Articoli marcati con tag ‘garibaldi’

 

 

 

 

 

INVITO

 

155° Fatto d’armi di Villa Glori (1867)

24 ottobre 2022– ore 10,30

 

 

Associazione Garibaldini per l’Italia

e

Associazione Nazionale Garibaldina

Ist. Internaz. di Studi G. Garibaldi 

 

 

PICCHETTO ARMATO ESERCITO

BANDA MUSICALE POLIZIA MUNICIPALE DI ROMA CAPITALE

—————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————-

INTERVENTO DEL PRESIDENTE PAOLO MACORATTI

SALUTIAMO i ragazzi della Terza classe Sezione E della Scuola Media Statale G.G. Belli di Roma. Ringraziamo il Prof. Carlo Felici, per averli già informati in merito alle vicende della campagna dell’Agro Romano. Ringraziamo le Prof.sse Roberta Geremia e Simonetta Di Cave per aver accettato, con la loro classe, di portare a termine a Villa Glori questo breve percorso storico.

Noi Oggi Vi abbiamo consegnato un Pieghevole, che riassume in poche parole quanto avvenuto qui il 23 ottobre 1867:

IN PRIMA PAGINA: le foto dei fratelli di Pavia, Enrico e Giovanni Cairoli: Enrico aveva 27 anni ed era stato volontario nel 1859 con i Cacciatori delle Alpi, veterano nell’impresa dei Mille del 1860; a Palermo era stato ferito gravemente – Lo ritroviamo in Aspromonte nel 1862, sempre nel tentativo di arrivare a Roma – Poi è stato Volontario nel 1866 in Trentino – (Tra una battaglia e l’altra si era intanto laureato in medicina) – Giovanni aveva 25 anni; era capitano dell’Accademia militare di Torino.

IN ULTIMA PAGINA: il monumento ai fratelli Cairoli, che potrete vedere al Pincio.

ALL’ INTERNO  troverete, in sintesi, l’elenco degli avvenimenti che portarono allo scontro di Villa Glori.

 Il Giornale di Roma – Foglio ufficiale del governo papale, così commentava l’accaduto, dopo aver elencato i tentativi d’insurrezione in città: -  “Anche sotto le mura di Roma una banda di circa 100 garibaldini venuti alla spicciolata e radunatisi l’altra sera sopra i Monti Parioli, fu dovuta attaccare dai nostri bravi soldati, che in breve ora la dispersero, lasciando tra i garibaldini vari morti, tra cui un tal Enrico Cairoli che ne sembrava il comandante, e sette feriti, tra i quali un altro Cairoli, oltre dieci caduti in mano delle milizie…”

 Sui Libri di storia forse troverete una riga di quanto accaduto qui 155 anni fa;

 Eppure questo episodio è stato raccontato da scrittori, poeti e dallo stesso Garibaldi che aveva paragonato i 78 volontari di Villa Glori addirittura ai famosi eroi dell’antichità, come Leonida alle Termopili. MA PERCHE’?

 Perché i 78 di Villa Glori, per aiutare l’insurrezione dei Romani, non portavano con loro chissà quale armi potenti e sofisticate, tanto è vero che i fucili che avrebbero dovuto sostenere l’insurrezione erano ferrivecchi, da usare più come clave che come armi da guerra; ma portavano la forza della loro presenza, fisica e morale, e la condivisione degli stessi ideali degli insorti romani,

 E quali erano questi ideali? Ne cito solo tre

        1. Unificazione dei territori della comune Patria italiana;  

        2. Liberazione da un regime, quello dello Stato della Chiesa, in cui prevaleva un potere dispotico e un pesante integralismo religioso;

        3. Sentimenti di fratellanza e democrazia ispirati dagli scritti di Giuseppe Mazzini.

 Ideali che, per realizzarli, si richiedevano valori come responsabilità, ardimento, sacrificio; e infine, il più importante: La solidarietà; sentimento che non nasce da una decisione presa a tavolino o da una formula  finalizzata a risolvere un’emergenza, ma che scaturisce da un impulso individuale, di natura decisamente spirituale. Questa, a mio avviso, fu la principale motivazione che spinse i 78 volontari garibaldini a intraprendere un’azione, ritenuta da loro stessi, rischiosissima per la vita, come riportato all’interno del pieghevole.

 Sebbene il fatto d’armi di Villa Glori sia stato un episodio duro e violento nel suo breve e sanguinoso epilogo, ne possiamo ancora oggi trarre un insegnamento positivo: la riflessione sullo slancio solidale che portò al sacrificio estremo questi giovani di 155 anni fa. Slancio solidale che possiamo sperimentare anche oggi, certo in situazioni meno eroiche, ma pur sempre nobili; per esempio nella scuola, quando aiutiamo volontariamente e gratuitamente un nostro compagno che si trovi in difficoltà; che possiamo sperimentare anche in famiglia, nel mondo del lavoro, nel sociale, ovunque ci sia bisogno di noi; ovunque possiamo elevare la nostra umanità a servizio del prossimo.

Ci troviamo oggi in un momento storico difficile, complesso e in alcuni casi oscuro. A parte il mistero pandemico, sul pianeta sono al momento attive ben 59 guerre. E gran parte dell’informazione, malgrado sia abbondante e capillare, non riesce ad esprimersi compiutamente, a svincolarsi dal potere finanziario e politico, impedendoci così di comprendere cosa stia realmente accadendo nel mondo.

Gli unici fari che ancora ci guidano in questa turbolenza sono gli esempi; esempi che possiamo trovare ancora numerosi nel nostro Risorgimento e in quei contemporanei che cercano con determinazione la fine di ogni conflitto bellico e la PACE ad ogni costo, in perfetta sintonia con l’Art. 11 della nostra Costituzione che recita, al primo capoverso, quattro parole luminose: l’Italia ripudia la guerra.

Grazie a tutti per la partecipazione.

di Leandro Mais

Questo mistero, ancora oggi irrisolto, riguarda la medaglia (in oro, argento e bronzo) coniata dal Comune di Roma per Garibaldi, a ricordare il suo impegno per la realizzazione del complesso progetto di sistemazione del Tevere, peraltro mai eseguito (gli attuali muraglioni sono del progetto dell’ing. Canevari).

Questa bellissima medaglia fu realizzata dal bravissimo artista Antonio Stirletti (Roma 1822-1904): nel dritto, al centro, c’è la testa “nuda” di Garibaldi  volta a destra; in cerchio, la scritta:”ROMA A GARIBALDI – MDCCCLXXXI”; sotto il taglio del collo: “A. STIRLETTI” (foto 1). Nel rovescio è rappresentata, in forme mitologiche, l’allegoria del Dio Tevere. In cerchio la scritta: “TIRANNO NELLA SCHIAVITU’ LA LIBERTA’ M’INCATENA” (foto 2).

Da quanto risulta nella scritta del dritto questa medaglia è datata “1881”. E’ appunto da questa data che nasce il mistero.

Agli amici lettori ed a tutti i collezionisti di medaglie garibaldine faccio presente che le notizie su questa medaglia sono a tutt’oggi inedite.

La mia ricerca comincia con il fortunato ritrovamento di un documento sconosciuto fino ad oggi: si tratta del testo della delibera con la quale il Consiglio Comunale di Roma decretava il 19 maggio 1882 la coniazione di una medaglia d’oro al Generale Garibaldi per il suo appassionato impegno per i lavori del Tevere. Come tutti sanno l’Eroe viene a mancare il 2 giugno dello stesso anno.

Quindi questo documento (foto 3) riporta in maniera chiara che la medaglia fu consegnata il 20 settembre dello stesso anno alla famiglia dell’Eroe.

Questi dati (come si può vedere dalla foto 3) risultano, come ho detto sopra, dal decreto del Comune di Roma del 2 ottobre 1882.

Tutto il testo del decreto suddetto si trova in Campidoglio, inciso su di una lastr

La foto è dell’archivio del Comune di Roma e mi fu gentilmente donata, su mia richiesta, nel 1982 dal Capo del cerimoniale del Comune. Ciò premesso resta ancora oggi inspiegabile la data coniata sulla medaglia: “1881”. Forse il Comune di Roma, nel retrodatare di un anno il ricordo aureo, pensava di dimostrare che il dono fosse stato fatto all’Eroe ancora in vita ?!a di marmo murata nella parte destra di uno stretto corridoio, cui si accede attraverso una piccola porta della parete destra della grande sala di Giulio Cesare ( o delle bandiere).

Naturalmente anche l’unico catalogo esistente sulle medaglie garibaldine (Sarti 1933) mette questa bellissima e rarissima medaglia all’anno “1881”. In questo catalogo, al n. 116, apprendiamo una interessantissima notizia: ”Di questa medaglia sono rari i pezzi coniati causa la rottura del conio avvenuta dopo la battitura di pochi esemplari, ve ne sono di fusi molto più comuni”.

Questo è quanto ho potuto ricostruire su questo esemplare e sulla vera storia della sua coniazione e donazione, il cui mistero ancora oggi permane.

     
     

GARIBALDI E LA FORTUNA MILIONARIA D’UN UMILE FRANCOBOLLO

di Leandro Mais

     Uno degli ultimi decreti dittatoriali di Garibaldi a Napoli riguarda la diminuzione del prezzo della spedizione dei giornali. Con questo provvedimento l’Eroe stabiliva che l’unico mezzo di informazione popolare  – ovvero il giornale – avesse un costo molto più basso. Il costo per la spedizione di un giornale, al tempo dei Borboni, era di ½ Grana; con questo provvedimento fu portato a ½ Tornese (il valore di 1 Tornese corrispondeva ad ¼ di Grana, per cui ½ Tornese valeva 1/8 di Grana).

     Il tempo della Dittatura garibaldina era alla fine e il lavoro che occorreva per modificare il vecchio francobollo borbonico  era notevole: non solo si doveva cambiare il valore ma anche eliminare lo stemma borbonico che figurava nel centro dei 100 valori della tavola da ½ Grana. Pertanto si decise soltanto di cambiare il colore in bleu-savoia (tutti i francobolli del Regno Napoletano erano di color rosa polvere),  togliendo soltanto la G di grana e sostituendola con una T di tornese. Naturalmente l’operazione, seppure semplificata, richiese un notevole tempo per cui il nuovo francobollo per giornali vide la luce soltanto il 6 novembre 1860 (prima data conosciuta,  ovvero tre giorni prima della partenza di Garibaldi per la sua Caprera).

     Con la nomina di Farini alla Luogotenenza delle Terre del Sud si procedette immediatamente alla definitiva trasformazione del francobollo, sostituendo lo Stemma Borbonico con la Croce Sabauda. Per tale operazione furono scalpellati quindi uno per uno i 100 Stemmi Borbonici rimasti nella tavola (precedentemente trasformata  nel solo valore e colore), sostituendoli con la Croce Savoia (il colore era sempre bleu come il precedente). Questo nuovo francobollo fu emesso il 6 dicembre, un mese dopo il precedente.

     A questi brevi cenni storici aggiungo qualche notizia di carattere filatelico. Tutti i vecchi collezionisti  sanno che il primo francobollo è conosciuto col nome di “1/2 Tornese Trinacria  o “della Dittatura”, mentre il secondo “1/2 Tornese Crocetta” o della “Luogotenenza”. Il brevissimo tempo in cui fu usato il primo (1/2 T Trinacria ) ha fatto si che questo francobollo, dal costo bassissimo, divenisse subito uno dei pezzi più rari della filatelia mondiale. Un altro fattore che contribuì alla sua rarità fu quello del suo uso, ovvero dall’essere applicato metà sul giornale e l’altra metà sulla fascetta, per cui, nel liberare il giornale dalla fascetta, si provocava la rottura del francobollo.

     Per meglio illustrare quanto detto  chiudo queste brevi note con le foto di questi due rari esemplari  (ambedue allo stato di usati) ricercatissimi.  

 

LA FORTUNA ARTISTICA DI UNA BELLA FOTOGRAFIA DI GARIBALDI

   

di Leandro Mais

Questa volta per i miei amici garibaldini ho scelto una mia ricerca che, partendo da una bella fotografia di Garibaldi, mi ha portato a scoprire la riproduzione in 9 differenti oggetti. Che Garibaldi sia stato una figura molto fotogenica, ne siamo tutti convinti e ne erano convinti tutti i fotografi dell’epoca, ma dobbiamo in questo caso ammettere che la bella riuscita artistica di questa foto, sia anche merito dell’autore : il pittore  Gustave Le Gray (n. Villiers-le-Bel 30.8.1820  m. Cairo 30 luglio 1882).Questa bellissima foto di Garibaldi (ovale cm 26 x 19,8  -  Foto 1) è conservata a Parigi - Biblioteca Nazionale, Gabinetto delle Stampe - e risulta firmata in basso a destra dall’artista. Il Le Gray si trovava sulla goletta del famoso scrittore Alessandro Dumas padre che si recava a Palermo per consegnare a Garibaldi alcune armi. Con l’occasione l’artista fotografo immortalò in una serie di foto le varie rovine di palazzi e chiese di Palermo, ancora fumanti dopo il feroce bombardamento dal mare delle navi Borboniche. Naturalmente il Dumas fece ritrarre dal suo amico fotografo questa immagine-ricordo del grande Eroe. Questo ritratto fotografico di Garibaldi ebbe immediatamente un successo tale che lo troviamo riprodotto su diversi oggetti artistici di cui ne do qui di seguito la descrizione:

2 – Questo primo oggetto chiaramente derivato dalla foto è una piccola stampa colorata (mm 40 x H mm 52 – camicia rossa – pantaloni azzurri  -  fondo avana) e in basso reca la firma autografa dell’Eroe. A cosa poteva servire questa piccola riproduzione della foto? E perché Garibaldi l’aveva autografata?  La risposta mi fu chiara quando, tempo dopo, acquistai il buono di “Soccorso a Garibaldi” della direzione del fondo con a capo il Dott. Agostino Bertani in Genova (2bis mm 25 x H mm45). Infatti confrontando le due immagini (anche se nel Buono è coperta dalla scritta la parte inferiore) si può confermare  che tutta la parte superiore è uguale alla stampa, quindi la firma autografa fu messa dall’Eroe per confermare il soggetto scelto per l’immagine da rappresentare per questi Buoni patriottici

3 – Spartito musicale “Garibaldi” riproduzione litografica della foto del Le Gray “Sinfonia  sopra l’inno dei Cacciatori delle Alpi dedicata all’Italia, composta da S. Mercadante  - Milano – Ricordi – Timbro a secco “T R 62/3” s,d, (ma 1860) pag, 41

4 – Medaglia 1860 /Sarti 25) metallo bianco diametro  mm 51 opus Caciada. Nel D. la figura di Garibaldi ripresa dalla foto sopra descritta. La medaglia è stata coniata alla fine della vittoriosa impresa di Garibaldi del 1860 di cui sono riportate le varie tappe vittoriose da Marsala a Napoli.

5 – Litografia a colori tratta dalla foto di Le Gray incisa dal Rossetti e colorata da Bignoli. Sotto timbro a secco “Luigi Ronchi” editore  - Milano  (carta avana chiara mm. 325 x H mm 472. Al centro ovale verticale (mm 132 x H mm 195)

6 – Quadro in legno con riproduzione intarsiata (marrone ed avana) con l’immagine di Garibaldi tratta dalla foto suddetta (mm 220 x mm 270)

7 – Fibia in metallo dorato per cinta con figura di Garibaldi (dalla foto suddetta) in rilievo mm 95   X H mm 65

8 – Bastone con manico in avorio con al figura di Garibaldi (mm 145) ripreso dalla foto di Le Gray ma con l’aggiunta di un grande fazzoletto sulle spalle.  La parte centrale del bastone è di legno pregiato ( mm 660 ), sia nella parte inferiore delle gambe che nel retro,  ed è terminante con un puntale in avorio (mm 110)

9 – Statuetta in schiuma su base tonda riproducente il Garibaldi del Le Gray  con l’aggiunta non solo della parte inferiore delle gambe ma anche di un cappello con nappina, ma mancante della catena con l’orologio (mm 110 x H mm 290)

10 – Questo bel ritratto di Garibaldi riappare dopo ben 72 anni  nell’ultimo valore (£5 + £1 colore rosso-bruno – 6 aprile 1932)  della serie ordinaria di francobolli commemorativi  del cinquantenario della morte di Garibaldi. Dato che in quel tempo l’Italia governava anche un certo numero di colonie africane  questa bella serie con colori cambiati  fu messa in circolazione (1 luglio 1932) con la scritta “Poste Coloniali Italiane” anziché “Poste Italiane”. Questo valore (sempre £5 + £1) fu stampato in azzurro.

Non mi resta ora che augurare ai miei cari lettori di scoprire qualche altro oggetto per poter dimostrare  (se ce ne fosse bisogno) che il soggetto era bello e fotogenico ma il fotografo era veramente ………… un arstista.

1    2    3  4a    4b     5  

6   7  8   9        10

di Anna Maria Isastia (da www.eurit.it)

Giuseppe Garibaldi fu un uomo d’armi, ma anche un uomo di pace. Nella sua vita la pace e la guerra non erano alternative, ma al contrario, si intersecavano continuamente.  Rimase sempre fedele agli ideali cosmopoliti ed umanitari che indirizzarono tutta la sua vita e la sua attività.

Il suo internazionalismo si inserisce in un percorso coerente che ha le sue radici nel pensiero rivoluzionario europeo dell’età della restaurazione, in particolare nel sansimonismo. È sansimoniano anche l’impegno morale di mettersi a servizio del prossimo oppresso. Come dice lo storico Danilo Veneruso in un saggio del 1982: “Garibaldi nasce internazionalista e muore internazionalista passando per l’intero ciclo del principio nazionale”. Di pace e di federalismo in Europa si parla già negli anni quaranta dell’Ottocento e noi sappiamo che Garibaldi è al corrente dei dibattiti politici e culturali della sua epoca.  Dal 1859 al 1881 il sogno di una Europa confederata domina incontrastato nel pensiero di Garibaldi che diede a vari stati: Gran Bretagna, Francia, Svizzera, ma anche Italia, Belgio , Spagna il compito di porsi alla testa di un simile grandioso disegno

Il suo primo intervento a favore di una nuova organizzazione europea è del 1859. Siamo nel mezzo della seconda guerra d’indipendenza. Il regno di Sardegna insieme all’alleato francese ha sconfitto l’imperatore austriaco, tutta l’Italia è in fermento. Garibaldi dopo aver combattuto con i Cacciatori delle Alpi era stato messo a capo delle formazioni volontarie italiane in Romagna. In questo contesto, 30 agosto 1859, aveva scritto ad un amico inglese prospettandogli la sua idea di una confederazione tra Inghilterra Francia Italia Grecia Spagna Portogallo.   Mentre combatteva una guerra nazionale, Garibaldi superava l’ottica solo nazionale per guardare lontano ad un futuro auspicato. L’Italia ha un posto particolare nel suo cuore, ma lo spettacolo di inglesi, francesi, ungheresi che combattono e simpatizzano per il suo impegno a favore dell’indipendenza e dell’unificazione italiana è una realtà che lo colpisce profondamente. Nel 1860, nel pieno della Spedizione dei Mille per la liberazione della Sicilia e del meridione d’Italia dalla dinastia borbonica, Garibaldi si impegna ad interessare i capi di stato europei a mettere fine alle guerre per dedicarsi al benessere dei sudditi. Nel Memorandum alle potenze d’Europa di ottobre 1860 ( scritto nel Palazzo reale di Caserta subito dopo la battaglia sul fiume Volturno) egli chiede che i governi si facciano paladini dell’unificazione politica del continente che deve diventare un unico grande stato federale .   E’ il progetto di una Unione europea capace di riordinare dalle fondamenta i rapporti tra i popoli nel rispetto dei diritti di ognuno.

Memorandum: E’ alla portata di tutte le intelligenze, che l’Europa è ben lungi di trovarsi in uno stato normale e convenevole alle sue popolazioni. La Francia, che occupa senza contrasto il primo posto fra le potenze Europee, mantiene sotto le armi seicentomila soldati, una delle prime flotte del mondo, ed una quantità immensa d’impiegati per la sua sicurezza interna. L’Inghilterra non ha il medesimo numero di soldati ma una flotta superiore e forse un numero maggiore d’impiegati per la sicurezza dei suoi possedimenti lontani.  La Russia e la Prussia, per mantenersi in equilibrio, hanno bisogno pure di assoldare eserciti immensi.  Gli Stati secondari, non foss’altro che per ispirito d’imitazione e per far atto di presenza, sono obbligati di tenersi proporzionalmente sullo stesso piede.  Non parlerò dell’Austria e dell’Impero Ottomano dannati, per il bene degli sventurati popoli che opprimono, a crollare.  Uno può alfine chiedersi: perché questo stato agitato e violento dell’Europa? Tutti parlano di civiltà e di progresso….A me sembra invece che, eccettuandone il lusso, noi non differiamo molto dai tempi primitivi, quando gli uomini si sbranavano fra loro per strapparsi una preda. Noi passiamo la nostra vita a minacciarci continuamente e reciprocamente, mentre che in Europa la grande maggioranza, non solo delle intelligenze, ma degli uomini di buon senso, comprende perfettamente che potremmo pur passare la povera nostra vita senza questo perpetuo stato di minaccia e di ostilità degli uni contro gli altri, e senza questa necessità, che sembra fatalmente imposta ai popoli da qualche nemico segreto ed invisibile dell’umanità, di ucciderci con tanta scienza e raffinatezza.  Per esempio, supponiamo una cosa: Supponiamo che l’Europa formasse un solo Stato. Chi mai penserebbe a disturbarlo in casa sua? Chi mai si avviserebbe, io ve lo domando, turbare il riposo di questa sovrana del mondo? (…) La base di una Confederazione Europea è naturalmente tracciata dalla Francia e dall’Inghilterra. Che la Francia e l’Inghilterra si stendano francamente, lealmente la mano, e l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Ungheria, il Belgio, la Svizzera, la Grecia, la Romelia verranno esse pure, e per così dire istintivamente ad aggrapparsi intorno a loro.  Insomma tutte le nazionalità divise ed oppresse; le razze slave, celtiche, germaniche, scandinave, la gigantesca Russia compresa, non vorranno restare fuori di questa rigenerazione politica alla quale le chiama il genio del secolo.

