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Visitare almeno una volta il luogo ove visse e morì l’”Eroe dei due mondi” non dovrebbe rappresentare soltanto il soddisfacimento di una curiosità: quella di vedere le bellezze dell’isola di Caprera, così spesso citata nei libri di storia, e la tomba di Garibaldi e dei suoi famigliari. Un tale proponimento sarebbe di certo utile per soddisfare i sensi ma resterebbe nella logica della superficialità. In realtà, per ogni cittadino italiano e del mondo, tale visita dovrebbe suscitare un sentimento di devozione e ammirazione verso “il liberatore”; verso colui che incarnando il concetto di libertà dell’essere umano, ha donato agli uomini e alle donne di allora, di oggi e di domani l’esempio più fulgido e onesto di come ci si possa affrancare dal potere dell’uomo sull’uomo, dedicando un’intera vita al raggiungimento di questo scopo.
In questa ottica, una delegazione dell’Associazione Garibaldini per l’Italia, formata dal Presidente Paolo Macoratti, dalla Segretaria Monica Simmons, dai soci Stefano Dini, Patrizia Musacchio e Patricia Tendi, ha organizzato nei giorni 11,12,13 settembre 2024 un “Pellegrinaggio” a Caprera. Durante la visita alla “Casa Bianca” e al Compendio garibaldino” sono stati letti alcuni brani tratti dal libro Giuseppe Garibaldi – Il predestinato edito dalla “Garibaldini per l’Italia Edizioni”.
L’Associazione “Garibaldini per l’Italia”, in collaborazione con il “Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina” promuove annualmente un’iniziativa dedicata alla scuola secondaria di primo grado (quest’anno l’Istituto Comprensivo Pino Puglisi di via Bravetta n. 383), consistente in visite guidate al suddetto museo e ai luoghi ove avvennero i principali scontri tra Francesi e Italiani (Villa Pamphili e Gianicolo) durante la difesa della Repubblica Romana del 1849. Le visite, integrate dalla consegna agli insegnanti (Silvia Mori, Lucia Raffaelli, Maria Amelia Sucapane, Valentina Vittori, Daniela De Lucia) di alcune lettere originali di corrispondenza provenienti dalla “Collezione Leandro Mais”, scritte nel periodo 1846-1849 da testimoni che hanno vissuto gli avvenimenti storici della nascita della Repubblica Romana e della sua gloriosa fine, sono state finalizzate alla ideazione di un concorso denominato “Premio Alberto Mori”, in cui i ragazzi delle terze classi si cimentano nella descrizione, in una lettera di corrispondenza e in veste da “protagonisti”, dei tragici avvenimenti bellici di quella breve stagione repubblicana.
La premiazione dei vincitori di quest’anno è avvenuta a Roma, al Mausoleo-Ossario garibaldino di via Garibaldi, in occasione del 175° anniversario della battaglia del 30 aprile 1849. Di seguito, un estratto delle lettere vincitrici, scritte dagli alunni delle due classi:
CLASSE III A – SELEZIONATI: SOFIA BONETTI, TANCREDI COLELLA, DAVIDE MARCELLITTI, NOVELLI EDOARDO, STAZI ALESSIA.
TERZO CLASSIFICATO: BONETTI SOFIA
Un combattente repubblicano descrive in una lettera indirizzata al padre la battaglia del 30 aprile.
“Roma, 1° maggio 1849 – Li contammo, erano 300 i sopravvissuti francesi che avevamo fatto prigionieri. Li conducemmo dentro Roma cantando la marsigliese, regalando loro sigari, abbracciandoli, acclamandoli quali fratelli repubblicani ingannati dai preti. Padre, anch’io come i miei compagni sono orgoglioso di aver contribuito alla vittoria e alla protezione della nostra giovane patria, ma il ricordo della mia mano che impugnava l’arma e i cadaveri di ragazzi come me, morti, sul campo, è vivo nella mia mente”.
SECONDO CLASSIFICATO: NOVELLI EDOARDO
Altro combattente scrive ad un suo concittadino – parente notizie sulla battaglia di Porta Cavalleggeri
“Roma 30 aprile 1849. Hanno attaccato da Porta Cavalleggeri, vicino le mura. Arrivati vicino al bastione, ordinati, coraggiosi e spavaldi invasero la strada, ma… “stupidi” al tempo stesso, perché non pensavano che li stessimo aspettando e che stavano sotto il nostro tiro. In molti di loro hanno perso la vita, oggi, su quella strada! Qualche volta sparavano anche loro e ci ferivano, ma noi l’avemmo vinta”.
PRIMA CLASSIFICATA: STAZI ALESSIA
Una infermiera scrive ad un’amica ed esprime, in poche righe, l’amor di Patria delle donne nell’assistenza ai feriti.
“Roma, 4 giugno 1849 – Ieri, verso le undici e tre quarti, è arrivato al nostro ospedale il patriota Goffredo Mameli, in condizioni critiche: non credo che ce la farà. Appena arrivato aveva una ferita alla gamba; è stato subito portato da un medico che ha fatto il possibile, ma la situazione sta degenerando, la gamba sta andando in cancrena, presto lo perderemo. Gli uomini, feriti in battaglia, arrivano da noi a valanghe. Io vorrei aiutare nel campo di battaglia ma l’unico modo con cui posso dare il mio sostegno è stare in ospedale. Per me è importante il ruolo che le donne stanno assumendo perché è l’unico con cui possono aiutare ad ottenere la libertà di Roma.
