Articoli marcati con tag ‘Banda musicale polizia Municipale Roma Capitale’

video  realizzato dalla  Prof.ssa Giulia Terrana – Foto di Marcello Pellegrini

   

 

 

 

 

 

INVITO

 

155° Fatto d’armi di Villa Glori (1867)

24 ottobre 2022– ore 10,30

 

 

Associazione Garibaldini per l’Italia

e

Associazione Nazionale Garibaldina

Ist. Internaz. di Studi G. Garibaldi 

 

 

PICCHETTO ARMATO ESERCITO

BANDA MUSICALE POLIZIA MUNICIPALE DI ROMA CAPITALE

—————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————-

INTERVENTO DEL PRESIDENTE PAOLO MACORATTI

SALUTIAMO i ragazzi della Terza classe Sezione E della Scuola Media Statale G.G. Belli di Roma. Ringraziamo il Prof. Carlo Felici, per averli già informati in merito alle vicende della campagna dell’Agro Romano. Ringraziamo le Prof.sse Roberta Geremia e Simonetta Di Cave per aver accettato, con la loro classe, di portare a termine a Villa Glori questo breve percorso storico.

Noi Oggi Vi abbiamo consegnato un Pieghevole, che riassume in poche parole quanto avvenuto qui il 23 ottobre 1867:

IN PRIMA PAGINA: le foto dei fratelli di Pavia, Enrico e Giovanni Cairoli: Enrico aveva 27 anni ed era stato volontario nel 1859 con i Cacciatori delle Alpi, veterano nell’impresa dei Mille del 1860; a Palermo era stato ferito gravemente – Lo ritroviamo in Aspromonte nel 1862, sempre nel tentativo di arrivare a Roma – Poi è stato Volontario nel 1866 in Trentino – (Tra una battaglia e l’altra si era intanto laureato in medicina) – Giovanni aveva 25 anni; era capitano dell’Accademia militare di Torino.

IN ULTIMA PAGINA: il monumento ai fratelli Cairoli, che potrete vedere al Pincio.

ALL’ INTERNO  troverete, in sintesi, l’elenco degli avvenimenti che portarono allo scontro di Villa Glori.

 Il Giornale di Roma – Foglio ufficiale del governo papale, così commentava l’accaduto, dopo aver elencato i tentativi d’insurrezione in città: -  “Anche sotto le mura di Roma una banda di circa 100 garibaldini venuti alla spicciolata e radunatisi l’altra sera sopra i Monti Parioli, fu dovuta attaccare dai nostri bravi soldati, che in breve ora la dispersero, lasciando tra i garibaldini vari morti, tra cui un tal Enrico Cairoli che ne sembrava il comandante, e sette feriti, tra i quali un altro Cairoli, oltre dieci caduti in mano delle milizie…”

 Sui Libri di storia forse troverete una riga di quanto accaduto qui 155 anni fa;

 Eppure questo episodio è stato raccontato da scrittori, poeti e dallo stesso Garibaldi che aveva paragonato i 78 volontari di Villa Glori addirittura ai famosi eroi dell’antichità, come Leonida alle Termopili. MA PERCHE’?

 Perché i 78 di Villa Glori, per aiutare l’insurrezione dei Romani, non portavano con loro chissà quale armi potenti e sofisticate, tanto è vero che i fucili che avrebbero dovuto sostenere l’insurrezione erano ferrivecchi, da usare più come clave che come armi da guerra; ma portavano la forza della loro presenza, fisica e morale, e la condivisione degli stessi ideali degli insorti romani,

 E quali erano questi ideali? Ne cito solo tre

        1. Unificazione dei territori della comune Patria italiana;  

        2. Liberazione da un regime, quello dello Stato della Chiesa, in cui prevaleva un potere dispotico e un pesante integralismo religioso;

        3. Sentimenti di fratellanza e democrazia ispirati dagli scritti di Giuseppe Mazzini.

 Ideali che, per realizzarli, si richiedevano valori come responsabilità, ardimento, sacrificio; e infine, il più importante: La solidarietà; sentimento che non nasce da una decisione presa a tavolino o da una formula  finalizzata a risolvere un’emergenza, ma che scaturisce da un impulso individuale, di natura decisamente spirituale. Questa, a mio avviso, fu la principale motivazione che spinse i 78 volontari garibaldini a intraprendere un’azione, ritenuta da loro stessi, rischiosissima per la vita, come riportato all’interno del pieghevole.