Dagli avvenimenti militari del 1859 e 1860 Garibaldi trae le premesse della possibilità per l’Europa di un avvenire di libertà e fratellanza da cui bisogna escludere i simboli della conservazione (Papato, Austria, Turchia) Abbattuti questi emblemi, l’Europa poteva strutturarsi dall’Atlantico agli Urali in una confederazione dove l’arbitrato internazionale avrebbe appianato tutte le controversie. Per Garibaldi dunque il passaggio dalla nazione all’Europa non è che la naturale conseguenza delle conquiste della rivoluzione, la forma più moderna della fedeltà alla causa di emancipazione collettiva e individuale che egli ha sempre servito.  Anche in questo caso troviamo una non piccola differenza tra il generale nizzardo e Giuseppe Mazzini. Mazzini è convinto della necessità di liberare prima tutte le nazionalità oppresse per ottenere poi la pace come naturale conseguenza della situazione di fraternità tra stati retti a repubblica. Garibaldi, più concreto e pragmatico, lavora contemporaneamente in tutte le direzioni, forse maggiormente consapevole dei tempi lunghi necessari al raggiungimento di certi obiettivi.

Nel 1862 Garibaldi organizza una nuova spedizione che partendo dal sud della penisola, dovrebbe raggiungere il Lazio per liberare Roma. La spedizione si concluse sulle montagne dell’Aspromonte in Calabria, ma a noi interessa il fatto che il 31 luglio 1862  il proclama di Garibaldi che tenta la liberazione di Roma inizia nel nome dell’Europa.  Ferito e fatto prigioniero, il 28 settembre 1862, dalla fortezza del Varignano, Garibaldi si rivolge alla “libera e generosa Inghilterra perché spinga Francia, Svizzera, Belgio e America a marciare sulla via umanitaria proponendo alla nazione Inglese la convocazione di un congresso mondiale che evitando le guerre possa giudicare dei contrasti insorti tra i vari paesi“. Un anno dopo, a settembre 1863, Garibaldi accetta la nomina a presidente di una Association pour la création de congrès démocratique che ha vita breve.  Nel luglio 1864, tornato dall’entusiasmante viaggio in Inghilterra che testimoniò al mondo intero la popolarità incredibile di cui godeva, Garibaldi ribadì il suo legame con gli ideali pacifisti scrivendo a Edmond Potonié fondatore della Ligue universelle du bien public:  “Votre entreprise est sainte. Les difficultés qui l’entourent augmentent le devoir de tous les amis de la fraternité des peuples de l’encourager de leur parole et de l’aider de tous leurs efforts. Si mon nom peut vous etre utile, il est à vous et à la cause à laquelle nous nous sommes consacrés“.

Nella primavera del 1867 il suo nome si mescolò a quello di tanti altri personaggi che si mobilitarono contro il pericolo di una guerra europea. La stampa dell’epoca diede risalto ai suoi inviti ad imitare gli operai di Parigi e di Berlino che avevano votato mozioni contro la guerra: ”Sappiano una volta i popoli: che volendo concordi, essi possono rovesciare nella polvere per sempre il sacerdozio dell’ignoranza, ed il dispotismo che impedirono sin ora alle razze umane di affratellarsi“. Il 24 maggio aggiunse: “E’ tempo che le Nazioni si intendano senza bisogno di sterminarsi. E’ tempo che il ferro adoperato per terribili apparecchi di distruzione lo sia d’ora innanzi per macchine ed utensili giovevoli al popolo che manca di pane. E’ tempo infine che le classi laboriose e sofferenti di tutti i paesi, per mezzo di un concordato universale, eretto in Costituente, annunzino all’oligarchia disordinata, tumultuosa e battagliera che il tempo è finito!….. Compiamo ciò che essi non hanno giammai voluto: la fratellanza delle nazioni. E che il primo articolo del nostro patto sia: La guerra è impossibile tra fratelli”.

A giugno aderì al congresso di Ginevra, insieme ad altri democratici italiani come Giuseppe Dolfi, Giuseppe Mazzoni e Mauro Macchi. Interessante ricordare che tutti e quattro erano anche massoni. Il Comité central del 1867 volle dargli la presidenza onoraria del congresso. La sua popolarità, le sue dichiarazioni in favore della pace, i suoi stretti legami con tutto l’associazionismo democratico e massonico europeo ne facevano il candidato ideale.  Il comitato organizzatore scrisse: ”Ce nom est à lui seul le plus net des programmes. Il veut dire héroisme et humanité, patriotisme, fraternité des peuples, paix et liberté”. Garibaldi nella primavera estate del 1867 stava preparando la spedizione nell’Agro Romano, con la speranza di poter spazzare via anche l’ultimo residuo di territorio pontificio. Si voleva liberare Roma per farne la capitale d’Italia e concludere il processo di unificazione nazionale, riprendendo il progetto fallito nel 1862.  Ad agosto decise comunque di recarsi a Ginevra, spinto da quanti temevano le conseguenze del suo ultimo progetto militare, ma soprattutto attirato dall’enorme clamore che circondava ormai il programma di questo incontro, anche per la sua presenza. In altre parole, la notizia che Garibaldi avrebbe partecipato al congresso della pace aveva reso estremamente popolare tra i democratici l’iniziativa degli organizzatori.  Garibaldi ritenne anche che dal palcoscenico di Ginevra avrebbe potuto attaccare il papato, fare appello all’appoggio delle coscienze liberali europee nella lotta che egli stava per iniziare contro quella istituzione che egli considerava “nemica di tutti i popoli, causa prima di tutte le guerre, il più potente alleato di tutti i dispotismi“.  Può sembrare un controsenso presiedere un congresso di pace per parlare di guerra, ma lo stretto collegamento con la democrazia portava ad approdi differenti. Come scrisse il democratico Giuseppe Ceneri si trattava di condannare le cause che impediscono il raggiungimento della pace. Non era la pace dell’asservimento ad un potere dispotico quella che reclamavano i democratici europei, ma una pace duratura basata sulla libertà e sulla giustizia.

Garibaldi era sicuro di ottenere il massimo delle adesioni alla sua guerra contro il papa Pio IX che nel 1864 aveva emanato il Sillabo, un documento che in ottanta proposizioni condannava senza appello tutte le conquiste della rivoluzione francese e dell’Ottocento liberale. Il papa aveva detto di no alla libertà di stampa, di riunione e di associazione, al sistema rappresentativo e alla libertà delle coscienze. Bisognava abbattere il potere teocratico del papa, una “institution pestilentielle” per il generale nizzardo.  Agli inizi di settembre Garibaldi lascia Firenze seguito dall’interesse di tutta la stampa europea che si interroga sui motivi di questo viaggio non preannunciato. L’8 settembre arriva a Ginevra accolto in trionfo.  Il 9 settembre nella seduta di apertura dei lavori Garibaldi sottopose al giudizio del congresso una serie di proposizioni, in parte politiche e in parte religiose. Alcune entusiasmarono la platea, mentre altre sollevarono malumori e proteste.

1 – Tutte le nazioni sono sorelle
2 – La guerra fra loro è impossibile
3 – Le eventuali controversie saranno giudicate dal congresso
4 – I membri del congresso saranno nominati dalle società democratiche di ciascun popolo
5 – Ogni nazione avrà il diritto di voto al congresso, quale che sia il numero dei suoi membri
6 – Il papato, come la più perniciosa delle sette, è dichiarato decaduto
7 – La religione di Dio è adottata dal congresso e ciascuno dei suoi membri si impegna di propagarla in tutto il mondo

Era un po’ la sintesi del congresso, ma con un inserto religioso che sconcertò non poco i congressisti. Mentre infatti fu accolta da una vera ovazione la frase “la papauté, comme la plus nuisible des sectes, est déclarée déchue d’entre les institutions humaines”, fu invece poco apprezzata la proposta di Garibaldi di sostituire la religione delle rivelazioni con la religione della verità, della ragione e della scienza. Le proposte fatte da Garibaldi nel 1867 mostravano la maturazione del suo pensiero rispetto a quanto proposto nel 1860 e anticipavano i progetti di organizzazioni internazionali del Novecento.  Tutti i relatori intervenuti al congresso resero omaggio all’eroe e all’uomo. Garibaldi fu presente soltanto alle due prime sessioni di lavoro, ma si assentò proprio nel momento in cui cattolici e bonapartisti cercarono di affondare il congresso e la stampa locale diventava critica. La sua partenza, a congresso ancora aperto, diede motivo ad inquietudini e accuse di fuga. In realtà Garibaldi aveva fretta di tornare a Firenze per completare i preparativi per la spedizione armata nel Lazio.

A Jules Barni lasciò la seguente lettera: Mio caro Barni,  La Confederazione di tutte le libere democrazie che avete proclamato ieri procederà lentamente, ma procederà.  L’organizzazione di un’associazione universale e durevole degli amici della libertà, stabilita in permanenza a Ginevra, sarà un bel risultato per il congresso internazionale della pace.  Terminiamo la nostra missione democratica mondiale proclamando: la Religione universale di Dio, che ai preti Arbués e Torquemada sostituisce il sacerdozio dei Leibniz, dei Galilei, dei Keplero, degli Arago, dei Newton, dei Quinet, dei Rousseau ecc.  Avremo così imboccato il sentiero che ci deve condurre alla fratellanza dei popoli e cementare in modo durevole il patto della pace universale.  G. Garibaldi

Può sembrare singolare il fatto che Garibaldi celebri la pace e provochi la guerra a distanza di pochi giorni, eppure la Spedizione dell’Agro Romano dell’ottobre 1867 si pone ai suoi occhi come la naturale conseguenza della prima. Mentana dunque non si spiega senza Ginevra ed è lo stesso Garibaldi a scriverlo nelle sue <Memorie>. Il generale era andato a Ginevra per ottenere consensi e spiegare la sua guerra all’opinione pubblica democratica. Gli schiavi non avevano il diritto di muovere guerra ai tiranni? Ebbene gli schiavi erano i romani, i tiranni erano il papa e Napoleone III ed era giusto muovere loro guerra in nome della libertà.  Nell’autunno del 1867, durante la spedizione di Garibaldi, l’ormai anziano Carlo Cattaneo parlerà di Stati Uniti d’Europa facendo riferimento agli studenti francesi, tedeschi e spagnoli che si erano uniti alla spedizione.  Nei successivi congressi della Lega, Garibaldi continuò ad esercitare una notevole influenza anche se non partecipò più fisicamente ai lavori, insistendo perché si giungesse alla formulazione degli Stati Uniti d’Europa e all’arbitrato internazionale.  La caduta del Secondo Impero e la fine del potere temporale sembrarono il segno di un destino inarrestabile: sembrava che ci si stesse avvicinando all’Europa dei popoli.  La presenza di Garibaldi in Francia nel 1870-71 a difesa della fragile repubblica in guerra con la Germania apparve il coronamento di una vita spesa ad inseguire il concretizzarsi dei suoi ideali, ma la politica di potenza della Germania e la reazione conservatrice in Francia dimostrarono quanto fosse lontana la possibilità di una Europa unita.  Ma Garibaldi non sembra rinunciare ai suoi ideali. Nel 1872 scrive all’imperatore Guglielmo I invitandolo a non abusare della vittoria e ad organizzare un Congresso internazionale (una sorta di Onu).  In quello stesso 1872 scrive anche a Bismarck suggerendogli l’iniziativa di un Arbitrato mondiale che renda impossibili le guerre tra le Nazioni.
Gli ultimi anni Garibaldi li passa a Caprera affidando alla pagina scritta i suoi pensieri.  Nel suo ultimo romanzo il “Manlio” che descrive una lotta tra il bene e il male troviamo ancora una esaltazione dell’arbitrato internazionale, della fine delle guerre, dell’unione dei popoli visti come tappe sicure del progresso umano. I rapporti di Garibaldi con i responsabili della Ligue International de la paix et de la liberté rimasero ottimi. Nel 1877 il presidente Charles Lemonnier scriveva a Garibaldi per tenerlo informato della attività svolta e dei programmi per il futuro. “Prepariamo per il prossimo anno una grande Assemblea della pace e della libertà che dovrà tenersi a Parigi durante l’Esposizione universale. Speriamo che voi verrete a prendere il posto che vi è dovuto”.

Nel 1881, un anno prima della morte, in una lettera ad un deputato francese suo amico torna a ripetere:  ecco lo scopo che dobbiamo raggiungere; non più barriere, non più frontiere”.
Garibaldi dunque, pur avendo combattuto tutta la vita per il trionfo delle libere nazionalità, è anche un convinto assertore dell’unione dei popoli europei.  Per lui il passaggio dalla nazione all’Europa non è che l’ultimo e necessario atto delle conquiste della rivoluzione, la forma più moderna di fedeltà alla causa di emancipazione collettiva e individuale che egli ha sempre servito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 “I giovani del terzo millennio, vittime di una società non più in grado di apprezzare il profondo valore delle virtù umane, sostituite da una tendenza sempre più incline a privilegiare l’interesse individuale a spese dell’integrità della coscienza, o ad anteporre il vantaggio personale all’altrui bisogno, hanno perso le tracce di Giuseppe Garibaldi: uomo esemplare, campione di virtù umane e civili”.

 

In opposizione all’incompetenza dei detrattori, ma rivolta con interesse all’attenzione dei curiosi, la raccolta antologica ha voluto documentare, attraverso una selezione degli scritti di ventisei testimoni oculari, noti e meno noti, la predestinazione alle grandi imprese e le doti spirituali possedute da Giuseppe Garibaldi, dimostrate sia nei risultati dell’incredibile opera compiuta, sia nel suo rapporto con tutti gli esseri viventi. E ne ha evidenziato l’aspetto fisico, il carisma, il pensiero, la religione, la cultura, le virtù, l’agronomia, l’animalismo e l’umanità.

Il testo è preceduto da una breve cronologia della vita dell’eroe e da sintetiche biografie dei testimoni.

Prezzo di copertina € 18,00 + spese di spediz. (1 copia € 4,63 – da 2 a 4 copie € 6,30)

Acquisto con  bonifico bancario riferito a: Garibaldini per l’Italia - Unicredit Roma Boccea B

IBAN: IT73Q0200805275000103131663

info@garibaldini.org

_______________________________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La forza trainante – Storie di uomini speciali e sogni realizzati a rischio utopia

a cura di Paolo Macoratti

Fermarsi; tornare indietro e ritrovare le persone che hanno arricchito la nostra vita. Lo spazio fisico che occupiamo, la volontà che produce movimento e le nostre azioni che lo realizzano lasciano su questa terra un campo immateriale, un vortice che coinvolge altri esseri umani.

Un architetto racconta progetti, esperienze di vita e di lavoro condivise con il neurologo Giorgio Albertini e il giornalista Mino Damato; due “garibaldini” del nostro tempo, animati da un’energia combattiva indomabile, straordinariamente benefica, messa a disposizione dei bambini; di tutti quei bambini  bisognosi di cure materiali e spirituali. Percorsi umani, esempi positivi nati per cambiare una mentalità, una società dominata da una cieca e arida burocrazia che impedisce di soddisfare adeguatamente i reali bisogni dei cittadini più deboli.

Prezzo di copertina € 20,00 + spese di spediz. (1 copia € 4,63 – da 2 a 4 copie € 6,30)

Acquisto con  bonifico bancario riferito a: Garibaldini per l’Italia – Unicredit Roma Boccea B

IBAN: IT73Q0200805275000103131663

info@garibaldini.org

www.youtube.com/watch?v=3E_LYKmX4VY&t=239s

___________________________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da Volontario a Cospiratore – memorie di Umberto Macoratti

  a cura di Paolo Macoratti

     La storia di un volontario della Grande Guerra, saldamente legato ai valori risorgimentali, narrata attraverso memorie, lettere e documenti inediti di avvenimenti del secolo scorso, di cui fu testimone e protagonista: dalle prime rivendicazioni sindacali delle filandiere friulane del 1910, a pagine  inedite della Prima Guerra Mondiale; dall’attentato a Mussolini del 1925, alla guerra d’Africa del 1936; da alcuni episodi della Resistenza Romana del 1943, ai movimenti per la Pace degli anni ’50 e ’60.  

     Nel libro (211 pagine, 97 illustrazioni in b/n e 223 nomi citati)  sono presenti argomenti di notevole interesse storico, come la breve storia del movimento antifascista d’ispirazione garibaldina denominato “Italia Libera” (1924), le descrizioni  del fallito attentato contro Mussolini del 4 Novembre 1925 (con pagine dedicate ai rapporti tra l’autore delle memorie, l’On. Tito Zaniboni, ideatore del complotto, e il delatore Carlo Quaglia), oltre al racconto delle udienze del Tribunale Speciale e del Consiglio di Disciplina Militare; ma anche i  primi anni del dopoguerra repubblicano: le conferenze mondiali del movimento dei “Partigiani della Pace” e dei “Cristiani progressisti”, e quelle nazionali e internazionali del movimento cattolico “Pax Christi”.

 Prezzo di copertina € 18,00 + spese di spediz. (1 copia € 4,63 – da 2 a 4 copie € 6,30)

Acquisto con  bonifico bancario riferito a: Garibaldini per l’Italia – Unicredit Roma Boccea B

IBAN: IT73Q0200805275000103131663

info@garibaldini.org

www.radioradicale.it/scheda/531899/presentazione-del-libro-da-volontario-a-cospiratore-memorie-di-umberto-macoratti-di

www.youtube.com/watch?v=gDld6XDRU7w

______________________________________________________________________________________________________________________

 

 

  Giuseppe Garibaldi in 152 lettere e documenti autografi

  a cura di Paolo Macoratti e Leandro Mais – Prefazione di Mara Minasi

 

Una raccolta di lettere (50 edite, 99 inedite, 3 documenti) autografe provenienti dalla collezione Leandro Mais di Roma, corredata da 106 nomi citati, 80 note biografiche, 59 icone fotografiche, 38 illustrazioni. L’indole fiera e battagliera del patriota, capace di sovvertire il mondo e rimanere fedele ai più alti valori del progresso civile e sociale dell’umanità, in un epistolario inedito in cui emergono le grandi virtù dell’Eroe dei due mondi.

Un libro utile per storici e ricercatori, ma anche per politici, insegnanti, studenti e famiglie.

Prezzo di copertina € 25,00 + spese di spediz. (1 copia € 4,63 – da 2 a 4 copie € 6,30)

Acquisto con  bonifico bancario riferito a: Garibaldini per l’Italia – Unicredit Roma Boccea B

IBAN: IT73Q0200805275000103131663

info@garibaldini.org

www.youtube.com/watch?v=Pbyz2wqPNuM&t=116s

            Quest’anno ricorre il 170° anniversario della prima gloria garibaldina avvenuta nel piccolo villaggio di San Antonio del Salto (Uruguay). Dopo aver difeso la libertà del popolo brasiliano, Garibaldi si reca in Uruguay (1842) dove il Governo di quello Stato lo nomina Colonnello Comandante della “Legione Italiana” (si erano anche costituite altre Legioni straniere, fra cui la francese e la spagnola) che insieme alle altre dovevano aiutare l’esercito uruguayano a liberare dal blocco navale il porto di Montevideo dall’assedio posto dalle navi argentine e suoi alleati. L’esercito argentino tentò, con grande disponibilità di uomini  e di mezzi, di annientare   con un accerchiamento di  sorpresa la piccola Legione Italiana (186 uomini e 8 ufficiali) che  manovrava nella zona di San Antonio del Salto, che si trovava a poca distanza dal Fortino della cittadella del Salto, dove era rimasto il Colonnello Anzani con  l’artiglieria.