PREMI a TANCREDI COLELLA e DAVIDE MARCELLITTI
CLASSE III B – SELEZIONATI: GATTI, GIOMMETTI, GRAMIGNAN, MARCUCCI, MORO
TERZO CLASSIFICATO: DAVIDE MORO
L’autore di questa lettera è un amico di Righetto, simbolo di quei bambini che per pochi soldi cercavano di spegnere le micce delle bombe francesi:
“Righetto, ti ho voluto bene! Eri molto importante per me e non sono più felice. Mi mancano le nostre corse per le strade di Roma allietate dai canti di libertà, dai drappi e dalle bandiere. Le nostre guerre finte sono diventate vere e i nostri nemici sono diventati i Francesi, gli Austriaci e i Borboni. Anche se siamo dei bambini abbiamo voluto dare il nostro aiuto. Addio amico”.
SECONDO CLASSIFICATO (pari merito): MAYA GRAMIGNAN SCURANI
Il personaggio è un’infermiera volontaria che scrive ad Anita:
“Certe volte vorrei essere proprio come te, una donna senza paura che la guerra non intimorisce, una mamma premurosa che nonostante le difficoltà riesce a essere sempre presente per i suoi piccoli figli. Adesso devo andare, il dovere mi chiama, io e la signora Belgioioso ci stiamo occupando dei soldati feriti, mi sto impegnando molto perché non ho mai praticato questo mestiere”.
SECONDO CLASSIFICATO (pari merito) LUDOVICO GIOMMETTI
Il personaggio è un garibaldino che scrive a Ciceruacchio in fuga verso Venezia. Una vicenda che lo ha colpito particolarmente, perché scrive:
“Sai benissimo che gli Austriaci temono moltissimo i ribelli e i patrioti, ma non abbandonare per nessun motivo i tuoi figli. Salvali! Mostra che faresti tutto per loro, anche morire. Cerca di far capire agli Austriaci che almeno i bambini non devono morire! Se questa fuga dovesse riuscire e quando i tempi saranno migliori, ritorna nella tua città. Nulla fermerà il nostro sogno di libertà e la nostra lotta”.
PRIMO CLASSIFICATO: VALERIO MARCUCCI
Un compagno di studi scrive a Manara dopo la sua morte a Villa Spada e termina con una nobile promessa:
“Voglio renderti omaggio con questa lettera perché sei stato come un fratello, un esempio da seguire. Tu hai rinunciato ai tuoi studi e hai abbandonato la tua città d’origine pur di difendere l’Italia e diffondere l’amor di patria, pur sapendo di poter perdere la vita. Quando ti sei affacciato a quella finestra una sciagura si è scagliata su di te: un colpo di fucile ti ha tolto la vita. Il giovane fiore è stato colpito dalla fredda falce. La tua morte non cancellerà il tuo impegno, la tua testimonianza. I tuoi compagni di studio non ti dimenticheranno e cercheranno di aiutare tua moglie Carmelita. Riposa in pace amico mio”.
PREMI a GABRIELE GATTI e VALERIO FREZZA (per la sua ricerca su Garibaldi)
l’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE GARIBALDINI PER L’ITALIA
175° – Ogni anno celebriamo la memoria di una Repubblica, della sua difesa e della sua Costituzione; anticipazione di circa 100 anni dalla fondazione dell’attuale ordinamento democratico. Noi delle associazioni garibaldine e altre meritevoli associazioni culturali, cerchiamo da anni di coinvolgere i ragazzi delle scuole per trasferire loro princìpi ideali di una storia quasi dimenticata. Ma questi ragazzi, con quali ideali dovrebbero oggi confrontarsi? Nel 1849, all’alba di una rivoluzione che avrebbe destituito un potere che durava da 1083 anni, le forze in campo e i valori da sostituire erano ben visibili: da un lato l’oppressore: uno stato teocratico oscurantista, coadiuvato da quattro eserciti europei; dall’altro gli oppressi, decisi a far nascere una Repubblica fondata sulla democrazia pura!…così era stata chiamata. Ma perché questa “democrazia pura” si potesse realizzare, occorreva, come diceva Goffredo Mameli nei suoi scritti, che “l’elettore avrebbe dovuto cercare nei suoi candidati quell’onestà personale e pubblica che fa d’un uomo politico un apostolo, d’un’opinione una credenza, d’un partito una religione”. E concludeva il brano, scrivendo: “Non appoggeremo che i nomi di coloro il cui passato ci sia pegno per l’avvenire”. Con queste idee, Mazzini, Mameli, Garibaldi, e tanti altri avrebbero potuto certamente realizzare la democrazia pura; altrimenti la rivoluzione avrebbe cambiato solo le due o più persone che “Tirano i fili”. Inutile sottolineare come anche oggi sia d’importanza fondamentale, non solo la scelta oculata dei candidati da presentare alle elezioni, ma anche e soprattutto la loro capacità di garantire democraticamente il bene di tutta la collettività.
Oggi, per contrastare le forze, direi proprio demoniache, che portano alle guerre, alla fame, alla miseria materiale e spirituale del genere umano, alla falsa informazione, alle narrazioni sul cambiamento climatico, che mascherano la sperimentazione e manipolazione programmata del clima, dobbiamo uscire dalla nebbia che ci avvolge, perché i disvalori che caratterizzano queste forze non sono più visibili, come lo erano nel 1849: sono occulti!
Oggi il potere, quello vero, è fuori dal nostro campo di azione, ed opera a scala globale. Gli oppressori di oggi sono coloro che vogliono distruggere quel che resta delle democrazie, e lo stanno facendo con il potere di quantità immense di denaro, detenuto da pochi soggetti. Sono loro che conducono le economie mondiali, la sanità e lo sviluppo tecnologico globale. Gli oppressi siamo tutti noi, nell’illusione di vivere in democrazie in grado di esercitare la volontà popolare. Inoltre, l’interventismo delle imprese multinazionali sulle questioni sociali, coadiuvate da una politica europea che sembra favorirle (vedi manifestazioni di questi giorni degli agricoltori) serve ad indebolire ulteriormente l’azione dei governi, e quindi la fiducia nella democrazia, che, come tutti dicono, non funziona, per cui ormai, se vogliamo risolvere i problemi del mondo, dobbiamo, paradossalmente, confidare nei ricchi, nei miliardari, nella loro filantropia, e non nelle persone elette dal popolo,.
