Roma, Basilica di San Pietro La solenne funzione pasquale  si svolse anche quell’anno nella basilica di San Pietro: C’erano i pochi diplomatici stranieri rimasti a Roma, i triumviri, i ministri, i rappresentanti del Municipio e dei corpi militari e, come sempre accadeva a Pasqua, una grande massa di fedeli. Mancavano, e non era assenza da poco, il papa e i cardinali.

I romani erano venuti in gran numero – scrisse un disincantato osservatore – “parte per lo spettacolo, parte per abitudine, parte per religione”. Quanto a Mazzini, “mi par ancora di vederlo, in marsina nera e in cravatta bianca, con prete Arduini accanto, tutto assorto e pensoso, che mirava l’imponentissimo spettacolo. E quando fu finito si scosse e voltosi a me che pur gli ero accosto, disse: ” Questa religione si regge e si reggerà ancora per molto tempo per la gran bellezza della forma”. Quella di Mazzini voleva essere una scelta di continuità con le tradizioni, e insieme una testimonianza plateale del rispetto del governo repubblicano per la religione e i suoi riti. Ma l’esibizione – che parve a molti repubblicani contraddire i caratteri della laicità dello Stato e di separazione dalla Chiesa ufficialmente ribaditi – fu considerata scandalosa dall’organo dell’opposizione clericale , Il Costituzionale Romano, e irritò gli osservatori legati alla corte papale.

 Uno di loro così descrisse quella messa, giudicandola una sfacciata profanazione:” Vi fu, è vero, un certo consenso di popolo… Ma ov’era il corpo diplomatico? Ove la nobiltà e la borghesia romana, e gli equipaggi sfarzosi, e le livree di gala? Ove insomma quella eletta di tante celebrità della società umana che vi si accoglievano negli anni precedenti?… Non vedevi le mitre episcopali, non i prelati, non i principi assistenti al soglio. Tu vedevi in vece Mazzini, Armellini e Saffi colle sciarpe tricolori, ed i membri dell’assemblea assisi in alcune panche, e li vedevi con tali ceffi torvi, tali fisionomie indevote, che tutto all’infuori di un religioso raccoglimento ispiravano. …E pure non tutti i romani sepper comprendere siffatta abbominazione, e più d’uno sentivi ripeterti la parola d’ordine, scaltramente diffusa tra le masse, che “se era partito il vicario, restato era fra noi il Principale”.

Tratto da “La meravigliosa storia della Repubblica dei Briganti” di Claudio Fracassi

L’attualità della frase profetica di Giuseppe Mazzini è confermata dalla risposta devozionale di credenti (e riverente di non credenti ), che ancora oggi rimangono affascinati da quella “forma” imponente e spettacolare di rappresentazione degli eventi liturgici. Il condizionamento è talmente forte da far apparire “straordinari” atti e parole del nuovo Papa Francesco, come se l’umiltà, la sobrietà, la carità e in generale un atteggiamento compassionevole verso il prossimo,  fossero qualità insolite per un papa e non costituissero, invece,  il parametro minimo per essere considerati eredi e sostenitori del pensiero del Cristo.

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