Del  cruento ed impari scontro, avvenuto l’8 febbraio 1846, preferisco riportare l’articolo completo tratto dal raro volume: “Vita di  Garibaldi” di Filandro  Colacito, un ex volontario garibaldino, dal titolo:”“ L’onore d’Italia a Montevideo”

            Dieci vascelli accerchiavano tre piccole navi. Siamo nelle acque del Panaro; i dieci sono  del feroce  dittatore Rosas di Buenos Aires, le tre della Repubblica di Montevideo. I primi sono comandati da un Ammiraglio inglese, famoso per altre vittorie, Brown; le altre sono agli ordini di Garibaldi, che le preghiere dei Montevideani han tolto al suo Collegio ed alle matematiche per salvare la vacillante libertà. Da tre dì dura il fulminante delle artiglierie, e ai nostri mancano le munizioni. “Fate a pezzi le catene delle ancore e adoperatele per mitraglia!”, tuona Garibaldi. Brown fa sospendere il fuoco. “Arrendetevi!”, grida col portavoce a Garibaldi. “Prima la morte”, risponde l’eroe. E il fuoco continua più accanito di prima; scende la notte, la terza che non si dormiva. Anche le catene furono sparate contro i nemici. Garibaldi si risovviene di quanto ha fatto alla  Laguna, e pensa si ripeterne i passi. Mette in mare l’una dopo l’altra le lance, v’imbarca i suoi uomini e le fa passare fra i bastimenti nemici. “I feriti per i primi!”, raccomanda a bassa voce. In poche ore tutti sono alla riva; egli ed Anita abbandonano ultimi la nave. Sono appena discesi nella loro lancia che uno scoppio spaventevole echeggia. Le tre navi della Repubblica di Montevideo sono una sola fiamma, ed i nemici mirano con rabbia e umiliazione sfuggirsi  di mano la preda ritenuta sicura. Sulla riva stanno i soldati argentini, e Garibaldi riunisce i suoi e colle baionette e colle tavole (di munizioni non ne aveva più) si slanciano nel folto dei nemici, li sgominano, si aprono un passo e giungono sani e salvi a Montevideo, dove vengono accolti da entusiastiche acclamazioni. “Questi soldati sono pigri”, diceva al generale dei nemici argentini. “Comandati da un leone”, rispose quello. Passano pochi giorni. La flotta di Buenos Aires stringe da vicino Montevideo. Una densa nebbia si stende sulla rada. Garibaldi prende 12 uomini risoluti, si getta con loro in uno schifo, e si reca in mezzo ai nemici per studiarne le forze: una goletta, armata di sei cannoni e di giunchi.  L’acqua poco profonda non permette alla goletta di inseguirlo, ma questa però si pone di traverso al seno per impedirne l’uscita. La notte Garibaldi dice ai suoi: “Tutti in mare e nuotate senza rumore!”. Si accostano , colla sciabola fra i denti alla nave  senza essere veduti: si arrampicano su per i fianchi  della  goletta, balzano improvvisi sulla tolda e uccidono le guardie. La ciurma  si sveglia  spaventata; Garibaldi le impone di gettar l’arme e darsi prigioniera. In pochi istanti la nave è conquistata  e tosto Garibaldi fissa la bandiera repubblicana, appunta i cannoni  agli altri vascelli nemici e li fulmina di fianco: poscia levate le ancore, conduce a Montevideo la nave con tanto ardimento conquistata. “Garibaldi è fatato!” (dicevano i popolani d’America, come più tardi quelli d’Italia). Nessuna arme può toccarlo, egli scaccia colla mano le palle, come altri fa colle mosche.

             A Montevideo v’era una legione francese che aiutava valorosamente la Repubblica. Molti dicevano: “Garibaldi è prode, ma gli altri italiani sono poltroni, e temono di scottarsi al fuoco delle battaglie. Per questo sono schiavi nella loro patria!”. L’accusa giunge all’orecchio di Garibaldi. Tosto va a bussare di casa in casa di quanti italiani v’erano in Montevideo. Ed in pochi giorni riunisce una legione ardente di cimentarsi in Battaglia. Due cose diceva ai suoi soldati:”noi dobbiamo mostrare che gli italiani  sanno battersi e che fanno volentieri sacrificio della vita per la causa della libertà”. Alla legione, forte di quasi mille uomini, diede una bandiera. Era di seta nera col Vesuvio dipinto nel mezzo, emblema dell’Italia  e delle rivoluzioni che ruggivano come lava ardente nel suo seno. Fu affidata al giovinetto Sacchi, oggi generale italiano, che in questi dì ricordò in Roma, piangendo l’antico Duce, l’insegna gloriosa. Il colonnello Anzani di Alzate era l’amministratore della legione. Con questi soldati sollevò con molte vittorie ad alto onore il nome italiano in quelle contrade e specialmente coi tre fatti di Cerro, delle Tres Crues e de la Bajada. In alcuni combattimenti alcuni negri che si dimostrarono molto valorosi s’erano affezionati a Garibaldi: uno di questi, il moro Aguyar, lo seguì anche in Italia.

            Il fatto più luminoso compiuto dagli italiani, fu quello di S. Antonio del Salto. A Garibaldi era stato dato l’incarico con 184 fanti e 20 cavalieri, di trattenere  il nemico composto di 1500 soldati, al fine di dar tempo ai Montevideani di fare una ritirata. “Siamo uno contro sette!”, grida Garibaldi ai suoi; “tanto meglio! Quanti meno siamo, tanto maggiore sarà la gloria! risparmiate la polvere sparate solo a bruciapelo!”. Vicino sorgeva una “tapera”, vale a dire una casupola fatta con quattro pali ed una stuoia: colà si aggrupparono i nostri. 300 nemici s’avanzarono a corsa: quando son vicini li accoglie una scarica di fucile e tosto un assalto alla bajonetta. La fanteria è sgominata. S’avanza la cavalleria: trova un muro di baionette. Scendono i nemici da cavallo e combattono a piedi; ma i nostri non cedono un palmo di terreno. Intorno ad essi vi  erano mucchi di morti e di feriti: servivano di trincea. Tra  una scarica e l’altra, i nostri cantano inni patriottici d’Italia. I nemici meravigliati non comprendono nulla. “Mancano le munizioni!”, grida un legionario con accento di terrore. “Ne hanno i morti!”, risponde Garibaldi. E mentre gli uni rispondono ai colpi nemici, gli altri frugano i caduti e fan raccolta di cartucce. Erano combattimenti, duelli eroici, degni d’essere cantati dall’Ariosto. Dal mezzo dì dell’8 febbraio 1846 a mezzanotte si combatté con ardore. Da una parte e dall’altra si bruciava di sete. Dei nostri, cento soli erano in piedi, anche questi quasi tutti feriti e contusi: i nemici morti e feriti erano 500. Infine stanchi, disperati, umiliati, gli argentini dovettero dichiararsi vinti e Garibaldi con tutti i suoi feriti entrava in  S. Antonio fra le acclamazioni del popolo meravigliato. Il governo  della Repubblica, all’annunzio del fatto strepitoso, promosse Garibaldi da Colonnello a Generale, gli affidò  il comando di Montevideo, decretò  che la legione italiana avrebbe avuto il posto d’onore in tutte le parate dell’esercito, e sulla bandiera fu scritto in oro: - GESTA DELL’8 FEBBRAIO 1846 DELLA LEGIONE ITALIANA AGLI ORDINI DI GARIBALDI -

            Sempre da questo libro riporto questa rarità fotografica con tre superstiti della battaglia ( foto 1). Faccio presente (perché non riportato nell’articolo suddetto) che per l’eroico comportamento della Legione Italiana e del suo Comandante, il Governo uruguayano decretò e concesse  a tutti i militi uno scudetto d’argento da portare al braccio sinistro con la scritta: “Envencibles combatieron  el 8 f.ro de 1846(foto 2) . Inoltre a tutti  i militi fu concessa anche una medaglia  in bronzo (foto 3-4) ed agli ufficiali una di uguale disegno ma in argento. Per tutti coloro che volessero approfondire notizie su questo glorioso episodio consiglio di leggere il libro di Ivan Boris: “Gli anni di Garibaldi in Sud America -  1836-1848” ( Ed. Longanesi – Milano 1970). A pagina 225 è riportata la fotografia (molto ingrandita), dello scudetto suddetto, nella cui didascalia non è citato il luogo dove è conservato. Un esemplare di questo rarissimo scudetto è stato recentemente trovato. Ne dò la riproduzione fotografica nella foto N° 5. Per gli amici filatelici riporto nella foto n° 6, la riproduzione dell’annullo figurato che l’Uruguay ha realizzato a ricordo del 150°anniversario del glorioso Fatto  d’armi.

 Leandro Mais

 1             2                      4                        6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL FATTO

Garibaldi aveva combattuto da pari suo. Il 25 Giugno (1866) aveva spedito dalla valle del Chiese una colonna di volontari al forte di Caffaro con l’ordine di prenderlo; l’ordine fu eseguito in onta alla forte resistenza opposta dal presidio. Saputo che il nemico minacciava di girare Rocca d’Anfo, mandò a combatterlo il colonnello Corte. Il combattimento ebbe luogo il 3 Luglio a Suello e fu micidiale; lo stesso Garibaldi, che volle prender parte all’azione, rimase ferito ad un piede; ma la vittoria fu dei nostri. il 5 luglio invece i suoi volontari, sorpresi a Vezze da una forte colonna nemica, furono messi in rotta.  Ma Garibaldi, quantunque col cruccio nell’anima per la notizia avuta della cessione della Venezia proposta dall’Austria in  modo tanto urtante la dignità dell’Italia, nell’intendimento di muovere su Trento, si dispose alla presa del forte dell’Ampola che gliene intercludeva la via. Dopo tre giorni di combattimento (16-19 luglio) il forte dovette arrendersi; ma ad altro ben duro cimento i volontari dovevano esporsi. Il Generale Kuhn con forte nerbo di armi li assalì, mentre apprestavansi a espugnare il forte di Lardaro. Grave e micidialissima fu la battaglia detta della Bezzecca dalla località nella quale i garibaldini erano accampati; ma il 21 Garibaldi respinse il nemico e il 22 riuscì a prendere quel forte e ad avere così libera la via per Trento. Nel giungere a Riva trovò però l’ordine di evacuare il Trentino perché l’armistizio era stato concluso. Il suo cuore ne provò terribile strazio. Ma il sentimento della disciplina potè nell’Eroe sopra qualsiasi altra considerazione, e con intuito da uomo superiore rispose a quell’ordine con una sola parola: obbedisco. (Antonio Dall’Oglio: Compendio della storia contemporanea d’Italia (1815-1870) – Firenze 1911)

LA SCOPERTA

        L’attento studioso e ricercatore Leandro Mais, noto collezionista dell’universo garibaldino, ci ha svelato un piccolo segreto su una firma erroneamente attribuita a Garibaldi (che potete vedere meglio cliccando sulla foto d’inizio pagina per ingrandirla); notizia che  conferma, ancora una volta, la recidività dell’errore umano che si perpetua nel tempo, fin quando non interviene qualcuno a spezzarne il corso. Seguiamo dunque l’articolo di Leandro Mais e le motivazioni che lo hanno portato a smentire quanto citato in pubblicazioni, mostre e perfino lapidi; un contributo che potrà essere interessante divulgare nel 2016 in occasione del 150° anniversario della battaglia della Bezzecca:

Questo articolo vuole far luce  su uno dei più noti documenti garibaldini: il telegramma di Garibaldi col celebre OBBEDISCO. Tutti sanno che dopo la sconfitta di Custoza e Lissa il comando dell’esercito regio dovette in tutta fretta chiedere un armistizio agli Austriaci, i quali imposero la restituzione delle zone conquistate da Garibaldi. A seguito di ciò il comandante supremo Gen. La Marmora manda da Padova un telegramma a Garibaldi, ordinandogli appunto il ritiro da quelle terre. Il 9 Agosto 1866 da Bezzecca Garibaldi invia al Comando Supremo di Padova il famoso telegramma di risposta :”Ho ricevuto il dispaccio n° 1073 /obbedisco – G. Garibaldi”.  Questo telegramma, che reca la firma autografa dell’Eroe, è oggi conservato presso l’Archivio Centrale di Stato di Roma.

Naturalmente il telegramma, inviato a mezzo telegrafo, partito da Bezzecca alle 10,11 e arrivato al Comando Supremo di Padova alle 10,26, veniva trascritto da un anonimo telegrafista che vi apponeva in calce il nome del mittente: G. Garibaldi. Qui di seguito si riporta il telegramma di arrivo che è conservato a Roma, presso l’Ufficio Storico dell’Esercito, la cui riproduzione possiamo vederla pubblicata nella prima edizione (1966) del libro di Ugo Zaniboni – Ferino:”Bezzecca 1866″ (edizioni Arti Grafiche Saturnia – Trento), a pag. 180 e ripetuta nella seconda edizione (1987) a pag. 235, con la seguente didascalia:” Il telegramma di risposta di Garibaldi”. Così, come laconicamente espresso dalla didascalia che accompagna questo documento, si può pensare che possa trattarsi dell’originale di Garibaldi, mentre in realtà trattasi del testo di arrivo a Padova.

Ancora. Per il centenario della battaglia di Bezzecca, veniva posta all’interno dell’omonimo edificio comunale (oggi Pieve di Ledro), una lapide marmorea che riproduceva, in luogo dell’originale firmato da Garibaldi, quello di arrivo a Padova presso il Comando Supremo dell’Esercito. Non solo sono stati riportati in alto gli stessi dati del telegramma in arrivo a Padova ma, incredibile a vedersi, troviamo in basso al testo, sotto il celebre “obbedisco”, anziché la notissima firma dell’Eroe, la parola Garibaldi scritta dall’anonimo telegrafista di Padova, il quale ha tracciato inconsapevolmente il nome Garibaldi secondo il suo…estro.

Ma la cosa che ci lascia sconcertati è la riproduzione di questa “falsa” firma di Garibaldi che troviamo ancora nella copertina del catalogo della mostra dei cimeli garibaldini organizzata a Roma dal Circolo delle Forze Armate d’Italia, Palazzo Barberini  – Maggio giugno 1982. Ciò ci fa capire che per l’Ufficio Storico dell’Esercito la didascalia apposta sotto il telegramma di arrivo a Padova (immagine iniziale con l’effige di Garibaldi) è da considerarsi il telegramma originale di Garibaldi. Mi auguro (e con me anche tutte le persone di buon senso) che dopo queste brevi ma chiare precisazioni, il discorso su questo noto documento dell’Eroe sia finalmente un punto della nostra storia risorgimentale definitivamente chiarito.

Pensando di fare cosa grata ai lettori aggiungo questa notizia che riguarda il celebre telegramma: Nel paese di San Giovanni di Marignano (Forlì), via Roma n°39, nella lapide murata di una modesta casa si legge:” In questa casa nacque il volontario garibaldino /Respicio Olmeda Bilancioni /(1839-1901) / Il telegrafista che il 9 Agosto 1866 trasmise da Bezzecca / il famoso telegramma “OBBEDISCO” di Garibaldi / San Giovanni in Marignano 18 Dicembre 1966 / Il Comune a nome della cittadinanza marignanese /nel 65° di sua morte. Questa lapide è citata a pag. 251 del libro di Adler Raffaelli : L’unità d’Italia nelle epigrafi di Romagna – Ed. Provincia di Forlì 1986. (Leandro Mais)

Il 4 Luglio 2015 una delegazione dell’Associazione “Garibaldini per l’Italia” sarà presente, su invito dell’Associazione “Capitolium”, al Sacrario di Monte Suello per rendere omaggio ai caduti garibaldini della battaglia della Bezzecca.

 

 

Il mese scorso abbiamo chiesto ad alcune persone se conoscessero la storia dell’episodio in cui venne ferito, in Aspromonte, Giuseppe Garibaldi; alcuni ammettevano di ricordare la nota canzoncina “Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba…”, ma non sapevano darci altre spiegazioni. Altri erano certi di aver studiato a scuola che lo scontro a fuoco di quel 29 Agosto 1862 fosse  avvenuto addirittura durante la spedizione dei Mille (1860), tra i Garibaldini guidati dall’Eroe dei due mondi e le truppe Borboniche!
Oggi, grazie a wikipedia, per fortuna o per disgrazia, possiamo accertarci come andarono veramente le cose (http://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_dell%27Aspromonte) La mancanza di una corretta informazione, non sempre casuale o addebitabile a superficialità, ha prodotto nelle giovani generazioni la caduta della formazione critica che proprio gli avvenimenti più controversi della storia avevano fornito attraverso la semplice lettura degli eventi.
 La massa degli studenti, purtroppo,  non riesce più a distinguere il vero dal falso; a comprendere, con ragionevole approssimazione, le differenze politiche e ideali dei personaggi che caratterizzarono il periodo storico del Risorgimento, dalle cui vicende sono nate la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. Così diviene automatico mettere sullo stesso piano le politiche e gli ideali di Vittorio Emanuele II, Cavour, Mazzini e Garibaldi, senza curarsi troppo delle loro profonde differenze. Si dice che, in fondo, questi quattro personaggi avessero in comune la volontà di arrivare all’unità d’Italia; è vero, ma i distinguo sono necessari quando il fine è diverso: da un lato l’espansione del Regno di Sardegna nei territori italiani, dall’altro l’unione dei popoli in una stessa identità nazionale che realizzasse un sistema  socio-politico egualitario. Questo equivoco e le sue ricadute politiche, sociali ed economiche, che si sono materializzate principalmente nello squilibrio tra il nord e il sud d’Italia, hanno creato un danno enorme che si perpetua di generazione in generazione.
Provate a chiedere allo studente medio italiano se conosce i motivi che portarono i Bersaglieri comandati dal Generale Pallavicini a sparare contro i Garibaldini e, soprattutto, contro Garibaldi, per….ucciderlo? Si, ucciderlo! Provate a chiedere allo studente universitario medio se conosce le umiliazioni, il carcere, la fucilazione di tanti patrioti seguaci di Garibaldi che furono passati per le armi dal Regio Esercito soltanto perché avevano creduto nella libertà e nell’indipendenza dell’Italia e in colui che aveva reso possibile e reale l’unificazione? Domande del genere se ne possono fare a decine, senza ottenere adeguate risposte. Alcuni cineasti, come l’ultimo film di Mario Martone dal titolo emblematico “Noi credevamo”, hanno tentato di far emergere dalla polvere del tempo le crude problematiche dello scontro da guerra civile dell’Aspromonte, senza riuscire, però, ad incidere la spessa coltre d’indifferenza dell’opinione pubblica italiana.
 Di Garibaldi si è detto, si dice e si dirà di tutto, perché è un mito, un’icona, un santino che si può adorare o demonizzare a piacere. La stampa italiana dovrebbe cogliere queste ricorrenze come occasioni uniche e irripetibili (150 anni ) per fare un po’ di chiarezza sull’uomo, sincero e onesto, che amava così tanto la Patria e i propri fratelli da esporre la sua stessa vita per evitare lo scontro fratricida dell’Aspromonte. Perché uomini e avvenimenti importanti sono stati dimenticati nelle loro espressioni  più nobili e significative per dare spazio a  retoriche paccottiglie unitarie? C’è ancora un’Italia che non vuole fare i conti con la storia, per puro opportunismo o per malcelate connivenze con monarchie totalitarie che ancora oggi insistono sul nostro territorio? Oppure c’è ancora un’Italia  Sabauda e del Fascismo, mai scomparse dalla scena politica, che continuano ad operare sotto falso nome per conservare privilegi e disuguaglianze, negando e impedendo quell’unificazione ideale e sociale desiderata ardentemente da Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi? Forse entrambe.
Cosa fare, dunque? Oggi, paradossalmente, occorre fare contro-informazione per riaffermare i valori legati alle nostre migliori radici storiche e culturali; soffocate, come sono, da piante carnivore insaziabili.
13 maggio 2012
17:00a20:00

La vittoria momentanea delle forze militari e volontarie della Repubblica Romana suscitò grandi entusiasmi nel Popolo di Roma; si era riusciti a battere sul terreno uno dei più potenti eserciti del mondo. La macchina bellica francese avrebbe schiacciato con le armi, solo un mese dopo, le speranze e le illusioni di quella meravigliosa stagione.