In questo panorama complesso e desolante, per evitare che cadano nell’oblio quei punti di riferimento storici da cui i giovani possano trarre, non solo esempi illuminanti per la vita futura, ma anche strumenti utili ad accrescerne lo spirito critico, abbiamo il dovere e il difficile compito di trasmettere loro il bagaglio culturale di cui siamo a conoscenza, che ci proviene da un insegnamento scolastico e famigliare molto diverso dall’attuale. Dovremmo, in sostanza, trasmettere loro la vita vera nel divenire storico, presentando figure viventi, e ne ho citate solo tre, invece che raccontare metodologie temporali e astrazioni storiche. (ricordo che lo studio del Risorgimento e dei personaggi che lo incarnarono è stato cancellato dalla scuola primaria).
Affinché questo nostro essere Volontari dell’informazione non risulti vano, dovremmo con più forza ed energia contrastare la disinformazione e le menzogne, ormai dilaganti in rete, anche sulla storia del nostro Risorgimento, dell’epopea garibaldina e sui singoli attori che la realizzarono.
Dovremmo, in sostanza, contribuire, unitamente alla scuola e all’ambiente famigliare, a fornire soprattutto “esempi”. E di questi esempi ne è ricco il nostro Risorgimento.
Viva la Repubblica Romana – Viva l’Italia
Accogliamo l’invito di Arturo De Marzi, componente del Coordinamento ReteTutela Roma Sud , a pubblicare la lettera che lo stesso Comitato ha voluto indirizzare al Papa , spes ultima dea, per fermare la realizzazione, da parte del Comune di Roma, del Termovalorizzatore di Santa Palomba, nell’area dei Castelli Romani.
Di seguito il testo di denuncia e la lettera al Papa
Non bruciamo il nostro futuro
Salve, approfittiamo della gentile ospitalità di questa redazione innanzitutto per presentarci, il Coordinamento ReteTutela Roma Sud è costituito da una Rete di associazioni, comitati e aziende dei Castelli Romani e dell’Agro Romano Meridionale fino al mare, territorio che prima ancora di Roma ospitò la Civiltà Latina.
I nostri obiettivi.
· Proteggere e rendere migliori le terre che abitiamo, l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo, per poterle lasciare ai nostri figli nelle condizioni in cui ce le hanno consegnate i nostri padri.
· Difendere il paesaggio e la natura, già tanto offesa, da ogni altra aggressione perché ogni persona possa viverci meglio e con più consapevolezza.
La priorità che ci vede coinvolti in questi mesi è fermare il termovalorizzatore che il Sindaco Gualtieri vuole realizzare nel territorio di S.Palomba in virtù di poteri speciali assegnati …impropriamente dal precedente governo in vista dell’ emergenza rifiuti correlata al Giubileo del 2025. L impianto che intende realizzare il Commissario Straordinario, sarà un Inceneritore capace di bruciare 600mila To/anno di materie prime potenzialmente riciclabili, invece di adottare possibili modelli alternativi indicati dall’Unione Europea basati sulla riduzione, riuso e riciclo, …ovvero nella logica di una Economia circolare.
Consci delle gravissime ricadute Ambientali che corre il nostro territorio nell’ alveo dei Castelli Romani, un bacino virtuoso che tra l’altro si è portato a una percentuale maggiore dell’ 80% di raccolta differenziata, continuiamo a batterci per difendere la nostra terra attraverso gli strumenti della controinformazione e della legalità.
Fondamentale in questa battaglia è raggiungere una consapevolezza collettiva, perché solo insieme si migliora il futuro, trasformando le idee in azioni concrete.
Tra le varie iniziative adottate, la prossima sarà quella che ci vedrà, sabato 18 nov., consegnare alla segreteria del Papa una lettera sottoscritta da centinaia di cittadini nella quale oltre a esternare la preoccupazione per il nostro territorio minacciato dal progetto dell’Inceneritore, …preoccupazione condivisa anche se si facesse da un’altra parte, contestiamo oltre la soluzione tecnica proposta per risolvere l’ annoso problema della gestione dei rifiuti della Capitale, la strumentalizzazione alla base di questa scelta obsoleta, ovvero che il prossimo Giubileo che la Chiesa Cattolica celebrerà nel 2025 viene utilizzato per giustificare i poteri speciali con i quali, in deroga alle leggi regionali e nazionali che tutelano salute e diritti dei cittadini, si intende realizzare/imporre l’impianto di incenerimento in evidente contraddizione con i contenuti di Cura e Tutela dell’ Ambiente riportati nell’ Enciclica, impianto che, …nel caso, non sarà comunque operativo per il 2025 ma ben oltre.
Sabato mattina 18 novembre 2023 una staffetta composta da cittadini, camminatori, ciclisti ecc. partirà da Albano e in varie tappe si porterà per le ore 16 presso la staz. Roma-S.Pietro , da li ricomposti i gruppi, si proseguirà insieme verso piazza S. Pietro, dopodiché una delegazione si recherà presso la segreteria Vaticana per la consegna ufficiale della lettera.
“Se i cittadini non controllano il potere politico nazionale, regionale e municipale, neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali [179].”