 Sebbene il fatto d’armi di Villa Glori sia stato un episodio duro e violento nel suo breve e sanguinoso epilogo, ne possiamo ancora oggi trarre un insegnamento positivo: la riflessione sullo slancio solidale che portò al sacrificio estremo questi giovani di 155 anni fa. Slancio solidale che possiamo sperimentare anche oggi, certo in situazioni meno eroiche, ma pur sempre nobili; per esempio nella scuola, quando aiutiamo volontariamente e gratuitamente un nostro compagno che si trovi in difficoltà; che possiamo sperimentare anche in famiglia, nel mondo del lavoro, nel sociale, ovunque ci sia bisogno di noi; ovunque possiamo elevare la nostra umanità a servizio del prossimo.

Ci troviamo oggi in un momento storico difficile, complesso e in alcuni casi oscuro. A parte il mistero pandemico, sul pianeta sono al momento attive ben 59 guerre. E gran parte dell’informazione, malgrado sia abbondante e capillare, non riesce ad esprimersi compiutamente, a svincolarsi dal potere finanziario e politico, impedendoci così di comprendere cosa stia realmente accadendo nel mondo.

Gli unici fari che ancora ci guidano in questa turbolenza sono gli esempi; esempi che possiamo trovare ancora numerosi nel nostro Risorgimento e in quei contemporanei che cercano con determinazione la fine di ogni conflitto bellico e la PACE ad ogni costo, in perfetta sintonia con l’Art. 11 della nostra Costituzione che recita, al primo capoverso, quattro parole luminose: l’Italia ripudia la guerra.

Grazie a tutti per la partecipazione.

      La cerimonia del 9 febbraio, che continua ad avere, malgrado siano trascorsi 167 anni da quell’evento unico, un valore simbolico ed evocativo altissimo, si è svolta al ben tenuto Mausoleo-Ossario garibaldino del Gianicolo, in un clima di fattiva collaborazione tra le tre associazioni presenti (Garibaldini per l’Italia, Associazione Nazionale Garibaldina e Istituto Internazionale di Studi  “Giuseppe Garibaldi“). Collaborazione che si è manifestata anche attraverso gli interventi complementari degli oratori che si sono alternati in rappresentanza di ciascuna associazione. L’ottima riuscita dell’evento, condotto brillantemente dalla nostra socia Enrica Quaranta, la cui appassionata partecipazione è stata da tutti molto apprezzata,  ha permesso che si svolgesse con ordine la deposizione della corona, portata da due militari dei “Lancieri di Montebello” e accompagnata dal Presidente dei Garibaldini per l’Italia, Arch. Paolo Macoratti, dalla Presidente dell’A.N.G., Maria Antonietta Grima Serra, e dal Direttore dell‘Istituto Giuseppe Garibaldi, Prof. Franco Tamassia. La Banda della Polizia Municipale di Roma Capitale ha accompagnato suonando l’Inno del Piave, successivamente l’Inno di Garibaldi e, a termine Cerimonia, l’Inno di Mameli.

     Per i Garibaldini per l’Italia è intervenuto il vice-Presidente Arturo De Marzi, che si è soffermato sull’esigenza di attualizzare, nella società contemporanea, la spinta di libertà e giustizia che aveva determinato la scelta democratica e repubblicana del nuovo Stato.  L’attualizzazione, ha sottolineato De Marzi, deve avvenire attraverso una cultura partecipata del singolo cittadino alla “cosa pubblica”, associazioni, comitati di quartiere, ecc., e  mantenere viva la memoria e la cultura degli eventi più importanti ed educativi della nostra storia, come il Risorgimento e la Resistenza. A questo proposito veniva ricordato l’appuntamento annuale che la nostra associazione organizza con le scuole  in occasione della celebrazione della battaglia del 30 Aprile, e che si svolge attraverso visite guidate al Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina e ai luoghi della battaglia intorno a Porta San Pancrazio, e si conclude con il concorso “Alberto Mori” dedicato alla scuola primaria di secondo grado (premiazione il 29 Aprile al Mausoleo-Ossario).

p.m.