Il Gruppo Laico di Ricerca, dopo l’incontro a Villa Pamphili del 28 Aprile, propone un approfondimento del tema

Appuntamento per Domenica 13 Maggio a Roma, alle ore 17,00 a Via Caffaro, 10

Giovedì 9 Febbraio alle ore 15,00 l’Associazione “Garibaldini per l’Italia” ha celebrato  il 163° della Proclamazione della Repubblica Romana del 1849 insieme all’Associazione culturale “Gruppo Laico di Ricerca” e all’ “A.N.P.I. “  presso il Musoleo-Ossario Garibaldino del Gianicolo, via Garibaldi 29/e – Roma

 

Sintesi del testo letto dal Presidente dei Garibaldini per l’Italia

Il logo dell’Associazione Garibaldini per l’Italia esprime ciò che vorremmo essere per il nostro Paese: volontari, attenti e vigili
I simboli sono importanti perché rappresentano l’universo dei valori e delle aspirazioni di tante persone; così il tricolore rappresenta i valori e le aspirazioni migliori degli italiani, di coloro che l’hanno ideato, di tutti noi e di coloro che verranno dopo di noi.  La bandiera è dunque sacra, perché in essa si sono riconosciute e hanno lottato, fino all’estremo sacrificio della vita, intere moltitudini di patrioti.
La camicia rossa che indossiamo con orgoglio è anch’essa un simbolo sacro perché incarna tutti i Garibaldini che hanno impegnato la loro esistenza per il bene comune e il progresso dei popoli.
Pertanto, essere garibaldini, oggi, non significa solo partecipare alle cerimonie celebrative di questa o quella ricorrenza, pur necessarie e indispensabili, ma rappresenta un duplice dovere: da un lato l’impegno a mantenere vivi e trasmettere ai giovani e meno giovani gli ideali risorgimentali, tutt’ora insuperati per ricchezza di valori e spinte innovative – e realizzati solo in minima parte – dall’altro il dovere di essere attivi e propositivi nella società complessa in cui viviamo con iniziative finalizzate al progresso civile e sociale del nostro Paese..
Per questo abbiamo bisogno di punti fermi di riferimento che abbiamo individuato nella centralità dell’essere umano, con i suoi doveri e i suoi diritti; nella Costituzione Repubblicana Italiana e nelle radici ideali nate dalla Costituzione della Repubblica Romana del 1849.

Oggi siamo appunto qui per fare memoria della Proclamazione della Repubblica Romana.

In questo momento di crisi della finanza mondiale, della politica e dell’economia nazionale, in questa Italia ove da anni la Costituzione e’ oscurata dal malaffare, dalla corruzione, dal camaleontismo politico, assume maggior rilievo la straordinaria stagione della R.R. del 1849, dei suoi valori  e delle sue finalita’. Gli ideali della R.R. non sono finiti 163 anni fa ma, paradossalmente, potrebbero essere  il nostro futuro

Dall’analisi dei documenti del gennaio 1849 che l’Associazione culturale Gruppo Laico di Ricerca ha messo a disposizione nelle conferenze  degli ultimi anni, si percepisce con maggiore evidenza la grandezza di quel momento storico e degli uomini che lo hanno animato.
Risulta infatti evidente la volontà, da parte dei Costituenti, di rivoluzionare lo Stato della Chiesa con segnali e provvedimenti importanti, come l’abolizione della pena di morte, l’abolizione della censura, l’abolizione del tribunale del sant’uffizio, della tassa sul macinato, l’abolizione del monopolio del sale, oltre all’istituzione del matrimonio civile, del ministero della istruzione pubblica, la riforma agraria,  la libertà di culto  religioso, valida soprattutto per i 3000 ebrei residenti nel ghetto.
Questi e altri provvedimenti furono realizzati in soli 5 mesi, ma soprattutto ci sorprende ancora oggi la volontà, da parte dei Costituenti, di educare il popolo alla sovranità che gli spettava. e di elevarlo moralmente e civilmente, stravolgendo le regole che fino ad allora lo avevano sottomesso per secoli. E proprio dal popolo è arrivata una delle spinte più forti alla realizzazione della Costituente attraverso le grandi adunanze popolari del 12 e del 15 gennaio ai teatri Metastasio e Tor di Nona in cui si propose per la prima volta la Costituente Italiana sulla base di quella Romana. Per cui possiamo affermare con sufficiente certezza che a Roma è nata l’Italia repubblicana che conosciamo, o meglio, che abbiamo conosciuto nel primo dopoguerra, dopo la Resistenza.

Possiamo imparare molto dalla Repubblica Romana ; e forse una delle lezioni più importanti che dovremmo ereditare è la responsabilita’; come, per esempio, sostituire la cultura del fatalismo con la cultura della prevenzione. Noi tutti cittadini dobbiamo essere consapevoli che la nostra azione quotidiana debba servire, con l’esempio, ad educare ed elevare il popolo.

Viva la Repubblica Romana, viva l’Italia

 

 

“L’anima mi s’abbevera di tristezza, pensando al povero Popolo d’Italia, buono ma ineducato. D’onde mai avrebbe esso potuto desumere educazione? E, come tutti i Popoli ineducati, facile ai traviamenti, ai subiti sconforti, al dubbio su tutti e su tutto.”

 La riflessione di Giuseppe Mazzini, in questo incipit amaro della lettera a Francesco Crispi, scritta nel 1870 dopo aver preso atto del repentino cambiamento politico dell’ex garibaldino, è quanto mai attuale. Il trasformismo che da qualche secolo condiziona pesantemente il nostro DNA culturale, si manifesta ancora oggi in ogni aspetto della vita pubblica o privata del nostro Paese ed è la cartina di tornasole di un popolo ineducato; ovvero di un popolo privo di un’ossatura etica e civile, di una base solida su cui costruire l’avvenire.

 Di trasformismi e ruberie siamo tutti testimoni; eppure, malgrado lo sgretolamento progressivo di quel poco di società sana che ancora rimane nel nostro modello democratico, l’ineducazione ci impedisce di resistere perché siamo predisposti ai traviamenti, ai subiti sconforti, al dubbio su tutti e su tutto.

Dove sono coloro che hanno predicato per decenni la forza dell’associazionismo e l’affermazione dei diritti? I giovani che ieri, come Formigoni o Maroni, nelle piazze cantavano “libertà è partecipazione”, oggi, direbbe Mazzini, predicano inerzia, sommessione, fiducia illimitata nel principe, l’ateismo del lasciar fare a chi spetta.

Le parole di Garibaldi, poi, come sempre chiare e dirette, descrivono senza necessità di commenti la qualità di alcuni politici che dall’ottocento a oggi hanno sottomesso l’Italia:

Al governo della cosa pubblica poi, giacchè i padroni regnano o imperano e non governano, vi si collocano sempre coloro che ne son meno degni, od i più atti a governare, non volendo i despoti gente onesta a tali uffici, ma disonesti come loro, striscianti e corruttori parassiti, coll’abilità della volpe o del coccodrillo. Ciò non succede soltanto nelle monarchie dispotiche, più o meno mascherate da liberali, ma spesso anche nelle Repubbliche, ove gl’intriganti s’innalzano sovente ai primi posti dello Stato, ingannando tutto il mondo con ipocrisie e dissimulazioni, mentre gli uomini virtuosi e capaci, perché modesti, rimangono confusi nella folla, a detrimento del bene pubblico. (Giuseppe Garibaldi – da “I Mille”1874)

 Oggi abbiamo tutti un disperato bisogno di esempi positivi, di proposte rivoluzionarie e concrete che riconsiderino l’uomo al centro di tutto, con i suoi bisogni e le sue potenzialità, sottraendolo all’influenza del mercato che lo ha già da tempo declassato a ruolo di consumatore o a pura merce di scambio. Abbiamo bisogno di liberarci dalla schiavitù servile a questo o quel politico di turno, dalla mafiosità clientelare, dall’arroganza di chi detiene il suo piccolo o grande potere per interessi personali o per dominare le coscienze.

 Sempre Mazzini nella lettera a Crispi:

L’Italia nascente cerca in oggi il proprio fine, la norma della propria vita nell’avvenire, un criterio morale, un metodo di scelta fra il bene e il male, tra la verità e l’errore, senza il quale non può esistere per essa responsabilità, quindi non Libertà. L’Italia nascente ha bisogno d’uomini che incarnino in sé quel Vero nel quale essa deve immedesimarsi; che lo predichino ad alta voce, lo rappresentino negli atti, lo confessino, checchè avvenga, fino alla tomba.. Così si eviterà di piegarsi al giogo del primo padrone straniero o domestico, che vorrà inforcare di tirannide una Italia fiacca, irresoluta, sfiduciata di sé stessa e d’altrui, senza stimolo di onore e di gloria, senza religione di verità e senza coraggio di tradurla in opera.

 E allora ciascuno di noi diventi maestro e discepolo, con umiltà, dei figli della nuova Italia, nelle città e nelle campagne, nella scuola e nel lavoro. Ciascuno di noi scelga gli uomini migliori per amministrare il territorio e respinga con decisione i corrotti e i corruttori, gli affamati di potere e di denaro, i divoratori del bene comune.

Paolo Macoratti

 L’Italia deve risorgere subito da queste ceneri umane o sarà la fine della nostra cultura e della nostra identità.

Proseguono gli incontri per strada estivi organizzati dall’associazione culturale  ”Gruppo Laico di Ricerca”. Una occasione in più per ascoltare, attraverso letture di alcuni scritti di Giuseppe Garibaldi, la voce e i sentimenti di un uomo che ha offerto tutto sè stesso per la libertà di un popolo intero  e di tutta l’umanità oppressa.

Una occasione in più per conoscere  il condottiero, il soldato, il difensore degli ultimi e degli onesti, ma anche  l’accusatore dei vizi e del malcostume di governanti e  politici. Riflettere su uomini di tale portata storica e culturale ci aiuta a conoscerci meglio, come Italiani e come Cittadini, e ad affrontare  con  più responsabilità i destini del nostro Paese.

Appuntamento a Roma, Mercoledì 20 Luglio 2011 alle ore 21,00 al Gianicolo, Piazzale Garibaldi – nei pressi del Monumento

 

 


Ingrandisci Mappa
 
Presidente e Segretario dei “Garibaldini per l’Italia” aprono la bandiera della Repubblica Romana sotto il monumento a Giuseppe Garibaldi
                                                                                                                                                                                                                                                             
 

In questi ultimi anni, malgrado le ricorrenze istituzionali che dal 2007 al 2011 hanno fatto riaffiorare personaggi e storie del Risorgimento Italiano, si è riscontrato nella popolazione un generale e consistente calo d’interesse per quelle figure fondamentali della nostra storia che nell’immediato dopoguerra avevano assunto, soprattutto in ambito scolastico, un ruolo importante di riferimento culturale. Se le cose fossero andate diversamente, il mito di Giuseppe Garibaldi  avrebbe potuto essere sostituito da una costruttiva riflessione sull’uomo, sul condottiero e sul politico. E’ accaduto invece che le potenziali risorse che avrebbero potuto trasmettere alle giovani generazioni valori e ideali di base su cui costruire nel tempo una più solida identità nazionale, hanno assunto sempre più i connotati di una pura idealizzazione retorica; molto celeste e poco terrena.

Constatiamo così che personaggi come Mazzini e Garibaldi, veri Padri della Patria, che dovrebbero essere attentamente e costantemente studiati e approfonditi nelle scuole, e non salire solo alla ribalta nelle celebrazioni di questo o quell’anniversario, sono oggetto di interesse e di studio oltre i confini dell’Italia.

Testimonianza reale di questo paradosso è l’associazione Garibaldina Tedesca “Garibaldi Gesellschaft Deutschland”, fondata dal Dott. Thilo Fitzner, docente di teologia e responsabile delle politiche di formazione e istruzione presso l’”Evangelische Akademie Bad Boll”, che ne è il Presidente. Il dott. Fitzner e un gruppo di “volontari” tedeschi, appassionati dell’epopea garibaldina e delle gesta di Garibaldi, si sono organizzati e hanno affrontato un viaggio in Italia ripercorrendo l’itinerario dell’impresa dei Mille. Giunti a Roma hanno preso contatto con alcuni membri della nostra associazione e hanno costituito il 19 Marzo 2010, una volta tornati in Germania, la suddetta “Garibaldi Gesellschaft Deutschland”. Nel logo dell’Associazione, alla figura dell’Eroe dei due Mondi, è stata affiancata l’indimenticabile Anita, e i loro due cuori palpitanti ci parlano ancora d’amore e libertà.

  

L’associazione “Garibaldini per l’Italia” è lieta di accogliere i membri tedeschi della “Garibaldi Gesellschaft Deutschland” come fratelli, e auspica che nel futuro si possano consolidare i contatti e gli scambi culturali tra le nostre associazioni, nello spirito del progresso e della libertà dei popoli.

Paolo Macoratti                                                                                                                                                                                                                       Presidente GpI

 

Il 16 Giugno 2011 le Associazioni Gruppo Laico di Ricerca e Garibaldini per l’Italia  hanno guidato, nell’ambito delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, la Fiaccolata commemorativa che si è svolta a Roma sul colle del Gianicolo, per celebrare il 162° anniversario della difesa della Repubblica Romana del 1849. Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani hanno scortato il corteo che, partendo dall’Arco dei Quattro Venti (Villa Corsini), all’interno di Villa Pamphili, si è snodato toccando punti nevralgici della difesa di Roma del 1849: Villa Giraud (il Vascello), Porta San Pancrazio, Villa Savorelli, passando per il Piazzale Garibaldi, fino al Sacrario dei caduti per Roma.

 Le celebrazioni del nostro Risorgimento sono prevalentemente retoriche; non solo per la presenza unilaterale degli “addetti ai lavori” che, in sostanza, si auto-celebrano, ma per l’assenza del mondo giovanile e di quello straordinario bagaglio culturale ottocentesco, rimasto sconosciuto a gran parte della popolazione italiana. La “processione laica” del 16 giugno ha invertito questa tendenza, dimostrando che esiste ancora, in nuce, la volontà inconscia di alcuni Italiani di sentirsi membri di una comunità che ha in custodia una riserva immensa di valori, decisivi per migliorare la condizione umana e civile di ciascun cittadino.

 Una “processione laica”, come è stato detto più volte, durante la quale il pensiero e le parole di Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Carlo Pisacane, Pietro Calamandrei, uniti ai nomi di 41 caduti per la Repubblica Romana, sono echeggiati nei luoghi stessi ove 162 anni prima avevano prevalso il fragore delle armi e il lamento dei feriti. Parole e concetti importanti, ancora oggi attualissimi; parole e concetti inascoltati o dimenticati, e per questo ancora in attesa di un popolo che li possa  realizzare compiutamente. Una stagione, quella della Repubblica Romana del 1849, fondamentale per le nostre radici storiche e culturali. Durante il percorso, mentre le strade si svuotavano, come per incanto, dalla presenza delle automobili che pochi secondi prima le avevano affollate  (grazie al sapiente coordinamento delle forze dell’ordine),  un silenzio irreale avvolgeva tutto e la storia fatta da quegli uomini e quelle donne di 162 anni fa tornava a scuotere i pensieri dei partecipanti, a mostrar loro la cruda realtà dei nostri giorni, la realtà di un popolo che non è ancora in grado di far germogliare i semi prodotti dai suoi figli migliori. Mentre la  luna rossa sorgeva a oriente e la lunga fila delle fiaccole accese camminava,  con cadenza di tamburo solenne, verso il Sacrario, riaffiorava per incanto la speranza che univa questo popolo a quello che aveva difeso la Repubblica Romana: la presenza dei giovani e anche di molti bambini.

Essere Garibaldini, oggi, non significa soltanto essere presenti alle celebrazioni in cui si fa memoria degli eventi e dei personaggi legati al Risorgimento; e neppure soltanto ricordare  coloro che, pur non essendo combattenti, erano pronti a costruire una società ideale fondata sull’uguaglianza, sulla libertà e sulla fraternità.

Essere Garibaldini, oggi, significa traghettare da una sponda del passato al presente, l’etica, la passione, il coraggio e la giustizia; valori, per i quali uomini e donne dell’ottocento sacrificarono molto, fino al dono estremo della vita.

Da qualche anno la Regione Lazio, per un effetto di tagli lineari della spesa pubblica effettuati dal Governo Nazionale, ha penalizzato il settore sanitario, in particolare della riabilitazione, decrementando i fondi stanziati per i centri convenzionati del 16% (circa 20 milioni di euro). L’intervento, iniziato dalla giunta Marrazzo e completato dall’ attuale Giunta Polverini, ha destrutturato l’intero settore costringendo i piccoli e medi centri di riabilitazione (ex art. 26) ad operare licenziamenti di personale altamente specializzato e trasformare, sostanzialmente, la riabilitazione in “mantenimento”; parole che da sole esprimono la tendenza a considerare i disabili più un peso da sopportare, che una opportunità per la salvaguardia della dignità e del progresso umano.

E’ utile ricordare quanta attenzione fosse riservata da Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi alle persone deboli e indifese,  agli ultimi , e quanto questo tema costituisse, per loro, il fondamento imprescindibile di ogni società civile.

Ci uniamo dunque ai componenti del Forum ex art.26 che con questa “Lettera ai Romani” hanno voluto informare la cittadinanza, e invitiamo tutti a partecipare all’incontro che si svolgerà a Roma il prossimo 18 Giugno (vedi locandina sotto)

 

Lettera ai romani
 

vi rivolgiamo un appello: molti dei nostri concittadini rischiano di perdere l’assistenza e la riabilitazione riconosciuta fin dagli anni ’70 come un loro diritto inalienabile. 
Parliamo delle persone definite “disabili.”
Come è noto, il commissariamento della regione Lazio prevede ingenti tagli al denaro stanziato dal governo per la riabilitazione e la lungo degenza e, nello specifico, prevede una forte riduzione delle rette assegnate ai centri ex art. 26 che gestiscono la riabilitazione territoriale.
Questo comporta il  peggioramento della qualità di vita e la cancellazione dei diritti fondamentali delle persone più deboli: disabili intellettivi, motori, psichiatrici, anziani, malati cronici….
Se verrà a mancare il sostegno economico ai centri di riabilitazione ci sarà una drastica riduzione dei posti letto, delle terapie, degli ausili, dell’assistenza medico-sanitaria e, di conseguenza la diminuzione dei posti di lavoro, dei progetti di reintegrazione sociale e la dequalificazione degli interventi riabilitativi e assistenziali.
Le famiglie saranno costrette a farsi carico delle spese e degli oneri che il servizio pubblico non intende più sostenere.
La politica dei tagli colpisce tutti coloro che versano in situazioni sociali, psicologiche e economiche già compromesse  negando loro il diritto di cittadinanza.
Questi, in sintesi, sono gli aspetti concreti legati alla crisi economica in cui versa il paese, ma dipendenti soprattutto, da scelte politiche inadeguate. La questione porta necessariamente con sé una riflessione di ordine etico e morale:
una società, che non si occupa di tutelare i diritti e la dignità di ogni persona, non può ritenersi civile, e una politica, che non metta al primo posto scelte che migliorino la qualità di vita di ogni individuo, e che non punti ad abbattere le disuguaglianze sociali, non assolve il suo compito primario. Ecco perché deve essere  coinvolta nel problema tutta la società civile.

 

La copia digitale di questo libro pubblicato a Bologna nel 1861, costituisce una preziosa testimonianza; la testimonianza di un uomo che ha cercato con tutte le sue forze la verità, nel Vangelo di Cristo e nell’opera di riscatto dalla schiavitù materiale e spirituale fortemente voluta dai fondatori e difensori della Repubblica Romana del 1849. Ugo Bassi è stato ricordato come “martire” della causa risorgimentale; non troviamo appellativo migliore  di questo per motivare la sua preziosa testimonianta di uomo di fede, qui intesa in senso evangelico e laico allo stesso tempo.

Scarica il file pdfLogo Pdf

Garibaldini sbarcati a Marsala

https://i1000.altervista.org/

Questa lista con 1089 nomi, proviene dall’allora Ministero della Guerra e fu pubblicata sul “Giornale Militare” nel 1864 come risultato di un’inchiesta ufficiale. Tale inchiesta appurò attraverso prove e testimonianze i nomi dei garibaldini che sbarcarono a Marsala l’ 11 maggio 1860.