Per info, auspicando una partecipazione numerosa da parte dei cittadini romani: www.retetutela.wordpress.com
https://www.facebook.com/profile.php?id=100089600328904
In allegato, la lettera al Santo Padre
Albano, 12-11-2023 ReteTutelaRomaSud
lettera che a giorni il Coordinamento ReteTutelaRomaSud consegnerà a sua Santità Papa Francesco
Santità,
siamo una Rete di associazioni, cittadini, parrocchie, che si rivolge a Lei per parlarLe di un problema che sta interessando il nostro territorio e che sappiamo starLe particolarmente a cuore, perché riguarda la nostra “casa comune”, la madre terra e la salute dei suoi abitanti.
Esiste il progetto per realizzare un termovalorizzatore a servizio di Roma di cui Lei è Pastore, che il commissario straordinario del Governo ha deciso di costruire all’estrema periferia sud della Capitale, un’area densamente popolata.
Abbiamo a cuore la pulizia e il decoro della Città eterna, tanto quanto la salute del pianeta in cui viviamo, che merita l’impegno di tutti per lasciarlo ai nostri figli in condizioni migliori di adesso.
Ci spiace doverLa interpellare direttamente, ma c’è il concreto rischio che il prossimo Giubileo che la Chiesa Cattolica celebrerà nel 2025, possa essere strumentalizzato per giustificare i poteri speciali con i quali, in deroga alle leggi regionali e nazionali che tutelano salute e diritti dei cittadini, si vorrebbe realizzare l’impianto di incenerimento, che tra l’altro non sarà pronto per il 2025.
Tutto questo ci obbliga a prendere posizione come comunità, credenti e non, uniti per reagire all’indifferenza e alla cultura dello scarto dilagante, promuovendo con forza una cultura della cura poiché, come Lei ci ha ricordato nell’enciclica Laudato si’: se i cittadini non controllano il potere politico nazionale, regionale e municipale, neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali [179]. Abbiamo purtroppo constatato come infatti, in Italia, tutti i recenti disastri ambientali siano venuti alla luce proprio grazie all’azione popolare (i.e. ILVA di Taranto, inceneritore di Colleferro, PFAS in Veneto, ecc.).
Come saprà sul tema dei rifiuti l’Unione Europea ha individuato nella riduzione, riuso e riciclo la soluzione principale, lasciando l’incenerimento all’ultimo posto insieme alla discarica, a causa del loro impatto negativo sull’ambiente. L’adozione di nuove soluzioni più moderne era stata già recepita dal piano industriale dell’azienda municipale dei rifiuti di Roma del 2015, non realizzato a causa dell’interruzione anticipata del mandato del sindaco Ignazio Marino, e dallo stesso piano dei rifiuti della Regione Lazio del 2020.
Pensiamo non si possa accettare una tecnologia dannosa, che nulla ha a che fare con il decoro di Roma, compromesso dal sistema di raccolta tramite cassonetti stradali e dal senso civico dei suoi abitanti. La scelta sembra più utile a tutelare gli interessi di chi finora ha guadagnato grazie allo smaltimento dei rifiuti in discarica o nei termovalorizzatori, incassando un enorme flusso di denaro che verrebbe interrotto se invece i rifiuti fossero separati e venduti come materie prime.
La Sua enciclica, indicava già la strada da seguire. “A causa della complessità tecnica della materia, al momento di determinare l’impatto ambientale della soluzione per lo smaltimento dei rifiuti diventa indispensabile dare ai ricercatori un ruolo preminente e facilitare la loro interazione, con ampia libertà accademica [140]”. Cosa che non è stata fatta in questi mesi, durante i quali la politica si è sostituita alla scienza e, in maniera autoritaria, ha scelto di utilizzare una tecnologia che negli altri Paesi è in fase di regressione in quanto superata da soluzioni più sostenibili.
A proposito della «gerarchia dei rifiuti», di derivazione comunitaria, la «prevenzione» viene indicata come priorità rispetto al riciclo, al recupero ed allo smaltimento, di modo che sarebbero da privilegiare tutte le iniziative tese ad impedire la formazione di rifiuti, perché il miglior rifiuto è quello non prodotto. Gli Stati hanno quindi la possibilità di esercitare un sindacato sulle scelte aziendali oggi effettuate soprattutto in funzione di obiettivi di profitto economico, come recita la nostra Costituzione, affermando che l’iniziativa economica non può recare danno alla salute e all’ambiente, principio recepito nella proposta di legge di iniziativa popolare “Rifiuti Zero”, ancora in attesa di approvazione. “Non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria… Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro [194]”
L’Italia vanta un primato nel riciclo dei materiali, che in una fase di carenza delle materie prime può ancor più rappresentare un vantaggio competitivo per il Paese, oltre che ambientale per il pianeta, consentendo ai cittadini romani di non pagare per lo smaltimento presso discariche e inceneritori, ma essere pagati per le materie prime raccolte.
Si intende “risolvere” la questione dei rifiuti senza minimamente tentare di collegarla ad un cambiamento del tipo di sviluppo imposto al nostro Paese, oggi basato su una “crescita” quantitativa avulsa dalla qualità della vita dei cittadini. Il ricorso ai termovalorizzatori, infatti, è funzionale a un aumento dei consumi e quindi dei rifiuti, perché quanti più rifiuti si producono tanto più cresce l’economia.
Esattamente l’opposto di quanto propone l’enciclica Laudato si’, la quale evidenzia che: l’ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca [204].
Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, e provocano milioni di morti premature [20]. Forse è per questo che è stato scelto un sito vicino a Borgo Sorano, un “ghetto” di case popolari dove vivono già 300 famiglie, accanto al quale hanno aperto un cantiere per realizzare altri 1.000 appartamenti dove deportare altri 4.000 abitanti in difficoltà economiche: L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme… Di fatto, il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta [48].
Riteniamo sia indispensabile supportare i le cittadine ed i cittadini di Roma nel loro impegno di restituire alla Città il decoro che merita nella consapevolezza che la cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale… Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema [111].
