almeno la mancanza dell’episodio del passaggio dello stretto o l’arrivo a Melito di Porto Salvo dei due vapori “Washington e Torino”. L’illustrazione del piatto n. 10 poteva raffigurare uno dei più noti episodi della battaglia del Volturno: scontro ai Ponti della Valle. Per quanto riguarda l’illustrazione del piatto n. 11 questo doveva non essere presente ma al suo posto penso che sarebbe stato più giusto mettere il famoso “Incontro di Teano – 26 ottobre 1860”. E’ da tenere presente che questi “errori storici” sono dovuti alla realizzazione dei piatti in tempi quasi coevi all’avvenimento stesso, per cui ne apprezziamo la storicità per il fatto che siano stati realizzati in contemporanea.

Leandro Mais

 

Molti reduci garibaldini, tornati nelle terre d’origine dopo le estenuanti ed eroiche campagne condotte a fianco di Giuseppe Garibaldi, condussero il resto della loro vita con dignità e coerenza a quegli ideali repubblicani e democratici che li avevano animati fin dal primo fermento  risorgimentale.  Spesso poveri, non si integrarono facilmente con il regime monarchico unitario, restando fedeli fino in fondo al pensiero di Mazzini e all’azione liberatrice di Garibaldi.

Nelle pagine seguenti entriamo nella vita di uno di questi “dimenticati” patrioti italiani, Enrico Mattia Zuzzi (1838-1921), con un documento inedito: le memorie di un volontario della Grande Guerra, che lo conobbe da bambino, quando il Zuzzi era ormai vecchio. E’ un dialogo semplice ma intenso tra due generazioni; due generazioni che hanno portato, in nuce, il seme della libertà.

http://www.albodoroitalia.it/reg/fvg/udine/com/codroipo/page4.html

 

Il garibaldino Enrico Mattia Zuzzi

Dalle memorie di Umberto Macoratti  (1898-1966)

A Codroipo viveva il dott. Enrico Mattia Zuzzi, il medico dei poveri, che prestava a tutti, gratuito, il suo ministero sanitario; a lui si rivolgevano coloro che non potevano pagare le visite e i medicinali, compresa mia madre. I poveri dicevano un gran bene di lui, però…

“Peccato che non vada mai in chiesa…”

“Perchè, mamma?”

“E’ un garibaldino dei Mille”

Era un solitario: lo vedevo tutti i giorni dirigersi verso la campagna col suo cane. Desideravo tanto parlargli. Un pomeriggio finalmente lo fermai:

“Signor dottore, le dispiace se l’accompagno nella sua passeggiata?”

“Chi sei?”

“Sono un figlio di Colomba”

Divenimmo amici, ma da quel giorno smisi di fare il chierichetto. Modestissimo, non parlava mai di sé, né si vantava di quanto faceva, ripugnandogli di mettersi in evidenza. Sebbene povero, non chiese né ebbe mai nulla da nessuno. Dopo lunga meditazione, io gli rivolgevo le domande a bruciapelo, come fanno i bambini curiosi, e la mia curiosità, a volte, lo metteva di buon umore. Così seppi che aveva combattuto a Calatafimi, a Palermo, a Milazzo. Ricordava che i mercenari Bavaresi fatti prigionieri furono tutti scaraventati giù dal ponte di Maddaloni. Nei Mille faceva parte della VII compagnia comandata da Benedetto Cairoli. A Quarto, la sera del 5 Maggio prima di imbarcarsi, l’eroica madre friulana Fanny Luzzatto gli aveva affidato il figlio diciassettenne Riccardo, dopo aver impartito ad entrambi la materna benedizione. Era stato anche presente all’incontro, fra Teano e Sessa, di Garibaldi e di Vittorio, e ricordava l’incidente tra un maggiore garibaldino romagnolo, mutilato di una gamba e a cavallo, e un ufficiale del seguito reale. Egli narrava tutti questi avvenimenti con estrema semplicità e assoluta modestia. Però non era come Pre’ Antoni (ndr: Padre Antonio Snaidero, Parroco di Gradiscutta di Varmo) che si scagliava contro i ricchi a favore dei poveri; anzi, biasimava uomini di fama gloriosa come Turati ed altri socialisti, ritenendoli degli antinazionali. Era un mazziniano, un patriota ardente e temerario. […..] . Mi sembrava persino impossibile che quell’uomo così modesto avesse avuto tanto coraggio. Quando, nel 1864, sfidando il capestro, ritornò segretamente nella sua terra per organizzare insieme a Titta Cella un’insurrezione armata in Friuli, Mazzini gli scrisse una lunga lettera di incoraggiamento, e Garibaldi gli inviò istruzioni per la costituzione di una Legione Friulana, che doveva proteggere uno sbarco di Garibaldi a Marano Lagunare. Ora quel vecchietto, che aveva combattuto le battaglie a fianco dell’Eroe dei due mondi, da Marsala a Teano, dal Trentino a Mentana, camminava silenzioso per i sentieri solitari della campagna, in compagnia di un cane da caccia e di un monello qualunque. Per non annoiarlo giocavo con il suo cane prediletto, aspettando che si presentasse l’opportunità di rivolgergli una domanda che mi stava tanto a cuore

“Dottore, perché lei non va mai in chiesa?”