Cognome, Nome, Patronimico, Luogo di nascita, Provincia

  • ABBA, Giuseppe Cesare, Giuseppe, Cairo Montenott, Savona
  • ABBAGNOLE, Giuseppe, Melchiorre, Casola, Napoli
  • ABBONDANZA, Domenico, Giuseppe, Genova
  • ACERBI, Giovanni, Giovanni, Castel Goffredo, Mantova
  • ADAMOLI, Carlo, Francesco, Milano
  • AGAZZI, Luigi Isaia, Alessandro, Bergamo
  • AGRI, Vincenzo, ….., Firenze
  • AIRENTA, Gerolamo, Giovanni Battista, Rossiglione, Genova
  • AJELLO, Giuseppe, Giusto, Palermo
  • ALBERTI, Clemente, Arcangelo, Carugate, Monza
  • ALESSIO, Giuseppe
  • ALFIERI, Benigno, Luigi, Bergamo
  • ALPRON, Abramo Isacco, Giacobbe, Padova
  • AMATI, Fermo Ferdinando Federico, Giovanni, Bergamo
  • AMISTANI, Giovanni, Angelo, Brescia
  • ANDREETTA, Domenico, Benedetto, Porto Buffoli, Treviso
  • ANDREOTTI, Luigi, Francesco, San Terenzo al mare Sarzana, Lerici
  • ANFOSSI, Francesco, Giuseppe, Nizza
  • ANTOGNINI, Alessandro, Gaetano, Milano
  • ANTOGNINI, Carlo, Gaetano, Milano
  • ANTOGNOLI, Federico, Decio, Bergamo
  • ANTONELLI, Giovanni, Arcangelo, Pedona, Lucca
  • ANTONELLI, Stefano, Francesco, Saiano, Brescia
  • ANTONINI, Marco, Pietro, Friuli, Udine
  • ARCANGELI, Febo, Angelo, Sarnico, Bergamo
  • ARCANGELI, Isacco, Bartolo, Sarnico, Bergamo
  • ARCARI, Santo Luigi, Angelo, Cremona
  • ARCHETTI, Giovanni Maria, Giacomo, Iseo, Brescia
  • ARCONATI, Rinaldi, Enrico, Milano
  • ARETOCCA, Ulisse
  • ARGENTINO, Achille, Raffaele, Sant’Angelo de’ Lombardi
  • ARMANI, Antonio, Francesco, Riva di Trento
  • ARMANINO, Giovanni, Girolamo, Genova
  • ARMELLINI, Bartolo, Antonio, Vittorio, Treviso
  • ARTIFONI, Pietro, Antonio, Bergamo
  • ASCANI, Zelindo, Girolamo, Montepulciano
  • ASPERTI, Pietro Giovanni Battista, Giovanni, Bergamo
  • ASPERTI, Vito Luigi, Giovanni, Bergamo
  • ASTENGO, Angelo, Giovanni Battista, Albissola Marina, Genova
  • ASTORI, Felice, Giovanni, Bergamo
  • AZZI, Adolfo, Agostino, Trecenta Polesine, Veneto
  • AZZOLINI, Carlo
  • BACCHI, Luigi, Angelo, Parma
  • BADARACCHI, Alessandro, Giuseppe, Marciano
  • BADERNA, Carlo Luigi, Ferdinando, Piacenza
  • BADINI, Ario, Pietro, Parma
  • BAICE, Giuseppe, Sebastiano, Magre’, Vicenza
  • BAIGNERA, Crescenzio, Francesco, Gardone, Brescia
  • BAIOCCHI, Pietro, Andrea, Atri
  • BAJ, Luigi, Gaetano, Lodi
  • BALBONI, Antonio, Davide, Giovanni, Cremona
  • BALDASSARI, Angelo, Felice, Sale Marasino Iseo, Brescia
  • BALDI, Francesco, Francesco, Pavia
  • BALICCO, Enrico, Carlo, Bergamo
  • BANCHERO, Emanuele, Luigi, Savona
  • BANCHERO, Carlo, ….., Genova
  • BANDI, Giuseppe, Agostino, Giuncarico, Grosseto
  • BARABINO, Tommaso, Carlo, Genova
  • BARACCHI, Girolamo, Antonio, Brescia
  • BARACCHINO, Luigi Andrea, Domenico, Livorno
  • BARACCO, Giuseppe, Vincenzo, Finalmarina, Genova
  • BARATIERI, Oreste, Domenico, Trento
  • BARBERI, Enrico, Melchiorre, Castelletto sopra Ticino, Novara
  • BARBERI, Giovanni, Luigi, Castelletto sopra Ticino, Novara
  • BARBESI, Alessandro, Gaetano, Verona
  • BARBETTI, Fortunato Bernardo, Giuseppe, Brescia
  • BARBIERI, Innocente, Giuseppe, Brescia
  • BARBIERI, Gerolamo, Giovanni Battista, Bussolengo, Verona
  • BARBOGLIO, Giuseppe, Pietro, Brescia
  • BARONI, Giuseppe, Giuseppe, Bergamo
  • BARUFFALDI, Tranquillino, Alfonso, Barbio, Como
  • BARUFFI, Stefano, Santino, Vignate, Gorgonzola
  • BASSANI, Giuseppe Antonio, Paolo, Chiari, Brescia
  • BASSANI, Enrico Napoleone, Giuseppe, Ponte San Pietro, Bergamo
  • BASSINI, Angelo, Giacomo, Pavia
  • BASSO, Giovanni Battista, Onorato, Nizza
  • BAZZANO, Domenico, Salvatore, Palermo
  • BECCARELLI, Pietro, Emanuele, Saturnana, Pistoia
  • BECCARIO, Domenico Lorenzo, Giuseppe, Genova
  • BEDESCHINI, Francesco, Giuseppe, Burano, Veneto
  • BEFFANIO, Alessandro, Giacomo, Padova
  • BELLAGAMBA, Angelo, Francesco, Genova
  • BELLANDI, Giuseppe, Giuseppe, Brescia
  • BELLANTONIO, Francesco, Giuseppe, Reggio Calabria
  • BELLENO, Giuseppe Nicolo’, Paolo, Genova
  • BELLINI, Antonio, Vincenzo, Verona
  • BELLISIO, Luigi, Pietro, Genova
  • BELLISOMI, Aurelio, Pio, Milano
  • BELLONI, Ernesto, Giovanni Battista, Treviso
  • BENEDINI, Gaetano, Luigi, Mantova
  • BENESCHI, Ernesto, Giovanni Battista, Butrchowtz
  • BENSAIA, Nicolo’, Salvatore, Messina
  • BENSAIA, Giovanni Battista, Salvatore, Messina
  • BENVENUTI, Raimondo, Ernesto, Orbetello
  • BENVENUTO, Bartolomeo, Antonio, Genova
  • BERARDI, Giovanni Maria, Francesco, Brescia
  • BERETTA, Giacomo, Giovanni, Bazzano, Lecce
  • BERETTA, Edoardo, Felice, Pavia
  • BERGANCINI, Germano Giacomo, Carlo, Livorno
  • BERINO, Michele, Michele, Barge, Cuneo
  • BERIO, Emanuele, Angelo, Angola, Africa
  • BERNA, Giovanni, Cristiano, Treviso
  • BERTACCHI, Lucio Mario, Luigi, Bergamo
  • BERTHE, Ernesto, Giuseppe, San Giovanni alla Castagna, Como
  • BERTI, Enrico, ….., Vicenza
  • BERTINI, Giuseppe, Francesco, Livorno
  • BERTOLOTTO, Giovanni Battista, Francesco, Genova
  • BERTOZZI, Giovanni Battista, Antonio, Pordenone, Friuli
  • BETTINELLI, Giacomo, Pasquale, Bergamo
  • BETTONI, Faustino, ….., Mologno, Bergamo
  • BEVILACQUA, Alessandro, Francesco, Montagnola, Ancona
  • BEZZI, Egisto, Giovanni Battista, Cusiana Osfama, Trentino
  • BIANCHI, Ferdinando Martino, Carlo, Bergamo
  • BIANCHI, Luigi, Francesco, Cermanate, Como
  • BIANCHI, Luigi Pietro, Francesco, Pavia
  • BIANCHI, Ferdinando, Costantino, Bergamo
  • BIANCHI, Angelo, Gaetano, Milano
  • BIANCHI, Achille Maria, Giovanni, Bergamo
  • BIANCHI, Girolamo, Felice, Caronno, Como
  • BIANCHINI, Massimo, Giovanni, Livorno
  • BIANCO, Francesco, Santo, Catania
  • BIFFI, Luigi Adolfo, Ermenegildo, Caprino, Verona
  • BIGANSOLA, Cesare
  • BIGNAMI, Claudio, Carlo, Pizzighettone, Cremona
  • BISI, Giovanni Battista, Domenico, Legnago, Verona
  • BIXIO, Nino, Tomaso, Genova
  • BOARETTO, Loredano, Giovanni Battista, Bovolenta di sopra, Padova
  • BOASI, Stefano, Enrico, Genova
  • BOGGIANO, Ambrogio, Giacomo, Genova
  • BOLDRINI, Cesare, Pietro, Castellaro, Mantova
  • BOLGIA, Giovanni, Nicolo’, Orbetello, Grosseto
  • BOLIS, Luigi, Carlo, Bergamo
  • BOLLANI, Francesco, Giovanni Battista, Carzago, Lonato Brescia
  • BONACINA, Luigi, Angelo, Bergamo
  • BONAFEDE, Giuseppe, Domenico, Gratteri, Cefalu’
  • BONAFINI, Francesco, Francesco, Mantova
  • BONAN-RANIERI, Tertulliano, Fioravante, Acquaviva, Livorno
  • BONANONI, Giacomo, Pietro, Como
  • BONARDI, Carlo, Giovanni Maria, Iseo, Brescia
  • BONDUAN, Pasquale, Valentino, Mestre, Veneto
  • BONETTI, Francesco, Giovanni, Zogno, Bergamo
  • BONI, Fedele, Giovanni, Modena
  • BONI, Francesco Alessandro, Credo in Dio, Brescia
  • BONINO, Giacomo, Michele, Genova
  • BONSIGNORI, Eugenio, Francesco, Montirone, Brescia
  • BONTEMPELLI, Carlo, Pietro, Bergamo
  • BONTEMPO, Giudeppe Rinaldo, Nicolo’, Orzinovi, Brescia
  • BONVECCHI, Luigi, Pacifico, Treja, Macerata
  • BONVICINI, Federico, Gaetano, Legnago
  • BORCHETTA, Giuseppe, Tomaso, Mantova
  • BORDINI, Giovanni, Pietro, Padova
  • BORETTI, Ercole, Siro, Pavia
  • BORGAMAINERI, Carlo Pietro, Pietro, Milano
  • BORGOGNINI, Ferdinando, Francesco, Firenze
  • BORRI, Antonio, Lorenzo, Rocca Strada, Grosseto
  • BORSO, Antonio, Antonio, Padova
  • BOSCHETTI, Giovanni Battista, Pietro, Covo, Treviglio
  • BOSSI, Carlo, Filippo, Como
  • BOTTACCI, Salvatore, Antonio, Orbetello
  • BOTTAGISI, Martiniano, Gaetano, Bergamo
  • BOTTAGISI, Luigi Enrico Agostino, Carlo, Bergamo
  • BOTTAGISI, Cesare, Carlo, Bergamo
  • BOTTARO, Vincenzo, ….., Genova
  • BOTTERO, Giuseppe Ernesto, Luigi, Genova
  • BOTTICELLI, Giovanni, Bartolo, Brescia
  • BOTTONE, Vincenzo, Melchiorre, Palermo
  • BOVI, Paolo, Antonio, Bologna
  • BOZZANI, Eligio, Pietro, Fontanellate
  • BOZZANO, Domenico, Salvatore, Palermo
  • BOZZETTI, Romeo, Francesco, S. Martino Beliseto, Cremona
  • BOZZO, Giovanni Battista, ….., Genova
  • BOZZOLA, Candido, Andrea, Legnago
  • BRACA, Ferdinando, Giovanni, Montanare, Cortona Arezzo
  • BRACCINI, Gustavo Giuseppe, Giovanni, Livorno
  • BRACCO, Giuseppe, Francesco, Palermo
  • BRAICO, Cesare, Bartolomeo, Brindisi
  • BRAMBILLA, Prospero, Prospero, Bagnatica, Bergamo
  • BRESCIANI, Pietro Giuseppe, Silvio, Andrara San Martino, Sarnico
  • BRIASCO, Vincenzo, Giuseppe, Genova
  • BRISSOLARO, Giovanni Edoardo, Giovanni, Bergamo
  • BRUNIALTI, Giovanni Battista, Antonio, Poiana, Vicenza
  • BRUNTINI, Pietro, Pietro, Bergamo
  • BRUZZESI, Giacinto, Lelio, Cervetri
  • BRUZZESI, Filippo, Lelio, Torrita
  • BRUZZESI, Pietro, Raffaele, Civitavecchia
  • BUFFA, Emilio, Paolo, Ovada, Novi
  • BULGHERESI, Iacopo, Giuseppe, Livorno
  • BULLO, Luigi, Antonio, Chioggia, Venezia
  • BURATTINI, Carlo, Domenico, Ancona
  • BURLANDO, Antonio, Andrea, Genova
  • BUSCEMI, Vincenzo, Antonio, Palermo
  • BUTTI, Alessandro, Giacomo, Bergamo
  • BUTTINELLI, Giuseppe, Gaetano, Viggiu’, Varese
  • BUTTINONI, Francesco, Francesco, Treviglio, Bergamo
  • BUTTIRONI, Emilio, Vincenzo, Suzzara, Mantova
  • BUTTURINI, Antonio, Pietro, Pescantina, Verona
  • BUZZACCHI, Giovanni, Benedetto, Medole, Castiglione di Stiv.
  • CACCIA, Ercole, Giuseppe, Bergamo
  • CACCIA, Carlo, Giuseppe, Monticelli d’Oglio, Brescia
  • CADEI, Ferdinando, Giacomo, Calepio, Bergamo
  • CAFFERATA, Francesco, Francesco, Genova
  • CAGNETTA, Domenico, Antonio, Pavia
  • CAIROLI, Benedetto Angelo, Carlo, Pavia
  • CAIROLI, Carlo Benedetto Enrico, Carlo, Pavia
  • CALABRESI, Pietro, Luigi Martino, Carteno Breno, Brescia
  • CALAFIORE, Michele, Francesco, Fiumara, Calabria
  • CALCINARDI, Giovanni, Andrea, Brescia
  • CALDERINI, Ercole Enrico, Antonio, Bergamo
  • CALONA, Ignazio, Giovanni Battista, Palermo
  • CALVINO, Salvatore, Giuseppe, Trapani
  • CALZONI, Secondo, Andrea, Bione, Salo’ Brescia
  • CAMBIAGGIO, Biagio, Andrea, Polcevera, Genova
  • CAMBIAGHI, Giovanni Battista, Felice, Monza
  • CAMBIASO, Gaetano, Antonio, Campomorone, Genova
  • CAMELLINI, Giuseppe, Natale, Reggio Emilia
  • CAMICI, Venanzio, Antonio, Colle di Val d’Elsa
  • CAMPAGNOLI, Giuseppe Carlo, Antonio, Pavia
  • CAMPANELLO, Antonio, Gaspare, Palermo
  • CAMPI, Giovanni, Giuseppe, Monticelli d’Ongina
  • CAMPIANO, Bartolomeo, Lorenzo, Genova
  • CAMPO, Achille, Antonio, Palermo
  • CAMPO, Giuseppe, Antonio, Palermo
  • CANDIANI, Carlo Antonio, Giovanni Battista, Milano
  • CANEPA, Giuseppe, Angelo, Genova
  • CANESSA, Bartolomeo, Benedetto, Rapallo, Genova
  • CANETTA, Francesco, Domenico, Oggebbia, Pallanza
  • CANFER, Pietro, Giovanni Battista, Bergamo
  • CANINI, Cesare, Giuseppe, Sarzana, Genova
  • CANNONI, Girolamo, Giovanni, Grosseto
  • CANTONI, Angelo, Fernandino, Mezzani, Parma
  • CANTONI, Lorenzo, Geremia, Parma
  • CANZIO, Stefano, Michele, Genova
  • CAPELLETTO, Giuseppe Maria, Pietro, Venezia
  • CAPITANIO, Giuseppe, Luigi, Bergamo
  • CAPURRO, Giovanni Battista, Giovanni Batttista, Genova
  • CAPURRO, Giovanni, Agostino, Genova
  • CAPUZZI, Giuseppe, Stefano, Lonato, Brescia
  • CARABELLI, Daniele, Domenico, Gallarate, Milano
  • CARAVAGGI, Michele, Carlo, Chiari, Brescia
  • CARBONARI, Raffaele, Domenico, Catanzaro, Calabria
  • CARBONARI, Lorenzo, Santo, Ancona
  • CARBONE, Francesco, Giovanni, Genova
  • CARBONE, Luigi, Girolamo, Sestri Ponente, Genova
  • CARBONELLI, Vincenzo, Pietro, Secondigliano, Napoli
  • CARDINALE, Natale, Girolamo, Genova
  • CARETTI, Antonio, Angelo, Milano
  • CARINI, Giacinto, Giovanni, Palermo
  • CARINI, Giuseppe, Luigi, Pavia
  • CARINI, Gaetano, Francesco, Corteolona, Pavia
  • CARIOLATI, Domenico, Nicolo’, Vicenza
  • CARMINATI, Agostino Giovanni Bernardo, Giovanni, Bergamo
  • CARPANETO, Francesco, Andrea, Genova
  • CARRARA, Giuseppe Antonio Luigi, Giuseppe, Bergamo
  • CARRARA, Cesare, Pietro, Treviso
  • CARRARA, Antonio Pietro Giulio, Bellobuono, Bergamo
  • CARRARA, Giuseppe Santo, Natale, Bergamo
  • CARTAGENOVA, Filippo, Giovanni Battista, Genova
  • CASABONA, Antonio, Giacomo, Genova
  • CASACCIA, Enrico Raffaele, Girolamo, Genova
  • CASACCIA, Bartolomeo Emanuele, Andrea, Genova
  • CASALI, Alessandro, Vincenzo, Pavia
  • CASALI, Enrico, Vincenzo, Pavia
  • CASANELLO, Tomaso, Pietro, Genova
  • CASASSA, Nicolo’, Filippo, Isola Ronco Scrivia, Genova
  • CASIRAGHI, Alessandro, Vincenzo, Milano
  • CASTAGNA, Pietro, Agostino, Santa Lucia, Verona
  • CASTAGNOLA, Domenico, Giuseppe, Genova
  • CASTAGNOLI, Pasquale Natale, Antonio, Livorno
  • CASTALDELLI, Guido, Giacomo, Massa Superiore, Veneto
  • CASTELLANI, Egisto, Carlo, Milano
  • CASTELLAZZI, Antonio, Osvaldo, Gosaldo, Veneto
  • CASTELLINI, Francesco Maria, Angelo, Spezia, Genova
  • CASTIGLIA, Salvatore, Francesco, Palermo
  • CASTIGLIONE, Cesare, Luca, Tradate, Como
  • CATTANEO, Bartolomeo, Francesco, Gravedona, Como
  • CATTANEO, Angelo Giuseppe, Davide, Antignate Treviglio, Bergamo
  • CATTANEO, Angelo, Alessandro, Pietro, Bergamo
  • CATTANEO, Francesco, Michelangelo, Novi, Genova
  • CATTONI, Telesforo, Federico, Tabellano, Mantova
  • CAVALLERI, Gervaso Giuseppe Mario, Antonio, Milano
  • CAVALLI, Luigi, Francesco, Sannazzaro
  • CECCARELLI, Vincenzo, Luigi, Roma
  • CECCHI, Silvestro, Giovanni, Livorno
  • CEI, Giovanni, Angelo, Livorno
  • CELLA, Giovanni Battista, Giorgio, Udine
  • CENGIAROTTI, Santo, Michele, Caldiero, Verona
  • CENNI, Guglielmo, Lorenzo, Comacchio, Ferrara
  • CEREA, Celestino, Francesco, Bergamo
  • CERESETO, Angelo, Giovanni Battista, Genova
  • CERIBELLI, Carlo, Gaetano, Bergamo
  • CERVETTO, Maria Stefano, Domenico, Genova
  • CEVASCO, Bartolomeo, Giuseppe, Genova
  • CHERUBINI, Pasquale, Giovanni, S. Stefano di Piovene, Vicenza
  • CHIESA, Giuseppe, Camillo, Borgo Ticino, Pavia
  • CHIESA, Liborio, Daniele, Milano
  • CHIOSSONE, Vincenzo, Paolo, Messina
  • CHIZZOLINI, Camillo, Carlo, Marcaria, Cremona
  • CIACCIO, Alessandro, Giuseppe, Palermo
  • CICALA, Ernesto, Giovanni, Genova
  • CIOTTI, Marziano, Valentino, Gradisca
  • CIPRIANI, Augusto Cesare, Giovanni, Firenze
  • CIPRIANI, Bonaventura, Michele, Godega, Veneto
  • COCCHELLA, Stefano, Antonio, Genova
  • COCOLO, Giuseppe, Giovanni Battista, Conegliano, Veneto
  • COELLI, Carlo, Giovanni, Castel Leone, Cremona
  • COGITO, Guido, Giuseppe, Acqui, Piemonte
  • COLLI, Antonio
  • COLLI, Gaetano, Agostino, Bologna
  • COLLINI, Angelo, Giovanni Antonio, Mantova
  • COLOMBI, Luigi Alberto, Arcangelo, Misano, Mantova
  • COLOMBO, Girolamo Quintilio, Natale, Bergamo
  • COLOMBO, Donato, Abramo, Ceva, Mondovi’
  • COLPI, Giovanni Battista, Giovanni, Padova
  • COMI, Cesare, Giovanni, Trescorre, Bergamo
  • CONTI, Carlo, Bartolo, Bergamo
  • CONTI, Demetrio, Zefirino, Loreto, Ancona
  • CONTI, Luigi, Fermo, Sondrio
  • CONTI, Lino, Defendente, Brescia
  • CONTRO, Silvio, Luigi, Cologna, Verona
  • COPELLO, Enrico, Carlo, Genova
  • COPLER, Giuseppe, Angelo, Tagliuno, Bergamo
  • COPOLLINI, Achille, Luigi, Napoli
  • CORBELLINI, Antonio Giuseppe, Angelo, Borgarello, Pavia
  • CORINI, Paolo, Luigi, Pavia
  • CORONE MARCHI, Marco, Giacomo, Zoldo, Belluno
  • CORTESI, Francesco, Giovanni Battista, Sala Baganza, Parma
  • CORTI, Francesco, Giacomo, Bergamo
  • COSSIO, Valentino, Nicolo’, Talmassons, Veneto
  • COSSOVICH, Marco, Giuseppe, Venezia
  • COSTA, Giuseppe, Giovanni, Genova
  • COSTA, Giacomo, Domenico, Rovereto
  • COSTA, Giuseppe, Pietro, Genova
  • COSTELLI, Massimiliano, Gabriele, Reggio Emilia
  • COSTION, Gaetano, Antonio, Portogruaro, Veneto
  • COVA, Giovanni, Innocenzo Milano
  • COVOLI, Giuseppe Romeo, Marco, Bergamo
  • CREMA, Angelo Enrico, Luigi, Cremona
  • CRESCINI, Giovanni Battista, ….., Ludriano, Brescia
  • CRESCINI, Riccardo Paolo, Giuseppe, Bergamo
  • CRISPI, Francesco, Tommaso, Ribera, Girgenti
  • CRISPI MONTMASSON, Rosalia, Gaspare, S. Zoriz, Annecy
  • CRISTIANI, Cesare, Ferdinando, Livorno
  • CRISTOFOLI, Giacomo, Cesare, Clusone, Bergamo
  • CRISTOFOLI, Pietro Angelo, Filippo, San Vito al Tagliamento, Friuli
  • CRUCIANI, Giovanni, Antonio, Foligno
  • CRUTI, Francesco, ….., Palermo
  • CUCCHI, Luigi Francesco, Antonio, Bergamo
  • CURTOLO, Giovanni, Domenico, Feltre, Belluno
  • CURZIO, Francesco Raffaele, Francesco, Turi
  • D’ANCONA, Giuseppe, Isacco, Venezia
  • DACCO’, Luigi, Pietro, Marcignago, Pavia
  • DAGNA, Pietro, Giuseppe, Pavia
  • DALL’ARA, Carlo, Giuseppe, Rovigo, Veneto
  • DALL’OVO, Enrico, Luigi, Ermenegildo, Bergamo
  • DALMAZIO, Antonio
  • DAMELI, Pietro, Giovanni Battista, Diano Castello, Porto Maurizio
  • DAMIANI, Gianmaria, Carlo, Piacenza
  • DAMIS, Domenico, Antonio, Lungro, Calabria
  • DAPINO, Stefano, Carlo, Genova
  • DE AMEZAGA, Luigi, Giacomo, Genova
  • DE BIASI, Giuseppe, ….., Bugliolo, Genova
  • DE BONI, Giacomo, Polidoro, Feltre, Belluno