Saremmo pertanto onorati se volesse concederci un’udienza per poterLe presentare la nostra proposta di costituire una commissione internazionale di esperti indipendenti con esperienza in campo ambientale e nello smaltimento dei rifiuti, ai quali affidare la scelta delle migliori soluzioni disponibili, in modo da prendere in considerazione tecnologie più moderne e meno impattanti.
Con ogni migliore augurio, La salutiamo certi del Suo sostegno concreto e della Sua paterna preghiera.
Albano Laziale, 17 settembre 2023
L’ASSOCIAZIONE GARIBALDINI PER L’ITALIA HA PORTATO A TERMINE LA SETTIMA EDIZIONE DEL CONCORSO ALBERTO MORI, GARIBALDINO DEL TERZO MILLENNIO
Hanno collaborato: Arch. Paolo Macoratti (Presidente) – Sig.ra Monica Simmons (Segretaria) – Prof.ssa Silvia Mori – Signor Stefano Dini
Ricordiamo le finalità di questo Concorso: sensibilizzare le giovani generazioni alle vicende storiche e umane della Repubblica Romana, primo tentativo organico e istituzionale di creare l’unità d’Italia attraverso la formazione di una Repubblica democratica parlamentare a suffragio universale. Gli alunni, dopo una visita al Museo della R.R. e ai luoghi delle battaglie, hanno potuto analizzare il contenuto di alcune lettere di corrispondenza scritte nel periodo 1846-1849 da testimoni che hanno vissuto a Roma gli avvenimenti storici della nascita della Repubblica Romana e della sua gloriosa fine (Lettere facenti parte della collezione storica Leandro Mais). In questa prospettiva il singolo allievo ha elaborato un componimento a tema: “la lettera che avrei voluto scrivere io al mio più caro amico, durante la Repubblica Romana del 1849“.
CRITERI DI VALUTAZIONE DEL CONCORSO
Nel giudicare le lettere scritte dai ragazzi, si è dato più valore alla sostanza che alla forma; abbiamo considerato quattro punti:
- Assimilazione dei contenuti storici
- Originalità della composizione
- Interpretazione personale dei fatti accaduti
- Interpretazione personale dei valori etici e costituzionali
Non abbiamo penalizzato chi ha copiato alcune frasi da internet, in quanto ricadenti nell’ambito del laboratorio di ricerca; abbiamo penalizzato invece chi ha copiato male, riportando fatti, estranei al contesto storico della Repubblica Romana.
Le scuole partcipanti:
ISTITUTO PINO PUGLISI – III CLASSI, SEZIONI B,C,D,E
ISTITUTO GIUSEPPE GIOACCHINO BELLI – CLASSE II B
I VINCITORI DEL CONCORSO
DI CIASCUN ALLIEVO SI RIPORTANO ALCUNE FRASI DEL SINGOLO COMPONIMENTO
ISTITUTO PINO PUGLISI – III B
Selezionati: Giulio Balzano, Giulio Caponio, Diana Di Donato, Alessia Mercuri, Mattia Montanaro, Vanessa Porcaro.
3° CLASSIFICATO – MATTIA MONTANARO
“Sotto di loro c’erano anche le tre bandiere dei regni. Io e i miei amici abbiamo parlato di quel manifesto per tutto il resto della giornata, magari questa volta il nostro sogno si avvererà”.
2° CLASSIFICATO – VANESSA PORCARO
“Ho appena letto la Costituzione e non potrei essere più fiero di appartenere a questa Patria; l’articolo 5 mi è piaciuto particolarmente, parla della nostra forma di governo, “la democrazia pura” a cui sarà dato “il glorioso nome di Repubblica Romana”.
1° CLASSIFICATO – DIANA DI DONATO
“ Finalmente i tempi sono maturati e il Papa ha solo il potere spirituale e non più quello temporale che fortunatamente è nelle mani del popolo. Tutti siamo animati dal desiderio di uguaglianza e libertà e da quello di immaginare un giorno non lontano in cui ogni cittadino italiano possa cantare canzoni analoghe”
ISTITUTO PINO PUGLISI – III C
Selezionati: Edoardo Morellini, Edoardo Natale, Aurora Rossi, Martina Savini, Greta Tassini.
3° CLASSIFICATO – MARTINA SAVINI
“Si respira mia cara, un’aria di speranza e fiducia nel futuro mai sentite prima. Finalmente anche a Roma (la Roma dei papi!) quei principi della rivoluzione francese a noi due tanto cari, uguaglianza, libertà, fraternità potranno essere fondamento della nostra Repubblica”.
2° CLASSIFICATO – EDOARDO MORELLINI
“Per riportare il Papa sul trono è accorsa la Francia, ma per difendere la Repubblica sono arrivati a Roma giovani da ogni parte d’Italia e Garibaldi con i suoi volontari, tra cui il patriota Goffredo Mameli che ha scritto un “Canto degli Italiani. Chissà se questo inno diventerà importante per l’Italia e cantato anche in futuro”.
1° CLASSIFICATO – GRETA TASSINI
“Ho implorato Carlo di Rimanere a casa, ma lui il 30 Aprile, all’alba, era già pronto in prima linea a difendere le porte della città dall’attacco francese. Quando questi sono giunti, abbiamo sentito un forte rumore di cavalli e ferraglie; è stato spaventoso. La mamma non smetteva di piangere. Per un momento abbiamo pensato di essere salvi, dato che i nostri vicini ci hanno detto che i Francesi non erano riusciti ad abbattere Porta Pertusa (murata da anni)…”
ISTITUTO PINO PUGLISI – III D
Selezionati: Alberto D’Angelo, Arianna Lamorgese, Federico Moretti, Christian Mormile, Nicole Moro e Martina Dalia, Camilla Zamponi.