 Mi parve contrariato, per dover dare spiegazioni a un ragazzo scalzo e straccione; ma alla fine sorrise:

“Non c’è bisogno. Io prego nella mia camera; prego ogni momento…prego anche adesso che parlo con te. Il tempio di Dio è l’universo. Dio è nella coscienza degli uomini”.

“Ma allora non ci sarebbe bisogno delle chiese?”

“Certo, non ce n’è bisogno…”

“E la religione chi la insegnerebbe?”

“La religione che insegnano i preti non è quella di Cristo; essa serve per mantenere la moltitudine nell’ignoranza e nella superstizione…”

Ebbi paura.

“ Ma Pre’ Antoni non predica questo !”

“ Si può fare del bene anche senza essere preti. Però vale più Pre’ Antoni che mille preti messi insieme.” [….]

Dottor Mattia Enrico Zuzzi: poeta, medico e “Garibaldino”.

Visto attraverso gli occhi del trisnipote Capitano Mattia Zuzzi.

Il giorno 16 marzo si è svolta, presso la biblioteca del Comune di Codroipo (UD), una conferenza sui garibaldini friulani, tenuta dal prof. Folisi ed alla quale è intervenuto, con una relazione specifica, il dottor Filippo Maria Zuzzi, fratello del Capitano Mattia Zuzzi e assieme a lui tris-nipote diretto del dottor Mattia Enrico Zuzzi, eroe dei Mille di Garibaldi. L’iniziativa è avvenuta nel contesto dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia ed ha visto presenti autorità politiche e militari della zona del Medio Friuli.

Il dottor Mattia Enrico Zuzzi nacque a Codroipo (Udine) nel 1838, primo di quattro fratelli che parteciparono alle Guerre di Indipendenza a vario titolo. Mattia era figlio di Enrico Domenico, notaio della cittadina del Medio Friuli e membro attivo della Carboneria, poi divenuto Deputato della IX e X legislatura.. Dopo gli studi classici a Udine, Mattia si spostò a Pavia per studiare medicina nella locale università. Qui si unì da subito ai gruppi di patrioti intellettuali, al tempo stesso conservando il piacere di tradurre in versi, anche in latino, le numerose ispirazioni che la Musa gli offriva. A Pavia Mattia Zuzzi rafforzò gli ideali di una Patria Italiana unita ed indipendente, seguendo il pensiero mazziniano repubblicano. Nelle guerre di Indipendenza fece parte di numerosissime compagini che presero parte alle ostilità: fu in Trentino nel 1866 ed a Mentana nel 1867. Garibaldi e Mazzini gli offrirono anche il Comando e la pianificazione di assalti che avrebbero dovuto avere come obiettivo fortezze austriache nel Friuli costiero e orientale, incoraggiandolo in prima persona durante incontri privati, dato il momento politico favorevole. Ma il momento più alto del suo impegno di Combattente, pur senza aver mai portato una uniforme istituzionale, è la partecipazione all’impresa del Mille. Partito da Quarto, partecipò a tutta l’operazione, fu ferito a Milazzo e successivamente riprese i combattimenti sul Volturno. Scrisse in versi l’epopea “La leggenda dei Mille. Da Quarto a Calatafimi”. Fu inoltre presente allo storico incontro tra Garibaldi ed il Re Vittorio Emanuele II in Teano (CE). Dopo la spedizione esercitò la professione di medico nel Bergamasco e, una volta liberata la sua terra natale dalla dominazione Asburgica, in Friuli. Era infatti stato dichiarato ricercato all’interno dell’Impero Austro-Ungarico. 50 anni dopo l’epopea dei Mille, ripercorse con gli altri garibaldini rimasti in vita la navigazione ed il movimento svolto tra il 1859 ed il 1860. Allo scoppio della I Guerra Mondiale, benché ottuagenario, chiese di essere arruolato volontariamente come Ufficiale medico, ricevendo un rifiuto. Ciononostante, dopo la disfatta di Caporetto ed a seguito della Battaglia del Piave, prestò volontariamente soccorso ai soldati italiani feriti, ed a quelli austriaci più gravi. Colpito da broncopolmonite nel 1918, a causa delle sue frequenti visite ai soldati feriti nel clima freddo della pianura friulana, non si riprese più, nonostante la fortissima fibra. Morì nel 1921, dopo una vita di sacrifici a servizio della Patria. Fu un uomo talmente virtuoso ed umile, da rifiutare sempre la pubblica arena ed i relativi onori della ribalta.

Lo storico del Risorgimento Germano Bevilacqua, citando espressamente i quattro fratelli Zuzzi, Mattia, Costanzo, Leonardo e Giacomo, scrisse in uno dei suoi libri: “nessun monumento né ringraziamento saranno mai abbastanza grandi e sentiti per onorare quanto la famiglia Zuzzi ha fatto per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia”.

Capitano Mattia Zuzzi

 

Invitiamo i lettori di questo spazio web a collaborare con noi, ed inviarci altre testimonianze inedite che saremo lieti di pubblicare su questo sito.

Arch. Paolo Macoratti

Presidente Associazione Garibaldini per l’Italia