  • DE CRISTINA, Giuseppe, Rocco, Palermo
  • DE FERRARI, Carlo, Nicolo’, Sestri Levante, Chiavari
  • DE MAESTRI, Francesco, Peregrino, Spotorno, Savona
  • DE MARCHI, Domenico Bonaventura, Francesco, Malo, Vicenza
  • DE MARTINI, Germano
  • DE MICHELI, Tito, Pietro, Genova
  • DE NOBILI, Alberto, Cesare, Corfu’
  • DE PALMA, Nicolo’, Raffaele, Torino
  • DE PAOLI, Cesare, Francesco, Pozzoleone, Vicenza
  • DE PASQUALI, Luigi, Carlo, Genova
  • DE STEFANIS, Giovanni, Modesto, Castellamonte, Torino
  • DE VITTI, Rodolfo, Nicolo’, Orbetello, Grosseto
  • DECOL, Luigi, Giacomo, Venezia
  • DECOL, Giuseppe Francesco, Felice, Vini, Feltre
  • DEFENDI, Giovanni, Alessandro, Lurano, Bergamo
  • DEL CAMPO, Lorenzo, Marco, Genova
  • DEL CHICCA, Giuseppe, Lorenzo Pierantonio, Bagni S. Giuliano, Pisa
  • DEL FA, Alessandro, Giuseppe, Livorno
  • DEL MASTRO, Raffaele Francesco Fabio, Carmine, Ortodonico, Vallo della Lucania
  • DEL MASTRO, Michele, Carmine, Ortodonico, Vallo della Lucania
  • DELFINO, Luca Giovanni Battista, Pasquale, Genova
  • DELLA CASAGRANDE, Giovanni, Giorgio, Genova
  • DELLA CASAGRANDE, Andrea, Giuseppe, Genova
  • DELLA CELLA, Ignazio, Candido, Genova
  • DELLA PALU’, Antonio, Nicolo’, Vicenza
  • DELLA SANTA, Vincenzo, Giuseppe, Padova
  • DELLA TORRE, Carlo Pompeo, Antonino, Milano
  • DELLA TORRE, Ernesto, Andrea, Adro, Brescia
  • DELLA VIDA, Natale Cesare, Vincenzo, Livorno
  • DELLE PIANE, Giovanni Battista, Andrea, Genova
  • DELUCCHI, Giulio Giuseppe, Salvatore, Sampierdarena, Genova
  • DELUCCHI, Luigi, Giuseppe, Montaggio, Genova
  • DENEGRI, Giovanni Battista, Antonio, Genova
  • DESIDERATI, Basilio Emilio, Luigi, Mantova
  • DEVECCHI, Carlo, Francesco, Copiano, Pavia
  • DEZORZI, Ippolito, Giuseppe, Vittorio Veneto
  • DEZZA, Giuseppe, Baldassare, Melegnano, Milano
  • DI FRANCO, Vincenzo, Placido, Palermo
  • DI GIUSEPPE, Giovanni Battista, Giuseppe, Santa Margherita, Girgenti
  • DILANI, Giuseppe, Felice, Bergamo
  • DIONESE, Eugenio, Giovanni, Vicenza
  • DODOLI, Corradino, Costantino, Livorno
  • DOLCINI, Angelo, Francesco, Bergamo
  • DONADONI, Augusto Enrico, Giovanni, Bergamo
  • DONATI, Angelo, Giacomo, Padova
  • DONATI, Carlo, Giuseppe, Treviglio
  • DONEGANI, Pietro, Giuseppe, Brescia
  • DONELLI, Andrea, Melchiorre, Castelponzone, Casalmaggiore
  • DONIZETTI, Angelo Paolo, Andrea, Ponteranica, Bergamo
  • ELIA, Augusto, Antonio, Ancona
  • ELLERO, Enea, Mario, Pordenone, Veneto
  • ERBA, Filippo, Luigi, Milano
  • EREDE, Gaetano Angelico, Michele, Genova
  • ESCUFIE’, Francesco Luigi, Luigi, Torino
  • ESPOSITO MERLI DELUVIANI, Giovanni, ….., Treviglio
  • EVANGELISTI, Paolo Emilio, Filippo, Genova
  • FABIO, Luigi, Giovanni, Pavia
  • FABRIS, Placido, Bernardo, Povegliano, Treviso
  • FACCHINETTI, Alessandro Antonio, Giovanni, Bergamo
  • FACCHINETTI, Giovanni Battista, Antonio, Brescia
  • FACCINI, Onesto, Domenico, Lerici, Genova
  • FACCIOLI, Baldassare, Girolamo, Montagnana, Veneto
  • FANELLI, Giuseppe, Lelio, Montecalvario, Napoli
  • FANTONI, Giovanni Battista, Francesco, Legnago, Verona
  • FANTUZZI, Antonio, Vincenzo, Pordenone, Friuli
  • FANUCCHI, Alfredo, Filippo, Salviano, Livorno
  • FASCE, Paolo Federico, Emanuele, Genova
  • FASCIOLO, Andrea, Antonio, Genova
  • FASOLA, Alessandro, Gaudenzio, Novara
  • FATTORI, Giuseppe, Giovanni Battista, Ostiano, Cremona
  • FATTORI-BIOTON, Antonio, Antonio, Castel Tosimo, Tirolo
  • FERRARI, Domenico Giovanni, Luigi, Napoli
  • FERRARI, Paolo, Pietro, Brescia
  • FERRARI, Filippo, Bartolomeo, Varese Ligure
  • FERRI, Pietro, Giacinto, Bergamo
  • FERRIGHI, Felice Giacinto, Giovanni, Valdagno, Vicenza
  • FERRITI, Giovanni Marsiglio, Pietro, Brescia
  • FILIPPINI, Ettore, Antonio, Venezia
  • FINCATO, Giovanni Battista, Antonio, Treviso
  • FINOCCHIETTI, Domenico, Luigi, Genova
  • FIORENTINI, Pietro, Giuseppe, Verona
  • FIORINI, Edoardo, Giuseppe, Cremona
  • FIRPO, Pietro, Bernardo, Genova
  • FLESSADI, Giuseppe, Domenico, Cerea, Verona
  • FOGLIATI, Luigi, Bartolo, Villarospa, Veneto
  • FOLIN, Marco, Simone, Venezia
  • FONTANA, Giuseppe, Giuseppe, Trento
  • FORESTI, Giovanni, Cristoforo, Pralboino, Brescia
  • FORMIGA, Luigi, Giovanni, Mantova
  • FORNI, Luigi, Stefano, Pavia
  • FORNO, Antonio, Carmelo, Palermo
  • FOSSA, Giovanni, Domenico, Genova
  • FRANZONI, Guglielmo, Natale, Parma
  • FRASCADA BELFIORE, Paolo, ….., Ottobiano
  • FREDIANI, Francesco, Carlo, Comillo, Lecco di Massa
  • FRIGO, Antonio Bartolomeo, Bartolomeo, Montebello
  • FROSCIANTI, Giovanni, Paolo, Colle-Scipoli
  • FUMAGALLI, Enrico Angelo, Gaetano, Senaco, Milano
  • FUMAGALLI, Angelo Luigi, Francesco, Bergamo
  • FUMAGALLI
  • FUNAGALLI, Antonio, Pietro, Bergamo
  • FUSI, Giuseppe, Carlo, Pavia
  • FUXA, Vincenzo, Gabriele, Palermo
  • GABRIELI, Raffaele, Giuseppe, Roma
  • GADIOLI, Francesco, Antonio, Libiola, Ostiglia
  • GAFFINI, Antonio, Carlo, Milano
  • GAFFURI, Eugenio, Fortunato, Brivio, Como
  • GAGNI, Federico, Giuseppe, Bergamo
  • GALETTO, Antonio Alessandro, Francesco, Genova
  • GALIGARSIA, Sebastiano, Michele, Favignana
  • GALIMBERTI, Giuseppe Carlo, Napoleone, Milano
  • GALIMBERTI, Giacinto, Napoleone, Milano
  • GALLEANI, Francesco, Filippo, Genova
  • GALLEANI, Giovanni Battista, Filippo, Genova
  • GALLI, Carlo, Pietro, Pavia
  • GALLOPPINI, Pietro, Francesco, Borgo Sesia, Novara
  • GAMBA, Barnaba, Giacomo, Eudenna, Bergamo
  • GAMBINO, Giuseppe, Giuseppe, Voltri, Genova
  • GANDOLFO, Emanuele, Adamo, Genova
  • GARBINATI, Guido, Domenico, Vicenza
  • GARIBALDI, Gaetano, Giovan Battista, Genova
  • GARIBALDI, Giovanni, Giovanni Battista, Genova
  • GARIBALDI, Menotti, Giuseppe, Rio Grande del Sud
  • GARIBALDI, Giuseppe, Domenico, Nizza
  • GARIBALDO, Giovanni Stefano Agostino, Domenico, Genova
  • GARIBOTTO, Giuseppe, Giacomo, Genova
  • GASPARINI, Giovanni Andrea, Bernardino, Carre’, Vicenza
  • GASPARINI, Giovanni Battista, Antonio, Sandrigo
  • GASTALDI, Giovanni Battista, Domenico, Porto Maurizio
  • GASTALDI, Cesare, Giovanni, Neviano degli Arduini, Parma
  • GATTAI, Cesare, Alessandro, Livorno
  • GATTI, Stefano, Angelo, Mantova
  • GATTINONI, Giovanni Costanzo, Girolamo, Bergamo
  • GAZZO, Daniele, Antonio, Padova
  • GERVANI, Giuseppe
  • GERVASIO, Giuseppe, Antonio, Genova
  • GHERARDINI, Goffredo, Alessandro, Asola, Mantova
  • GHIDINI, Luigi, Francesco, Bergamo
  • GHIGLIONE, Giovanni Battista, Gaetano, Genova
  • GHIGLIOTTI, Antonio Francesco, Giovanni Battista, Genova
  • GHISLOTTI, Giuseppe, Luigi, Comunnuovo, Bergamo
  • GIACOMELLI, Pietro, Antonio, Noventa Vicentina
  • GIAMBRUNO, Nicolo’, Cesare, Genova
  • GIANFRANCHI, Raffaele Felice, Giovanni, Genova
  • GILARDELLI, Angelo Giuseppe, Antonio, Pavia
  • GILIERI, Girolamo, Antonio, Legnago, Veneto
  • GIOLA, Giovanni, Domenico, Alessandria
  • GIRARD, Omero, Luigi, Livorno
  • GIUDICE, Giovanni Girolamo, Domenico, Codevilla, Voghera
  • GIULINI, Luigi Giovanni, Benigno, Cremona
  • GIUNTI, Edoardo Egisto, Giovanni, Salviano, Livorno
  • GIUPPONI, Giuseppe Ambrogio, Giuseppe, Bergamo
  • GIUROLO, Giovanni, Pietro, Arzignano, Vicenza
  • GIUSTA, Giuseppe, Antonio, Asti
  • GNECCO, Giuseppe, Tommaso, Genova
  • GNESUTTA, Coriolano, Raimondo, Latisana, Friuli
  • GNOCCHI, Ermogene, Silvestro, Ostiglia
  • GOGLIA, Domenico, Francesco, Pozzuoli, Napoli
  • GOLDBERG, Antonio, ….., Pest, Ungheria
  • GORGOGLIONE, Giuseppe, Cesare, Genova
  • GOTTI, Pietro, Antonio, Bergamo
  • GRAFFIGNA, Giuseppe, Giovanni Battista, Genova
  • GRAMACCINI, Leonardo, Bartolomeo, Sinigallia
  • GRAMIGNANO, Stefano, Fedele, Cagliari
  • GRAMIGNOLA, Angelo Innocenzo, Ambrogio, Robecco, Cremona
  • GRANDE, Francesco, Luigi, Tempio, Sassari
  • GRANUCCI, Giovanni, Paolo, Calci, Livorno
  • GRASSO, Carlo, Carlo, Cuorgne’, Torino
  • GRIGGI, Giovanni Battista Giuseppe, Stefano, Pavia
  • GRIGNOLO BASSO, Edoardo, Felice, Chioggia, Veneto
  • GRITTI, Emilio, Carlo, Cologna, Bergamo
  • GRIZZIOTTI, Giacomo, Antonio, Corteolona, Pavia
  • GRUPPI, Giuseppe, Pietro, Pavia
  • GUALANDRIS, Giuseppe Enrico, Agostino, Almenno S. Bartolomeo, Bergamo
  • GUARNACCIA, Francesco, Emanuele, Venezia
  • GUAZZONI, Carlo, Cesare, Brescia
  • GUIDA, Carlo, Pietro, Soresina, Cremona
  • GUIDOLIN, Antonio, Pasquale, Castelfranco, Veneto
  • GUSMAROLI, Luigi, Giuseppe, Mantova
  • GUSSAGO, Giuseppe, Francesco, Brescia
  • HERTER, Edoardo, Carlo, Treviso
  • IMBALDI, Francesco, Pietro, Milano
  • INCAO, Alessandro Angelo, Domenico, Borgo Costa, Rovigo
  • INVERNIZZI, Carlo, Pietro, Bergamo
  • INVERNIZZI, Pietro, Pietro, Bergamo
  • ISNENGHI, Enrico, Francesco, Rovereto
  • LA MASA, Giuseppe, Andrea, Trabia, Palermo
  • LAJOSKI, Venceslao
  • LAMENZA, Stanislao, Vincenzo, Sarracena, Calabria
  • LAMPUGNANI, Giuseppe, Giacinto, Milano
  • LAMPUGNANI, Giulio Cesare, Paolo, Nerviano, Milano
  • LAVESI, Angelo, Giovanni Maria, Belgiojoso, Pavia
  • LAZZARONI, Giovanni Battista, Giovanni, Bergamo
  • LAZZERINI, Giorgio, Luigi, Livorno
  • LEONARDI, Giuseppe, Antonio, Riva, Tirolo
  • LERTORA, Tommaso Santo, Andrea, Genova
  • LIGEZZOLO, Giovanni, Francesco, Posina, Vicenza
  • LIPPI, Giuseppe, Giovanni, Motta, Treviso
  • LORATI, Carlo, ….., Pavia
  • LORENZI, Venceslao, Lorenzo, Bergamo
  • LUCCHINI, Giuseppe Giovanni Battista, Giuseppe, Bergamo
  • LUCCHINI, Battista, Giuseppe, Bergamo
  • LURA’, Agostino Vincenzo, Carlo, Bergamo
  • LUSIARDI, Giovanni Battista, Francesco, Acquanegra, Cremona
  • LUZZATTO, Riccardo, Mario, Udine
  • MACARRO, Guglielmo, Giovanni Antonio, Sassello, Savona
  • MAESTRONI, Ferdinando, Angelo, Soresina, Cremona
  • MAFFIOLI, Luigi Iacopo, Francesco, Livorno
  • MAGGI, Giovanni, Martino, Treviglio, Bergamo
  • MAGISTRETI, Carlo Giuseppe, Ambrogio, Milano
  • MAGISTRIS, Giuseppe, Antonio, Budrio, Bologna
  • MAGLIACANI, Francesco, Virgilio, Castel del Piano, Grosseto
  • MAGNI, Luigi, Giovanni, Parma
  • MAGNONI, Michele, Luigi Maria, Rutino, Vallo Lucano
  • MAIOCCHI, Achille, Giovanni, Milano
  • MAIRONI, Alessio, Gustavo Federico, Bergamo
  • MAIRONI, Eugenio, Luigi, Bergamo
  • MALATESTA, Luigi, Emanuele, Genova
  • MALATESTA, Pietro, Giovanni, Genova
  • MALDACEA, Mose’, Vincenzo, Foggia
  • MAMOLI, Giovanni Enrico, Pietro Paolo, Lodi-Vecchio, Milano
  • MANCI, Filippo, Vincenzo, Povo, Trento
  • MANENTI, Battista, Angelo, Chiari, Brescia
  • MANENTI, Pietro, Antonio, Vidigulfo
  • MANIN, Giorgio, Daniele, Venezia
  • MANUELLI, Giovanni Pasquale, Antonio, Antignano, Livorno
  • MANTOVANI, Antonio, Virgilio, S. Martino, Mantova
  • MAPELLI, Achille, Deferente, Monza
  • MAPELLI, Clemente, Giuseppe, Bergamo
  • MARABELLO, Luigi, Antonio, Vicenza
  • MARABOTTI, Angelo, Giovanni, Pisa
  • MARAGLIANO, Giacomo, Andrea, Genova
  • MARCHELLI, Bartolomeo, Giacomo, Ovada, Novi – Alessandria
  • MARCHESE, Giovanni, Francesco, Genova
  • MARCHESI, Giovanni Battista, Antonio, Torre Baldone, Bergamo
  • MARCHESI, Pietro Samuele, Carlo, Covo, Bergamo
  • MARCHESINI, Luciano, ….., Vicenza
  • MARCHETTI, Giuseppe, Luigi, Chioggia, Veneto
  • MARCHETTI, Stefano Elia, Vincenzo, Bergamo
  • MARCHETTI, Luigi Giuseppe, Giuseppe, Ceneda, Treviso
  • MARCONE, Girolamo, Giovanni, Genova
  • MARCONZINI, Giuseppe, Girolamo, Ronco sull’Adige
  • MARELLI, Giacomo, Domenico, Bagnolo Nullo
  • MARENESI, Giuseppe, Alessandro, Bergamo
  • MARGARITA, Giuseppe Francesco, Felice, Cuggiono, Milano
  • MARGHERI, Girolamo, Guglielmo, Sarteano, Siena
  • MARIN, Giovanni Battista, Giuseppe, Conegliano, Veneto
  • MARIO, Desiderio Lorenzo, Cesare, Miraglia
  • MARTIGNONI, Luigi, Giuseppe, Casalpusterlengo, Lodi
  • MARTINELLI, Clemente, Natale, Milano
  • MARTINELLI, Ulisse, Giacomo, Viadana, Cremona
  • MASCOLO, Gaetano, Francesco, Casola, Napoli
  • MASNADA, Giuseppe, Domenico, Ponte San Pietro, Bergamo
  • MASPERO, Giovanni Battista, Pietro, Como
  • MATTIOLI, Angelo, Evangelista, Parma
  • MAURO, Raffaele, Angelo, Cosenza, Calabria
  • MAURO, Domenico, Angelo, S. Demetrio, Calabria
  • MAYER, Antonio, Silvestro, Orbetello
  • MAZZOLA, Giuseppe, Gaetano, Bergamo
  • MAZZOLI, Ferdinando, Gioacchino, Venezia
  • MAZZUCCHELLI, Luigi, Giuseppe, Cantu’, Como
  • MEDICI, Alessandro, Giuseppe, Bergamo
  • MEDICINA, Antonio, Michele, Genova
  • MELCHIORAZZO, Marco, Francesco, Bassano, Vicenza
  • MENEGHETTI, Gustavo, Luigi, Santa Maria Maggiore, Treviso
  • MENIN, Domenico, Giovanni, Campo Nogara, Veneto
  • MENOTTI, Cesare
  • MERIGHI, Augusto, Luigi, Mirandola
  • MERIGONE, Francesco Antonio, Francesco, Gibilterra
  • MERLINO, Appio, Silvestro, Reggio Calabria
  • MESCHINI, Leopoldo, Angelo, Sarteano, Siena
  • MESSAGGI, Stefano Giuliano, Giovanni Battista, Milano
  • MEZZERA, Giulio Pietro, Emanuele, Bergamo
  • MIANI, Giovanni, Domenico, Padova
  • MICELI, Luigi, Francesco, Longobardi, Cosenza
  • MICHELI, Cesare, Tommaso, Campolongo, Veneto
  • MIGLIACCI, Giuseppe, Pietro, Montepulciano
  • MIGNONA, Nicolo’, Cataldo, Taranto
  • MILANO, Angelo, Antonio, Anguillara, Padova
  • MILESI, Girolamo, Pietro, Bergamo
  • MINA, Alessandro, Luigi, Gussola, Cremona
  • MINARDI, Mansueto, Carlo, Ferrara
  • MINETTI, Martino Natale, Giuseppe, Milano
  • MINNICELLI, Luigi, Gennaro, Rossano, Cosenza
  • MINUTELLO, Filippo, Nicolo’, Gruno, Bari
  • MIOTTI, Giacomo, Francesco, Feltre
  • MISSORI, Giuseppe, Gregorio, Bologna
  • MISURI, Mansueto, Roberto, Livorno
  • MOIOLA, Quirino, Giuseppe, Rovereto
  • MOLENA, Giuseppe, Giuseppe, Venezia
  • MOLINARI, Giuseppe, Andrea, Venezia
  • MOLINARI, Giosue’, Costantino, Calvisano, Brescia
  • MOLINVERNO, Carlo, Giuliano, Salvatore, Cremona
  • MONA, Francesco, Giovanni, Milano
  • MONETA, Enrico, Carlo, Milano
  • MONGARDINI, Paolo Giovanni, Giovanni Battista, Bergamo
  • MONTALDO, Andrea, Emanuele, Genova
  • MONTANARA, Giacomo Achille, Eliseo, Milano
  • MONTANARI, Francesco, Luigi, Roncole, Mirandola
  • MONTARSOLO, Pietro Giovanni Battista, Marco, Genova
  • MONTEGRIFFO, Francesco, Francesco, Genova
  • MONTEVERDE, Giovanni Battista, Giovanni Battista, S. Terenzo, Sarzana
  • MORASSO, Giovanni Battista, Paolo, Genova
  • MORATTI, Luigi, Paolo, Castiglione, Mantova
  • MORELLO, Domenico, Agostino, Genova
  • MORETTI, Virginio Cesare, Paolo, Brescia
  • MORGANTE, Rocco, Vincenzo, Fiumara, Reggio
  • MORGANTE, Alfonso Luigi, Girolamo, Tarcento, Udine
  • MORI, Giuseppe Giovanni, Benedetto, Bergamo
  • MORI, Romolo, Pietro, Civitavecchia
  • MORO, Marco Antonio, Giuseppe, Brescia
  • MORONI, Vittorio, Modesto, Zogno, Bergamo
  • MOROTTI, Goffredo Alcibiade, Giovanni, Roncaro, Pavia
  • MORTEDO, Giovanni Alessandro, Michele, Livorno
  • MOSCHENI, Pompeo Giuseppe, Francesco, Bergamo
  • MOSTO, Carlo, Paolo, Genova
  • MOSTO, Antonio, Paolo, Genova
  • MOTTINELLI, Bartolo, Giacomo, Brescia
  • MURO, Giuseppe, Pietro, Milano
  • MUSTICA, Giuseppe, Luigi, Palermo
  • NACCARI, Giuseppe, Antonino, Palermo
  • NARDI, Ermenegildo, Pellegrino, Parma
  • NATALI, Mauro, Santo, Bergamo
  • NAVONE, Lorenzo, Domenico, Genova
  • NEGRI, Enrico Giulio, Giuseppe, Bergamo
  • NELLI, Stefano, Domenico, Massa Carrara
  • NICOLAZZO, Gregorio, Teodoro, Platania, Calabria
  • NICOLI, Fermo, Giovanni Battista, Bergamo
  • NICOLI, Pietro, Giovanni Battista, Bergamo
  • NIEVO, Ippolito, Antonino, Padova
  • NODARI, Giuseppe, Luigi, Castiglione, Mantova
  • NOVARIA, Enrico, Domenico, Pavia
  • NOVARIA, Luigi, Domenico, Pavia
  • NOVELLI, Feliciano, Francesco, Castel d’Emilio, Ancona
  • NULLO, Francesco, Arcangelo, Bergamo
  • NUVOLARI, Giuseppe, ….., Ronco, Ferrara
  • OBERTI, Giovanni, Luigi, Bergamo
  • OBERTI, Giovanni Andrea, Pietro, Bergamo
  • OCCHIPINTI, Ignazio, Santo, Palermo
  • ODDO, Giuseppe, Salvatore, Palermo
  • ODDO, Angelo, Michele, Reggio Calabria
  • ODDO-TEDESCHI, Stefano, Rosario, Alimena
  • OGNIBENE, Antonio, Biagio, Orbetello
  • OLIVARI, Stefano, Angelo, Genova
  • OLIVIERI, Pietro, Domenico, Alessandria
  • ORLANDI, Bernardo, Giuseppe, Carrara
  • ORLANDO, Giuseppe, Giuseppe, Palermo
  • ORSINI, Vincenzo, Gaetano, Palermo
  • OTTAVI, Antonio, Ottavio, Reggio Emilia
  • OTTONE, Nicolo’, Stefano, Genova
  • PACCANARO, Marco, Nicolo’, Este, Veneto
  • PACINI, Andrea, Teofilo, Bientina, Pisa
  • PADULA, Vincenzo, Maurizio, Padula, Principato Superiore
  • PAFFETTI, Tito, Felice, Orbetello, Grosseto
  • PAGANI, Giovanni, Lelio, Tagliuno, Bergamo
  • PAGANI, Antonio, Giuseppe, Como
  • PAGANI, Costantino, Giovanni Battista, Borgomanero, Novara
  • PAGANO, Tommaso, Giovanni Battista, Genova
  • PAGANO, Lazzaro Martino, Giovanni Battista, S. Martino, Genova
  • PALIZZOLO, Mario, Vincenzo, Trapani