3° CLASSIFICATO – Pari merito - CAMILLA ZAMPONI
“Oggi, camminando per le strade di Roma barocca, vidi l’orrore che aumentava nell’assistere all’assedio, che mi pareva una cosa impossibile; i corpi dei morti in battaglia mi impressionavano e il pensiero che più di duemila vite venivano portate via da pallottole di pistola e lame di spada, mi inorridiva”.
3° CLASSIFICATO – Pari merito CHRISTIAN MORMILE (scritta a mano)
“Qualche mese fa io e il mio caro amico Giulio abbiamo preso parte ad una rivolta nella quale abbiamo protestato forte contro le leggi oppressive dello Stato della Chiesa, e abbiamo rischiato di essere imprigionati, ma per fortuna siamo riusciti a scampare. Grazie a questa rivolta e ad altre che si sono succedute, il Papa ha ceduto e ha concesso queste libertà”.
2° CLASSIFICATO – ARIANNA LAMORGESE
“A quel punto, stupiti dalla nostra resistenza, e includo anche me dicendo “nostra” perché mi sento parte di questa battaglia, si sono spostati e divisi andando a Porta Angelica e a Porta Cavalleggeri. Pensavano di avere più fortuna; fortuna che però non ebbero, dal momento che li respingemmo anche lì. A questo punto furono costretti a ritirarsi, sconfitti e umiliati dalla potenza dell’eterna città. Garibaldi, e ovviamente anche Giulio, avrebbe voluto inseguirli, ma fu persuaso da Mazzini a lasciarli andare e liberare i prigionieri”.
1° CLASSIFICATO – ALBERTO D’ANGELO (scritta in corsivo)
“Oggi 3 luglio 1849, termina la nostra libertà; i Francesi hanno avuto la meglio e, a breve, il Papa tornerà al posto dove lo vogliono. I vili vincitori, così, avanzeranno le loro condizioni per una pace. Noi, però non accetteremo mai le loro sporche condizioni contro la nostra libertà; noi promulgheremo la Costituzione, nonostante non sia più possibile riprendere Roma e cacciare i Francesi, dato che anche Garibaldi è andato via. Adesso, però, ti devo salutare, amico mio, ma tu ricorda sempre: Viva la Repubblica. Viva la libertà, Viva l’Italia”.
ISTITUTO PINO PUGLISI – III F
Selezionati: Lucilla Di Coppola, Simone Di Renzo e Manuel Gerace, Tommaso Franchi, Greta Volpes, Nicole Volpes, Carlotta Zamponi.
3° CLASSIFICATO – NICOLE VOLPES
“Con il passare dei giorni peggioro e le medicazioni qui scarseggiano, così come i dottori che sono stati mandati la maggior parte sui campi di battaglia; le infermiere dicono che non mi resta molto tempo. Non so come dirlo a mia moglie…sai, ci ho pensato, non ho paura di morire solo, e non sono neanche più di tanto triste di stare per morire, perché so di averlo fatto per la mia Patria.”
2° CLASSIFICATO – GRETA VOLPES
“La sensazione che mi opprimeva è divenuta realtà; sono stato chiamato per andare in battaglia. Da ciò che mi hai riferito ho timore di morire perché alcuni sono partiti, ma non hanno più fatto ritorno e se ne sono perse le tracce; ed altri sono tornati, ma mal ridotti però. Ora non posso tirarmi indietro per la mia famiglia e la Repubblica, che tanto amiamo e ammiriamo. Se non hai più mie notizie non angosciarti troppo; cercherò di stare attento, fai sapere alla mia famiglia che le voglio bene”.
1° CLASSIFICATO – TOMMASO FRANCHI
“Durante il giorno si odono solamente spari, urla, cannoni e l’odore del sangue ci avvolge e non ci fa respirare; vedo in continuazione morire i miei compagni sotto i miei occhi e tutto questo mi addolora tantissimo; ma ho anche assistito ad atti eroici di soldati ma anche di molti civili che vogliono resistere per il bene di Roma; e tutto ciò mi dà la forza di andare avanti e di continuare a combattere. […]
(e conclude) Anche se domani non verrò ricordato come Garibaldi o Mameli, mi basterà avere la certezza di averci provato, di aver combattuto fianco a fianco con i miei compagni perché ogni uomo che morirà in battaglia sarà per sempre un eroe degno e coraggioso per aver sacrificato la sua vita per la propria Patria”.
ISTITUTO G.G. BELLI – II B
Selezionati: Caterina Agresta, Massimo Deb, Diana di Giannantonio, Leo Antonino Mannino, Francesco Pignataro.
3° CLASSIFICATO – LEO ANTONINO MANNINO
“Come sai il giornale parlerà proprio della nostra Repubblica e, libertà di stampa o no, devi sempre sottolineare come Pio IX ci abbia tolto i nostri diritti e la nostra indipendenza. Chi lo sa, magari un giorno questo giornale ispirerà le nuove generazioni ad un alto concetto di democrazia, uno stato più unito e libero con una grande Costituzione”.
2° CLASSIFICATO – DIANA DI GIANNANTONIO
“I Francesi hanno violato l’accordo di pace e da poche ore siamo sotto attacco: si sentono i rombi di cannone dal Gianicolo e i bagliori si riflettono sul Tevere. Non ho nessuna voglia di stare nelle retrovie e di assistere i feriti e preparare le munizioni; penso che anche una donna possa andare in prima linea e combattere per Roma e la Repubblica”.
