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STORIA E RICERCA DI UNA CURIOSITA’ RISORGIMENTALE

di Landro Mais     

Fra i tanti oggetti inerenti l’iconografia garibaldina (pitture, litografie, bronzetti ecc. ) molti anni fa ho avuto la fortuna di trovare un “pezzo” non solo curioso ma soprattutto misterioso.   

Si tratta di un bel ritratto a colori di Garibaldi in divisa da Generale piemontese del 1859 (Cacciatori delle Alpi). Il fatto “misterioso” ne è la dimensione: un piccolo tondo di appena 6 mm. La seconda cosa “curiosa” è data dalla riproduzione speculare, nel retro, dello stesso piccolo ritratto.

Ad un primo esame pensai subito si trattasse di una miniatura, ma il fatto che il ritratto risultasse anche nel rovescio  mi fece desistere da questa idea.  Rigirando sul palmo della mano questo piccolo oggetto  andavo poi cercando  di capire a cosa servisse: per una spilla? Per un anello? Per una catenina? Ma rimaneva sempre “misteriosa” la riproduzione nelle due parti; e poi si trattava veramente di una miniatura?  Nel guardare con più attenzione  il bordo del piccolo tondo  scoprii un fatto nuovo e curioso: l’ultimo bottone a destra in basso era situato esattamente nel bordo ed era costituito da un segmento che attraversava tutto lo spessore andando a costituire il bottone nel retro stesso. Questa prima scoperta  mi spinse a ricercare nello spessore le altri parti ove avveniva il cambiamento di colore. Da quel momento capii che non si trattava di una miniatura, ma di altro.   

A fare luce completa su questo oggetto misterioso fu un mio caro amico di Milano che sfogliando un catalogo di una mostra che si faceva a Venezia ne trovò la storia .  Si trattava di uno dei 4 tipi di ritratti di Garibaldi eseguiti in Venezia dalla fabbrica Franchini nel 1863 attraverso una nuova invenzione di lavorazione del vetro detta “Murrina”. Questa è costituita da un piccolo cilindro del diametro di mm 6 e della lunghezza di circa mm 50, costituito dall’ assemblaggio a caldo di filamenti in vetro colorato secondo un modello preparato precedentemente. Una volta raffreddato, il piccolo cilindro veniva tagliato in tanti piccoli dischetti, per cui il ritratto risultava speculare sui due lati.  

Se il mistero di questa nuova invenzione  (1863) era stato trovato rimaneva il mistero sempre più fitto del suo utilizzo. Che cosa era? E a che cosa serviva un doppio ritratto così piccolo dell’Eroe e per giunta in divisa sardo-piemontese del 1859, considerando che Venezia sarebbe diventata italiana dopo la guerra del 1866, e cioè 3 anni dopo?  A questo punto sono ricorso ai dati storici e al noto sistema usato dai patrioti quando si dovevano recare in un luogo ancora soggetto alla dominazione nemica. Fra i tanti espedienti inventati per essere riconosciuti senza bisogno di lettere credenziali, vi era quella di piccoli oggetti che attestassero il riconoscimento del patriota (l’oggetto era tanto piccolo che anche in caso di qualunque pericolo poteva essere ingoiato). A questo punto posso ancora una volta essere contento di aver svelato a tutti gli amici curiosi delle cose storiche del nostro Risorgimento un particolare fino ad oggi sconosciuto.

NOTA  Una serie completa di tutti i 4 tipi di questa rarissima murrina si trova esposta a Londra nel famoso British Museum   

 

 

23 marzo 2011
17:00a20:30

Domenica 23 Marzo alle ore 17,00, a Roma,  presso il Centro Socioculturale Garbatella di Via Caffaro,10, l’associazione culturale “Gruppo Laico di Ricerca” ha organizzato il secondo  incontro di approfondimento sulle conseguenze politiche e storiche scaturite dall’ unificazione nazionale monarchica e dalla rivoluzione incompiuta delle forze repubblicane e progressiste.

Per l’importanza e l’attualità del tema s’invitano soci e simpatizzanti a non mancare l’appuntamento

 

 

 

per i dettagli : http://www.gruppolaico.it/category/appuntamenti/


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E’ stato giudicato emozionante e commovente l’intervento di Benigni al Festival di San Remo 2011; è stato l’intervento di un attore da Oscar che per qualche minuto si è autoinvestito del ruolo di divulgatore della storia patria. Così Mazzini, Garibaldi, Mameli e tanti altri Patrioti sono saliti, per qualche minuto, alla ribalta.

Si, per qualche minuto e grazie a un personaggio stimolante e appassionato come Roberto Benigni, che è riuscito a condensare in poche battute cinquant’anni di storia risorgimentale. Mentre cantava, in un sublime assolo, l’inno di Mameli, prima di ieri sconosciuto nel suo reale significato alla maggior parte dei tifosi del pallone, spuntava una lacrima sulle guance di molti italiani che solo in quel momento percepivano la grandezza degli uomini e delle donne dell’ottocento e la miseria dell’Italia di oggi.

Sorgono, allora, spontanee alcune domande: perchè il divulgatore Benigni può eccitare le coscienze sopite degli Italiani durante uno spettacolo leggero come il Festival di San Remo, quando lo stesso servizio potrebbe e dovrebbe essere assolto dagli insegnanti delle scuole statali della Repubblica? Perchè la televisione, il più potente medium d’informazione, non viene utilizzata per diffondere la storia, i valori e le vicende che sono alla base delle nostre radici repubblicane? Cosa accadrà quando i riflettori si spegneranno sul 150° dell’unità d’Italia?

La risposta, forse, va ricercata in quella mancata formazione degli Italiani che Mazzini, da meraviglioso visionario, anteponeva a tutto, ritenendola indispensabile per il processo di formazione dello Stato unitario. Il compromesso storico che ha demandato alla Monarchia Sabauda il compito di costituirsi capofila dell’unità nazionale, ha di fatto impedito che il pensiero di Mazzini e l’azione di Garibaldi potessero far maturare, nel tempo, la coscienza civile del popolo italiano. Ancora oggi, nei fatti, non riusciamo a considerarci eredi dei Patrioti del Risorgimento e ci accontentiamo che sia un attore a raccontarci, da un palco, la nostra storia.

Paolo Macoratti

http://www.youtube.com/watch?v=F2Y8R-u_m3Q