  • PALMIERI, Palmiro, Fortunato, Montalcino
  • PANCIERA, Antonio, Carlo, Castelgomberto, Vicenza
  • PANSERI, Eligio, Francesco, Bulciago, Lecce
  • PANSERI, Giuseppe, Andrea, Bergamo
  • PANSERI, Alessandro, Giosue’, Bergamo
  • PANSERI, Aristide, Saverio, Bergamo
  • PARINI, Antonio, Nicolo’, Palermo
  • PARIS, Andrea Cesare, Ignazio, Ripa, Pinerolo
  • PARODI, Tommaso, Antonio, Genova
  • PARODI, Giuseppe, Giovanni Battista, Genova
  • PARPANI, Giuseppe Giacobbe, Giuseppe, Bergamo
  • PASINI, Giovanni, Francesco, Scandolara Riva
  • PASQUALE, Pietro, Carlo, Sagliano, Biella
  • PASQUINELLI, Agostino, Giacomo, Zogno, Bergamo
  • PASQUINELLI, Giacinto, Pietro, Livorno
  • PASSANO, Giuseppe, Francesco, Genova
  • PATELLA, Filippo, Giuseppe, Agropoli, Salerno
  • PATRESI, Gilberto, Michele, Milano
  • PAULON STELLA, Giuseppe, Osvaldo, Barcis, Friuli
  • PAVANINI, Ippolito, Mariano, Rovigo, Veneto
  • PAVESI, Giuseppe, Carlo, Milano
  • PAVESI, Leonardo Ercole, Giovanni, Cinarolo
  • PAVESI, Urbano, Domenico, Albuzzano, Pavia
  • PAVONI, Lorenzo, ….., Bergamo
  • PEDOTTI, Ulisse, Paolo, Laveno, Como
  • PEDRALI, Costantino, Giuseppe, Bergamo
  • PEDRAZZA, Giacomo, Andrea, Zane’
  • PELLEGRINO, Antonio, Giuseppe, Palermo
  • PELLERANO, Lorenzo, Giuseppe, S. Margherita, Rapallo
  • PENDOLA, Giovanni, Nicolo’, Genova
  • PENTASUGLIA, Giovanni Battista, Giuseppe, Matera, Potenza
  • PERDUCO, Biagio, Annibale, Pavia
  • PEREGRINI, Paolo, Ludovico, Milano
  • PERELLI, Valeriano, Girolamo, Milano
  • PERICO, Samuele, Luigi, Bergamo
  • PERLA, Luigi, Francesco, Bergamo
  • PERNIGOTTI, Giovanni, Vittorio, S. Pietro, Alessandria
  • PERONI, Giuseppe, Biagio, Soresina, Cremona
  • PEROTTI, Luigi, Vincenzo, Torino
  • PERSELLI, Emilio, Lorenzo, S. Daniele, Friuli
  • PESCINA, Eugenio, Paolo Luigi, Borgo S. Donnino, Parma
  • PESENTI, Giovanni, Giovanni Battista, Bergamo
  • PESENTI, Francesco, Giovanni, Piazza-Basso, Bergamo
  • PESSOLANI, Giuseppe, Saverio Arcangelo, Atena, Principato Ulteriore
  • PETRUCCI, Giuseppe, Paolo, Castelnuovo, Livorno
  • PEZZE’, Giovanni Battista, Luigi, Alleghe, Belluno
  • PEZZUTTI, Pietro, Francesco, Polcenigo, Friuli
  • PIAI, Pietro, Matteo, Treviso
  • PIANORI, Pietro, Angelo, Brescia
  • PIANTANIDA, Bruce, Carlo, Bergamo
  • PIANTONI, Giovanni, Antonio, Milano
  • PIAZZA, Alessandro, ….., Roma
  • PICASSO, Giovanni Battista, Francesco, Genova
  • PICCININI, Enrico, Cristino, Albino, Bergamo
  • PICCININI, Daniele, Vincenzo, Pradalunga, Bergamo
  • PICCOLI, Raffaele, Bernardo, Arione Castagna, Calabria
  • PIENOVI, Raffaele, Andrea, Genova
  • PIEROTTI, Augusto, Pasquale, Livorno
  • PIEROTTI, Giovanni Palmiro, Giovanni, Livorno
  • PIETRI, Desiderato, Giuseppe, Bastia, Corsica
  • PIETRO-BONI, Lorenzo, Pietro, Treviso
  • PIEVANI, Antonio, Giovanni Battista, Tirano, Sondrio
  • PIGAZZI, Domenico Giovanni, Giuseppe, Padova
  • PILLA, Giuseppe, Angelo, Conegliano, Veneto
  • PINI, Pacifico, Sebastiano, Isola del Giglio
  • PINI, Antonio, Giacomo, Grosseto
  • PIROTTI, Pietro, Bartolomeo, Verona
  • PISTOIA, Luigi, Giuseppe, Subiaco
  • PISTOIA, Marco, Stefano, Palermo
  • PIVA, Domenico, Giovanni, Rovigo, Veneto
  • PIVA, Remigio, Giovanni Battista, Rovigo, Veneto
  • PIZZAGALLI, Lodovico, Pietro, Bergamo
  • PIZZI, Giuseppe
  • PLONA, Carlo, Dionisio, Vicenza
  • PLONA, Giovanni Battista, Bartolo, Brescia
  • PLUTINO, Antonino, Fabrizio, Reggio Calabria
  • POGGI, Giuseppe, Giovanni, Genova
  • POLENI, Carlo, Giuseppe, Bergamo
  • POLETTI, Giovanni Battista, Giovanni Battista, Albino, Bergamo
  • POLIDORI, Giuseppe, Giovanni Battista, Montone, Umbria
  • POMA, Giacomo, Lorenzo, Trescore, Bergamo
  • PONVIANI, Francesco Attilio, Domenico, Bergamo
  • PORTA, Ilario, Felice, Orbetello
  • PORTIOLI, Antonio, Antonio, Scorzarolo, Mantova
  • POVOLERI, Augusto, ….., Treviso
  • POZZI, Gaetano Giovanni, Pietro, Pavia
  • PREDA, Paolo, Pietro, Milano
  • PREMI, Luigi, Antonio, Casalmoro, Brescia
  • PRESBITERO, Enrico, Giuseppe, Orta, Novara
  • PREX, Ireneo, Giovanni, Firenze
  • PRIGNACCHI, Luigi, Vincenzo, Fiesse, Brescia
  • PRINA, Luigi, Giuseppe, Villafranca, Verona
  • PROFUMO, Angelo, Antonio, S. Francesco d’Albaro, Genova
  • PROFUMO, Giuseppe, Francesco, Genova
  • PULLIDO, Giovanni, Vincenzo, Polesella, Veneto
  • PUNTA, Paolo Giuseppe, Alberto, Novi, Alessandria
  • QUARENGHI, Antonio, Antonio, Villa d’Alme’, Bergamo
  • QUEIZEL, Emanuele, Ambrogio, Genova
  • RACCUGLIA, Antonio, Francesco, Palermo
  • RADOVICH, Antonio, Giuseppe, Spresiano
  • RAGUSIN, Francesco, Giovanni, Venezia
  • RAI, Felice, Felice, Soresina, Cremona
  • RAIMONDI, Luigi, Giovanni, Castellanza
  • RAIMONDO, Alessandro, Giuseppe, Alba
  • RAMPONI, Mansueto, Ferdinando, Canonica, Bergamo
  • RASIA, Matteo Riccardo, Domenico, Cornedo, Vicenza
  • RASO, Paolo Luigi, Domenico, Sarzana, Genova
  • RATTI, Davide Antonio, Luigi, Vignate, Milano
  • RAVA’, Eugenio, Leone, Reggio Emilia
  • RAVEGGI, Luciano, Luigi, Orbetello
  • RAVETTA, Carlo, Antonio, Milano
  • RAVINI.Luigi, Giovanni, Caviaga, Milano
  • RAZETO, Enrico, Fortunato, S. Francesco d’Albaro, Genova
  • REBUSCHINI, Angelo Giovanni, Cristino, Venezia
  • REBUSCHINI, Giuseppe, Girolamo, Dongo, Como
  • REBUZZONI, Andrea, Giuseppe, Genova
  • REPETTO, Domenico, Giuseppe, Tagliolo, Alessandria
  • RETAGGI, Innocenzo Eugenio, Giuseppe, Milano
  • RICCARDI, Giovanni Battista, Giovanni Andrea, Bergamo
  • RICCI, Gustavo Giuseppe, Giacomo, Livorno
  • RICCI, Pietro Armentario, Carlo, Pavia
  • RICCI, Carlo, Vincenzo, Pavia
  • RICCI, Enrico, Giacomo, Livorno
  • RICCIONI, Filippo, Luigi, Pisa
  • RICHIEDEI, Enrico, Luigi, Salo’, Brescia
  • RICOTTI, Daniele, Pietro, Landriano, Pavia
  • RIENTI, Edoardo, Carlo, Como
  • RIGAMONTI, Giovanni Battista, Francesco, Pavia
  • RIGHETTO, Raffaele, Marco, Chiampo
  • RIGONI, Luigi, Lorenzo, Vicenza
  • RIGOTTI, Raffaele, Francesco, Malo’, Vicenza
  • RIPARI, Pietro, Ludovico, Cremona
  • RISSOTTO, Giuseppe Luigi, Vincenzo, Genova
  • RIVA, Celestino, Girolamo, Pontida, Bergamo
  • RIVA, Luigi Isidoro, Osvaldo, Agordo, Belluno
  • RIVA, Giuseppe, Francesco, Milano
  • RIVA, Luigi, Domenico, Palazzuolo, Friuli
  • RIVALTA, Francesco, Antonio, Genova
  • RIZZARDI, Luigi, Vincenzo, Brescia
  • RIZZI, Catterino Felice, Giovanni Battista, Isola Porcarizza, Verona
  • RIZZI, Marco, Pompeo, Antonio, Milano
  • RIZZO, Antonio, Leonardo, Trapani
  • RIZZOTTI, Tomaso Attilio, Giacomo, Ronco, Mantova
  • ROCCATAGLIATA, Gaetano, Ampelio, Genova
  • RODI, Carlo, Vincenzo, Boscomarengo
  • ROGGERI, Francesco, Lorenzo, Bergamo
  • ROGGIERONE, Giovanni Battista, Lorenzo, Genova
  • ROMANELLO, Giuseppe, Giovanni Battista, Arquata, Tortona
  • ROMANI, Tommaso, Romano, Pisa
  • RONCALLO, Tommaso, Domenico, Genova
  • RONDINA, Vincenzo, Pietro, Livorno
  • RONZONI, Filippo, Giovanni, Brescia
  • ROSSETTI, Giovanni, Giuseppe, Trebasseleghe, Padova
  • ROSSI, Pietro, Giovanni, Viterbo
  • ROSSI, Andrea, Giovanni Battista, Diano Marina, Portomaurizio
  • ROSSI, Luigi, Giovanni, Pavia
  • ROSSI, Antonio, Antonio, Governolo, Mantova
  • ROSSIGNOLI, Francesco, Antonio, Bergamo
  • ROSSOTTO, Carlo, Giuseppe, Chieri, Torino
  • ROTA, Carlo, Francesco, Alzano Maggiore, Bergamo
  • ROTA, Luigi, Giuseppe, Bosisio, Como
  • ROTA, Carlo, Girolamo, Milano
  • ROTTA, Giuseppe, Giovanni, Caprino Veronese
  • ROVATI, Carlo, Felice, Pavia
  • ROVEDA, Giuseppe, Ambrogio, Milano
  • ROVIGHI, Giulio, Abramo, Carpi
  • RUSPINI, Egidio, Carlo Antonio, Milano
  • RUTTA, Camillo, Carlo, Broni, Pavia
  • RUVOSECCHI, Raffaele, Nicolo’, Ascoli Piceno
  • SACCHI, Achille, Antonio, Gravedona, Como
  • SACCHI, Leopoldo Achille, Giuseppe, Pavia
  • SACCHI, Eugenio Ajace, Antonio, Como
  • SALA, Antonio, Ludovico, Milano
  • SALTERIO, Lazzaro, Francesco, Annone, Como
  • SALTERIO, Ludovico, Stefano, Milano
  • SALVADORI, Giuseppe, Gaetano, Venezia
  • SAMPIERI, Domenico, Carlo, Adria, Veneto
  • SANDA, Giovanni Battista, Andrea, Bergamo
  • SANNAZZARO, Ambrogio, Giulio, Milano
  • SANTELMO, Antonio, Michele, Padula
  • SARTINI, Giovanni, Giuseppe, Siena
  • SARTORI, Giovanni, Bartolomeo, Corteno, Bergamo
  • SARTORI, Pietro, Giovanni Battista, Levico, Tirolo
  • SARTORI, Eugenio, Antonio, Sacile, Veneto
  • SARTORIO, Giuseppe Luigi, Agostino, Genova
  • SAVI, Stefano Giovanni, Francesco, Livorno
  • SAVI, Francesco Bartolomeo, Francesco, Genova
  • SCACAGLIA, Ferdinando, Berceto, Parma
  • SCALUGIA, Giulio Cesare, Ludovico, Villa Gardone, Brescia
  • SCARATTI, Pietro, Giovanni, Medole, Mantova
  • SCARPA, Paolo, Agostino, Portogruaro
  • SCARPARI, Gaetano Vincenzo, Giovanni, Brescia
  • SCARPARI, Michelangelo, Santo, Bortuino, Brescia
  • SCARPIS, Pietro, Carlo, Conegliano, Veneto
  • SCHEGGI, Cesare, Gaetano, Firenze
  • SCHIAFFINO, Simone, Deodato, Camogli, Genova
  • SCHIAVONE, Santo, Giuseppe, Santa Maria di Sala, Veneto
  • SCIPIOTTI, Ildebrando, Celso, Mantova
  • SCOGNAMILLO, Andrea, Anello, Palermo
  • SCOLARI, Luigi, Giuseppe, Este, Padoba
  • SCOPINI, Ambrogio, Pietro, Milano
  • SCORDILLI, Antonio, Francesco, Venezia
  • SCOTTI, Cesare, Pietro, Medolago, Bergamo
  • SCOTTI, Carlo, Alessandro, Verdello, Treviglio
  • SCOTTO, Pietro, Domenico, Genova
  • SCOTTO, Lorenzo Giovan Battista Achille, Giuseppe, Roma
  • SCURI, Enrico, Angelo, Bergamo
  • SECONDI, Ferdinando, Carlo, Dresano, Milano
  • SEMENZA, Giovanni Antonio, Francesco, Monza
  • SERANGA, Giovanni, Antonio, Calcio, Cremona
  • SERINO, Ovidio, Francesco, Salerno
  • SGARALLINO, Giovanni Iacopo, Demetrio, Livorno
  • SGHIRA, Giovanni, ….., Pavia
  • SILIOTTO, Antonio, Gervasio, Porto Legnago, Verona
  • SIMONETTA, Antonio, Cesare, Milano
  • SIMONI, Ignazio, Tommaso, Medicina, Bologna
  • SIRTOLI, Carlo, Pietro, Bergamo
  • SIRTORI, Melchiorre, Antonio, Bergamo
  • SIRTORI, Giuseppe, Giuseppe, Carate Lario, Como
  • SISTI, Carlo Giuseppe, Giuseppe, Pasturago, Milano
  • SIVELLI, Giovanni Battista Egisto, Antonio, Genova
  • SOLARI, Luigi, Giovanni Battista, Genova
  • SOLARI, Francesco, Lorenzo, Genova
  • SOLARI, Camillo, Giovan Battista, Genova
  • SOLIGO, Giuseppe, Giuseppe, Pelagio, Veneto
  • SORA, Ignazio, Santo, Bergamo
  • SORBELLI, Giuseppe, Salvatore, Castel del Piano, Grosseto
  • SPANGARO, Pietro, Giovanni Battista, Venezia
  • SPERANZINI, Francesco, ….., Mantova
  • SPERTI, Pietro, Andrea, Livorno
  • SPROVIERI, Francesco, Michele, Acri, Cosenza
  • SPROVIERI, Vincenzo, Michele, Acri, Cosenza
  • STAGNETTI, Pietro, Luigi, Orvieto, Umbria
  • STEFANINI, Giuseppe, Francesco, Arcola, Sarzana
  • STELLA, Innocenzo, Giovanni Battista, Arsiero, Vicenza
  • STERCHELE, Antonio, Pietro, Trento
  • STOCCO, Francesco, Antonio, Decollatura, Calabria
  • STRAZZA, Achille, Giacomo, Milano
  • STRILLO, Giuseppe, ….., Venezia
  • SYLVA, Carlo Guido, Luigi, Bergamo
  • TABACCHI, Giovanni, Enrico, Mirandola, Modena
  • TADDEI, Rainero, Giacomo, Reggio Emilia
  • TAGLIABUE, Baldassare, Battista, Como
  • TAGLIAPIETRA, Pilade, Giuseppe, Motta, Treviso
  • TAGLIAVINI, Pietro, Giuseppe, Parma
  • TAMAGNI, Giuseppe, Giuseppe, Bergamo
  • TAMBELLI, Natale Giulio, Lazzaro, Rovere, Mantova
  • TAMBURINI, Antonio, Biagio, Belgioioso, Pavia
  • TAMISARI, Giovanni Battista, Antonio, Lonigo, Veneto
  • TANARA, Faustino, Giacomo, Langhirano, Parma
  • TARANTINI, Angelo, Giuseppe, Isola della Maddalena
  • TARONI, Felice, Giacomo, Urio, Como
  • TASCA, Vittore, Faustino, Bergamo
  • TASCHINI, Giuseppe, Pietro, Brescia
  • TASSANI, Giacomo, Agostino, Ostiano, Cremona
  • TASSARA, Giovanni Battista, Paolo, Genova
  • TATTI, Edoardo, Francesco, Milano
  • TAVELLA, Luigi, Pietro, Brescia
  • TERMANINI, Arturo, Feliciano, Bereguardo, Milano
  • TERUGGIA, Giovanni Lorenzo, Giovanni, Laveno, Como
  • TERZI, Giacomo, Gherardo, Capriola, Brescia
  • TERZI, Oreste, Biagio, Parma
  • TERZI, Luigi, Francesco, Bergamo
  • TESSERA, Federico, Girolamo, Mettone
  • TESTA, Giovanni Battista, Luigi, Genova
  • TESTA, Luigi, Angelo, Seriate, Bergamo
  • TESTA, Paolo Luigi, Pietro, Bergamo
  • TESTA, Giovanni Pietro, Giacomo, Bergamo
  • TIBALDI, Rodobaldo, Napoleone, Belgioioso, Pavia
  • TIBELLI, Gaspare, Gaspare, Bergamo
  • TIGRE, Giovanni, Antonio, Venezia
  • TIRELLI, Giovanni Battista, Francesco, Maleo, Lodi
  • TIRONI, Giovanni Battista, Giovanni Battista, Bergamo
  • TIRONI, Giuseppe, Giovanni Battista, Chiuduno, Bergamo
  • TOFANI, Oreste, Gaetano, Livorno
  • TOIA, Alessandro, Raffaele, Gizzeria, Catanzaro
  • TOLOMEI, Antonio, Giovanni Felice, Collepardo
  • TOMMASI, Bartolo, Giovanni Battista, Siviano, Brescia
  • TOMMASI, Angelo, Giovanni Battista, Siviano, Brescia
  • TOMMASINI, Gaetano, Ferdinando, Vigato, Parma
  • TONALTO, Giovanni Battista, Lorenzo, Urbania, Padova
  • TONI-BAZZA, Achille, Antonio, Volciano, Brescia
  • TOPI, Giovanni, ….., Firenze
  • TORCHIANA, Pompeo, Massimiliano, Cremona
  • TORESINI, Rainero, Giuseppe, Padova
  • TORRI, Giovanni, Basilio, Brembate di sotto, Bergamo
  • TORRI-TARELLI, Giuseppe, Carlo, Onno
  • TORRI-TARELLI, Carlo, Carlo, Onno
  • TOZZI, Giuseppe, Domenico, Pavia
  • TRANQUILLINI, Filippo, Carlo, Mori, Trento
  • TRAVERSO, Francesco, Francesco, Genova
  • TRAVERSO, Andrea, Angelo, Genova
  • TRAVERSO, Quirico, Tommaso, S. Quirico di Polcevera, Genova
  • TRAVERSO, Pietro, Carlo, Palmaro, Genova
  • TRAVI, Salvatore, Domenico, Genova
  • TREZZINI, Carlo, Pietro, Bergamo
  • TRISOLINI, Tito, Giosue’, Napoli
  • TRONCONI, Pietro, Giovanni, Genzone, Pavia
  • TUCKORI, Luigi, ….., Koros-Hadany, Ungheria
  • TUNISSI, Ranieri Egidio, Alessandro, Roccastrada, Grosseto
  • TURATTI, Giulio, Francesco, Pavia
  • TUROLLA, Romeo, Felice, Badia, Rovigo
  • TUROLLA, Pasquale, Pietro, Badia, Veneto
  • TURR, Istvan, Jakob, Bay, Ungheria
  • UNGAR, Luigi, Giuseppe, Vicenza
  • UZIEL, Enrico, Aronne, Venezia
  • UZIEL, Davide Cesare, Angelo, Venezia
  • VACCARO, Giuseppe, Francesco, Santa Maria Bacezza, Genova
  • VAGO, Carlo, Antonio, Milano
  • VAJ, Angelo Romeo, Giuseppe, Milano
  • VAJANI, Giovanni, Ermenegildo
  • VALASCO, Nicolo’ Maria, Emanuele, Trapani
  • VALCARENGHI, Carlo, Tullio, Piadena, Casalmaggiore
  • VALENTI, Lorenzo, Luigi, Livorno
  • VALENTI, Carlo Giuseppe, Antonio, Bergamo
  • VALENTI, Carlo Angelo, Luigi, Casalmaggiore
  • VALENTINI, Pietro, Giovanni, Brescia
  • VALONCINI, Alessandro, Angelo, Bergamo
  • VALTOLINA, Ferdinando, Lodovico, Caponago, Milano
  • VALUGANI, Giuseppe, Giuseppe, Tirano, Sondrio
  • VANNUCCI, Angelo, Giovanni, Livorno
  • VECCHIO, Pietro Achille, Luigi, Pavia
  • VECCHIO, Giuseppe, Carlo, Trebecco, Pavia
  • VENTURA, Pietro, Ambrogio, Genova
  • VENTURA, Eugenio Giovanni Battista, Angelo, Rovigo, Veneto
  • VENTURINI, Ernesto, Tommaso, Chioggia, Veneto
  • VENZO, Venanzio, Domenico, Lugo, Vicenza
  • VIAN, Antonio, Cristoforo, Palermo
  • VICINI, Francesco, Antonio, Livorno
  • VIGANONI, Giuseppe, Giovanni, Bergamo
  • VIGO-PELLIZZARI, Francesco, Giovanni Antonio, Vimercate, Milano
  • VINCIPROVA, Leonino, Pietro, Orignano, Principato Citeriore
  • VIOLA, Lorenzo, Giovanni, Brescia
  • VITALI, Bartolomeo, Giuseppe, Palermo
  • VITTORI, Giacomo, Andrea, Montefiore, Rimini
  • VOJANI, Giovanni, Ermenegildo, San Bassano, Cremona
  • VOLPI, Giuseppe, Eugenio, Lovere, Bergamo
  • VOLPI, Pietro, Giovanni, Zogno, Bergamo
  • WAGNER, Carlo, ….., Meilen, Zurigo
  • WALDER, Giuseppe Vincenzo, Antonio, Varese, Como
  • ZAGO CROVATO, Ferdinando, Luigi, Rovigo
  • ZAMARIOLA, Antonio, Giovanni Battista, Lendinara, Veneto
  • ZAMBECCARI, Angelo, Antonio Carrari, Padova
  • ZAMBELLI, Cesare Annibale, Luigi, Bergamo
  • ZAMBIANCHI
  • ZAMPARO, Francesco, Francesco, Tolmezzo
  • ZANARDI, Giacinto, Giuseppe, Pavia
  • ZANCANI, Camillo, Giuseppe, Egna, Trentino
  • ZANCHI, Carlo, Giuseppe, Alzano Maggiore, Bergamo
  • ZANETTI, Carlo, Antonio, Sedrina, Bergamo
  • ZANETTI, Napoleone, Napoleone, Padova
  • ZANETTI, Luigi Pietro, Luigi, Venezia
  • ZANINI, Luigi, Giovanni, Villafranca, Verona
  • ZANNI, Riccardo, Antonio, Ancona
  • ZANOTTI, Attilio, Giovanni, Vezzano, Tirolo
  • ZASIO, Emilio, Giovanni, Pralboino, Brescia
  • ZEN, Gaetano, Antonio, Adria
  • ZENNARO, Vincenzo, Giuseppe, Chioggia
  • ZENNEY, Pietro, Giuliano, Vicenza
  • ZIGGIOTTO, Giuseppe Giovanni, Decio, Vicenza
  • ZIGNEGO, Giovanni, Antonio, Portovenere
  • ZILIANI, Francesco, Tomaso, Trovagliato
  • ZOCCHI, Achille, Angelo, Pavia
  • ZOLLI, Giuseppe, Francesco, Venezia
  • ZOPPI, Cesare, Francesco, Verona
  • ZULIANI, Gaetano, Giacomo, Venezia
  • ZUZZI, Enrico Matteo, Enrico, Codroipo, Friuli