1° CLASSIFICATO – FRANCESCO PIGNATARO (Corsivo)
“Ormai sono le dieci di sera circa e i più grandi si sono messi ad un tavolo a giocare a carte e bere, mentre noi ragazzi stiamo sopra Porta San Pancrazio e ogni tanto buttiamo un occhio per controllare che non ci sia nessuno, nel fra tempo scriviamo lettere da mandare ai nostri parenti, come questa, oppure guardiamo il panorama, che oggi è splendido più che mai: le stelle brillano alte nel cielo, le cicale cantano e la luna piena osserva da lassù. Mentre guardavo il panorama mi si è avvicinato il compagno Mameli e, sapendo che sono un pianista, mi ha chiesto un consiglio per un inno che sta scrivendo, l’inno per la nostra Repubblica”.
Relazione di Leo Antonino Mannino e Letizia Anastasi sulla gita della 2b al
Museo garibaldino della repubblica romana…
Il 30/03/2023 di giovedì la classe 2b (la mia classe) partì alle 9:00 di mattina dall’istituto Mordini per dirigersi alla fermata dell’autobus ed aspettare il 280. L’autobus ci avrebbe portato a Trastevere da dove saremmo saliti al colle Gianicolo lasciandoci in delle stradine deserte. Poi seguendo la via di San Pancrazio saremo giunti dinnanzi delle scale altissime. Dopo averle superate, distrutti, ci ritrovammo davanti ad un panorama favoloso, dove si vedeva tutta Roma. Poi arrivammo a viale Belvedere Niccolò Scatoli e trovammo una fontana (Acqua Paola) con varie scritte latine che citavano anche il papa. Poi attraversammo via Giacomo Medici uno dei territori più famosi come campo di battaglia con le guerre contro i Francesi. Subito dopo facemmo anche la via di Angelo Maria in cui passammo davanti al quartier generale di Giuseppe Garibaldi. Dopo una sosta seguimmo via Giuseppe Garibaldi per arrivare davanti a Porta San Pancrazio, un arco dove si trova il “museo Garibaldino della repubblica romana” però aspettammo un po’ perché apriva solo alle 10:00. Ci avvicinammo e tre guide ci accolsero, facendoci entrare dall’entrata di dietro. La porta è un arco a tutto sesto con delle colonne d’ordine ionico: all’epoca era una delle entrate principali a Roma.
Sopra esso c’è una scritta che dice: “Pius IX Pontifex Maximus sacri principatus anno X”. Tra queste tre guide c’erano Paolo che è il presidente dell’associazione garibaldina, Monica, che ne è la segretaria e Stefano, uno dei soci. Ci dissero che quello che stavamo per vedere sarebbe stato l’evento più importante del Risorgimento italiano. Prima della rivoluzione del 1849, c’era lo stato pontificio da 1083 anni. Le guide ci dissero di ricordarci che oggi siamo cittadini perché nel 9 febbraio 1849 le persone passarono da sudditi a cittadini e nacque una costituzione. Significa che non c’è più uno a comandare e a scegliere per il popolo, ma tutto il popolo sceglie per sé, quindi una democrazia. La gente ai tempi della repubblica romana si scriveva sempre le lettere cominciando con “Caro cittadino…”
E per ricordare che questo modo di vivere non è scontato, ogni anno l’associazione garibaldina organizza un concorso a cui anche i giovani partecipano dove devi immedesimarti in un cittadino di quel periodo e scrivere una lettera ad un altro cittadino che può essere anche un tuo amico. Sottoforma di tema ovviamente… Se vinci il concorso vinci anche un libro, un dépliant sulla costituzione e la repubblica e una medaglia. Le guide ci tengono a farci notare che quello che si fa nel passato si ripercuote sul futuro e che per noi il fatto che siamo liberi non deve essere scontato.
Ci dissero che la repubblica romana essendo nata 174 anni fa era al tempo dei nostri trisavoli e che alla rivoluzione parteciparono anche minorenni dell’età nostra, quindi immagino che quest’ evento fosse davvero importante per i cittadini di Roma.
La rivoluzione, infatti, serviva apposta perché con l’arrivo della repubblica romana si sarebbe creata la costituzione che è l’insieme delle leggi che oggi ci rende liberi. Sappiamo anche che quella antica costituzione ispira la nuova di oggi. Dopo la spiegazione di questi tre signori arrivò un’altra guida di nome Iacopo che facendoci entrare all’interno del museo cominciò a spiegarci come nasce la nostra costituzione e la Repubblica romana.
Iacopo cominciò parlandoci del congresso di Vienna (1815) cioè della Restaurazione dei poteri dei sovrani in tutta Europa. In quel periodo i re avevano un potere assoluto e nulla poteva contraddire la loro parola. Lì l’Italia si poteva dire che non esisteva, ma che c’erano vari regni come il ducato di Sardegna o il regno di Napoli ecc.
Comunque, tra i più importanti c’era lo Stato della chiesa, in Italia-centrale, che aveva come capoluogo Roma e lì risiedeva il papa che a quel tempo non era considerato solo il punto di riferimento maggiore della chiesa cattolica, ma anche un re indiscusso. Si poteva quindi dire che aveva un potere universale cioè quello spirituale sia quello temporale, ma questo al popolo di Roma non andava molto bene.
Molto presto però in tutta Europa nel 1848 ci fu una grande svolta e cominciarono rivoluzioni dappertutto. In Francia nacque una repubblica e si divisero i che conosciamo oggi: legislativo, esecutivo e giudiziario.
In Italia invece (a Milano) cominciarono le guerre di indipendenza in cui gli italiani si opponevano al governo degli austriaci. Fu una grande rivoluzione, ma gli italiani, in particolare i milanesi, persero comunque e l’Italia fu rioccupata. Anche se questo si sarebbe ripercosso sull’intero Stato della chiesa…
Dopo Iacopo ci fece salire delle scale e poi entrammo in una stanza molto buia dove su uno schermo comparse l’immagine di un uomo che recitava il ruolo Angelo Brunetti detto anche Ciceruacchio, grande uomo che cercò di rivoluzionare il governo di Roma a discapito dei poteri del papa. Iniziò raccontandoci di quanto si fidava del papa appena salito sul trono, Pio IX (che compare anche sulla scritta all’inizio del museo). Quest’ultimo assecondava tutte le sue richieste e quelle del popolo romano, ma lo faceva solo allo scopo di ingraziarseli. La mossa che cambiò tutto fu quando il papa si oppose dal partecipare alle guerre di indipendenza e senza il suo aiuto l’Italia non riuscì a vincerle. Perché non partecipò alle guerre di indipendenza? La risposta è molto semplice: gli austriaci erano legati dalla religione e lui li considerava dei compagni in più. Se avesse partecipato alle guerre d’indipendenza non li avrebbe più avuti come alleati. In più questa rivoluzione mirava a distruggere quello che lo Stato della chiesa aveva costruito.
Ciceruacchio nel video ricorda anche la sua tragica fine: dopo la fine della Repubblica romana lui cercò di raggiungere Venezia ma fu tradito da altri italiani. Per colpa dei traditori e del papa giovani e maggiorenni (fra cui suo figlio) morirono ingiustamente.
Il video si concluse dicendo che dovremmo essere grati della vita che ci hanno dato sacrificandosi e di non oltraggiare le statue dei grandi uomini che hanno combattuto per noi e per i nostri diritti.
Dopo Iacopo ci parlò della storia di Pio IX che salì al potere nel 1846. Lui prima di diventare papa era il cardinale Giovanni Mastai Ferretti. Diede tante speranze allo Stato della chiesa assecondandoli continuamente (a quel tempo il papa risiedeva nel Quirinale, dove adesso risiede il presidente della repubblica). Ciceruacchio si fidava cecamente di lui, per ogni controriforma che faceva Pio IX, Ciceruacchio organizzava un grande banchetto in tutta Roma per festeggiare.
Ciò che fece arrabbiare il popolo fu che nel 1848 durante le guerre di indipendenza, Pio IX proclamò “L’allocuzione”, che diceva che i cattolici non potevano fare in nessun modo la guerra agli austriaci, così facendo sembrare che infrangessero qualche legge a ribellarsi, mandando così a morire molta gente.
Da quel momento tutti cominciarono a odiare Pio IX per quello che ha fatto e come segno di sfiducia nel palazzo della Cancelleria ammazzarono un ministro (Pellegrino Rossi) appena nominato per prendere decisioni assieme al papa, che in quel periodo aveva paura di subire rivolte. Dopo questo atto, il papa terrorizzato scappò da Roma e andò a rifugiarsi in degli altri paesi alleati. Ora che il popolo romano era senza un capo supremo come il papa, si sarebbe dovuto riorganizzare e scegliere per voto di maggioranza quale governo avrebbero dovuto approcciare.
Si svolsero delle elezioni estremamente democratiche per l’epoca, perché a suffragio universale maschile: si elesse un’assemblea costituente che scelse un governo democratico e da lì nacque una delle prime repubbliche democratiche.
Si pensava che finalmente Roma sarebbe continuata ad essere la repubblica romana che conosciamo ma in realtà, era solo l’inizio…
Nel frattempo, il papa si era rifugiato a Gaeta ed era sempre più determinato a voler riconquistare il suo trono. Così chiamò gli eserciti cattolici più forti a sua disposizione, tra i più importanti c’era “la Francia” che in quel momento era anche essa una repubblica ed era considerata lo stato più forte del mondo di quei secoli. Una nuova guerra stava per cominciare e gli italiani da soli non avevano un briciolo di speranza. Decisero così di chiamare alcuni uomini per preparali a questa grande battaglia. Il primo che chiamano era Mazzini uno dei più grandi padri fondatori della Repubblica, chiamandolo all’appello con un telegramma di tre sole parole che dicevano: “Roma, Repubblica, venite” e lui arrivò senza indugio. Poi decisero di formare un triumvirato composta da: Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Andrea Armellini. Questo triumvirato era stato creato apposta per proteggere la repubblica romana. Infine chiamarono pure il grande Giuseppe Garibaldi detto anche “L’eroe dei due mondi” per aver partecipato alle guerre di indipendenza a Milano e per aver portato la repubblica anche in sud-America. Arrivò con un immenso numero di garibaldini a Roma, (I Garibaldini erano i seguaci sudamericani di Giuseppe Garibaldi) pronto a ricacciare i Francesi o qualunque altri soldati che si sarebbero opposti alla Repubblica romana.
Il 30 aprile 1849 i Francesi sbarcarono sulla costa di Civitavecchia e prima della battaglia, gli italiani lasciarono sul confine l’articolo 5 della repubblica francese che diceva che gli stati repubblicani non dovevano farsi la guerra tra loro. I francesi non li ascoltarono e dissero che questo qui era un trucchetto perché gli italiani avevano paura di combattere.
La battaglia cominciò e le giubbe rosse si fecero valere fino all’ultimo (le giubbe rosse era il modo in cui veniva chiamato l’esercito romano repubblicano perché le loro divise rosse servivano a nascondere il sangue) vincendo su porta Pamphili e riuscendo a cacciare l’esercito francese fino in mare. Garibaldi era intenzionato a ricacciarli fino al largo, ma Mazzini lo pregò di fermarsi, dicendo che avrebbero dovuto combattere solo per la patria e non per distruggere gli stati nemici. Garibaldi era infuriato e nel frattempo Mazzini stava instaurando delle trattive speranzoso di interrompere la guerra, ma riuscì solo a guadagnarsi una tregua fino all’arrivo di giugno. (Quella sarebbe stata una delle poche battaglie conquistate dalla repubblica romana e l’unica possibilità per sconfiggere i francesi)