 

 

Molti reduci garibaldini, tornati nelle terre d’origine dopo le estenuanti ed eroiche campagne condotte a fianco di Giuseppe Garibaldi, condussero il resto della loro vita con dignità e coerenza a quegli ideali repubblicani e democratici che li avevano animati fin dal primo fermento  risorgimentale.  Spesso poveri, non si integrarono facilmente con il regime monarchico unitario, restando fedeli fino in fondo al pensiero di Mazzini e all’azione liberatrice di Garibaldi.

Nelle pagine seguenti entriamo nella vita di uno di questi “dimenticati” patrioti italiani, Enrico Mattia Zuzzi (1838-1921), con un documento inedito: le memorie di un volontario della Grande Guerra, che lo conobbe da bambino, quando il Zuzzi era ormai vecchio. E’ un dialogo semplice ma intenso tra due generazioni; due generazioni che hanno portato, in nuce, il seme della libertà.

http://www.albodoroitalia.it/reg/fvg/udine/com/codroipo/page4.html

 

Il garibaldino Enrico Mattia Zuzzi

Dalle memorie di Umberto Macoratti  (1898-1966)

A Codroipo viveva il dott. Enrico Mattia Zuzzi, il medico dei poveri, che prestava a tutti, gratuito, il suo ministero sanitario; a lui si rivolgevano coloro che non potevano pagare le visite e i medicinali, compresa mia madre. I poveri dicevano un gran bene di lui, però…

“Peccato che non vada mai in chiesa…”

“Perchè, mamma?”

“E’ un garibaldino dei Mille”

Era un solitario: lo vedevo tutti i giorni dirigersi verso la campagna col suo cane. Desideravo tanto parlargli. Un pomeriggio finalmente lo fermai:

“Signor dottore, le dispiace se l’accompagno nella sua passeggiata?”

“Chi sei?”

“Sono un figlio di Colomba”

Divenimmo amici, ma da quel giorno smisi di fare il chierichetto. Modestissimo, non parlava mai di sé, né si vantava di quanto faceva, ripugnandogli di mettersi in evidenza. Sebbene povero, non chiese né ebbe mai nulla da nessuno. Dopo lunga meditazione, io gli rivolgevo le domande a bruciapelo, come fanno i bambini curiosi, e la mia curiosità, a volte, lo metteva di buon umore. Così seppi che aveva combattuto a Calatafimi, a Palermo, a Milazzo. Ricordava che i mercenari Bavaresi fatti prigionieri furono tutti scaraventati giù dal ponte di Maddaloni. Nei Mille faceva parte della VII compagnia comandata da Benedetto Cairoli. A Quarto, la sera del 5 Maggio prima di imbarcarsi, l’eroica madre friulana Fanny Luzzatto gli aveva affidato il figlio diciassettenne Riccardo, dopo aver impartito ad entrambi la materna benedizione. Era stato anche presente all’incontro, fra Teano e Sessa, di Garibaldi e di Vittorio, e ricordava l’incidente tra un maggiore garibaldino romagnolo, mutilato di una gamba e a cavallo, e un ufficiale del seguito reale. Egli narrava tutti questi avvenimenti con estrema semplicità e assoluta modestia. Però non era come Pre’ Antoni (ndr: Padre Antonio Snaidero, Parroco di Gradiscutta di Varmo) che si scagliava contro i ricchi a favore dei poveri; anzi, biasimava uomini di fama gloriosa come Turati ed altri socialisti, ritenendoli degli antinazionali. Era un mazziniano, un patriota ardente e temerario. […..] . Mi sembrava persino impossibile che quell’uomo così modesto avesse avuto tanto coraggio. Quando, nel 1864, sfidando il capestro, ritornò segretamente nella sua terra per organizzare insieme a Titta Cella un’insurrezione armata in Friuli, Mazzini gli scrisse una lunga lettera di incoraggiamento, e Garibaldi gli inviò istruzioni per la costituzione di una Legione Friulana, che doveva proteggere uno sbarco di Garibaldi a Marano Lagunare. Ora quel vecchietto, che aveva combattuto le battaglie a fianco dell’Eroe dei due mondi, da Marsala a Teano, dal Trentino a Mentana, camminava silenzioso per i sentieri solitari della campagna, in compagnia di un cane da caccia e di un monello qualunque. Per non annoiarlo giocavo con il suo cane prediletto, aspettando che si presentasse l’opportunità di rivolgergli una domanda che mi stava tanto a cuore

“Dottore, perché lei non va mai in chiesa?”

 Mi parve contrariato, per dover dare spiegazioni a un ragazzo scalzo e straccione; ma alla fine sorrise:

“Non c’è bisogno. Io prego nella mia camera; prego ogni momento…prego anche adesso che parlo con te. Il tempio di Dio è l’universo. Dio è nella coscienza degli uomini”.

“Ma allora non ci sarebbe bisogno delle chiese?”

“Certo, non ce n’è bisogno…”

“E la religione chi la insegnerebbe?”

“La religione che insegnano i preti non è quella di Cristo; essa serve per mantenere la moltitudine nell’ignoranza e nella superstizione…”

Ebbi paura.

“ Ma Pre’ Antoni non predica questo !”

“ Si può fare del bene anche senza essere preti. Però vale più Pre’ Antoni che mille preti messi insieme.” [….]

Dottor Mattia Enrico Zuzzi: poeta, medico e “Garibaldino”.

Visto attraverso gli occhi del trisnipote Capitano Mattia Zuzzi.

Il giorno 16 marzo si è svolta, presso la biblioteca del Comune di Codroipo (UD), una conferenza sui garibaldini friulani, tenuta dal prof. Folisi ed alla quale è intervenuto, con una relazione specifica, il dottor Filippo Maria Zuzzi, fratello del Capitano Mattia Zuzzi e assieme a lui tris-nipote diretto del dottor Mattia Enrico Zuzzi, eroe dei Mille di Garibaldi. L’iniziativa è avvenuta nel contesto dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia ed ha visto presenti autorità politiche e militari della zona del Medio Friuli.

Il dottor Mattia Enrico Zuzzi nacque a Codroipo (Udine) nel 1838, primo di quattro fratelli che parteciparono alle Guerre di Indipendenza a vario titolo. Mattia era figlio di Enrico Domenico, notaio della cittadina del Medio Friuli e membro attivo della Carboneria, poi divenuto Deputato della IX e X legislatura.. Dopo gli studi classici a Udine, Mattia si spostò a Pavia per studiare medicina nella locale università. Qui si unì da subito ai gruppi di patrioti intellettuali, al tempo stesso conservando il piacere di tradurre in versi, anche in latino, le numerose ispirazioni che la Musa gli offriva. A Pavia Mattia Zuzzi rafforzò gli ideali di una Patria Italiana unita ed indipendente, seguendo il pensiero mazziniano repubblicano. Nelle guerre di Indipendenza fece parte di numerosissime compagini che presero parte alle ostilità: fu in Trentino nel 1866 ed a Mentana nel 1867. Garibaldi e Mazzini gli offrirono anche il Comando e la pianificazione di assalti che avrebbero dovuto avere come obiettivo fortezze austriache nel Friuli costiero e orientale, incoraggiandolo in prima persona durante incontri privati, dato il momento politico favorevole. Ma il momento più alto del suo impegno di Combattente, pur senza aver mai portato una uniforme istituzionale, è la partecipazione all’impresa del Mille. Partito da Quarto, partecipò a tutta l’operazione, fu ferito a Milazzo e successivamente riprese i combattimenti sul Volturno. Scrisse in versi l’epopea “La leggenda dei Mille. Da Quarto a Calatafimi”. Fu inoltre presente allo storico incontro tra Garibaldi ed il Re Vittorio Emanuele II in Teano (CE). Dopo la spedizione esercitò la professione di medico nel Bergamasco e, una volta liberata la sua terra natale dalla dominazione Asburgica, in Friuli. Era infatti stato dichiarato ricercato all’interno dell’Impero Austro-Ungarico. 50 anni dopo l’epopea dei Mille, ripercorse con gli altri garibaldini rimasti in vita la navigazione ed il movimento svolto tra il 1859 ed il 1860. Allo scoppio della I Guerra Mondiale, benché ottuagenario, chiese di essere arruolato volontariamente come Ufficiale medico, ricevendo un rifiuto. Ciononostante, dopo la disfatta di Caporetto ed a seguito della Battaglia del Piave, prestò volontariamente soccorso ai soldati italiani feriti, ed a quelli austriaci più gravi. Colpito da broncopolmonite nel 1918, a causa delle sue frequenti visite ai soldati feriti nel clima freddo della pianura friulana, non si riprese più, nonostante la fortissima fibra. Morì nel 1921, dopo una vita di sacrifici a servizio della Patria. Fu un uomo talmente virtuoso ed umile, da rifiutare sempre la pubblica arena ed i relativi onori della ribalta.

Lo storico del Risorgimento Germano Bevilacqua, citando espressamente i quattro fratelli Zuzzi, Mattia, Costanzo, Leonardo e Giacomo, scrisse in uno dei suoi libri: “nessun monumento né ringraziamento saranno mai abbastanza grandi e sentiti per onorare quanto la famiglia Zuzzi ha fatto per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia”.

Capitano Mattia Zuzzi

 

Invitiamo i lettori di questo spazio web a collaborare con noi, ed inviarci altre testimonianze inedite che saremo lieti di pubblicare su questo sito.

Arch. Paolo Macoratti

Presidente Associazione Garibaldini per l’Italia

Domenica 3 Aprile alle ore 17,00 presso il centro socioculturale di via Caffaro n° 10 a Roma, continuano gli approfondimenti del Gruppo Laico di Ricerca sulla Repubblica Romana del 1849.

Tra le realtà culturali romane quella dell’Associazione “Gruppo Laico di Ricerca” è senz’altro tra le più attive nel proporre conferenze sul Risorgimento italiano e sulla Repubblica Romana del 1849.

Il tema dell’incontro é:  Come nasce una Repubblica

http://www.gruppolaico.it/category/appuntamenti/

 


Ingrandisci Mappa