Foto
Il mese scorso abbiamo chiesto ad alcune persone se conoscessero la storia dell’episodio in cui venne ferito, in Aspromonte, Giuseppe Garibaldi; alcuni ammettevano di ricordare la nota canzoncina “Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba…”, ma non sapevano darci altre spiegazioni. Altri erano certi di aver studiato a scuola che lo scontro a fuoco di quel 29 Agosto 1862 fosse avvenuto addirittura durante la spedizione dei Mille (1860), tra i Garibaldini guidati dall’Eroe dei due mondi e le truppe Borboniche!
Oggi, grazie a wikipedia, per fortuna o per disgrazia, possiamo accertarci come andarono veramente le cose (http://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_dell%27Aspromonte) La mancanza di una corretta informazione, non sempre casuale o addebitabile a superficialità, ha prodotto nelle giovani generazioni la caduta della formazione critica che proprio gli avvenimenti più controversi della storia avevano fornito attraverso la semplice lettura degli eventi.
La massa degli studenti, purtroppo, non riesce più a distinguere il vero dal falso; a comprendere, con ragionevole approssimazione, le differenze politiche e ideali dei personaggi che caratterizzarono il periodo storico del Risorgimento, dalle cui vicende sono nate la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. Così diviene automatico mettere sullo stesso piano le politiche e gli ideali di Vittorio Emanuele II, Cavour, Mazzini e Garibaldi, senza curarsi troppo delle loro profonde differenze. Si dice che, in fondo, questi quattro personaggi avessero in comune la volontà di arrivare all’unità d’Italia; è vero, ma i distinguo sono necessari quando il fine è diverso: da un lato l’espansione del Regno di Sardegna nei territori italiani, dall’altro l’unione dei popoli in una stessa identità nazionale che realizzasse un sistema socio-politico egualitario. Questo equivoco e le sue ricadute politiche, sociali ed economiche, che si sono materializzate principalmente nello squilibrio tra il nord e il sud d’Italia, hanno creato un danno enorme che si perpetua di generazione in generazione.
Provate a chiedere allo studente medio italiano se conosce i motivi che portarono i Bersaglieri comandati dal Generale Pallavicini a sparare contro i Garibaldini e, soprattutto, contro Garibaldi, per….ucciderlo? Si, ucciderlo! Provate a chiedere allo studente universitario medio se conosce le umiliazioni, il carcere, la fucilazione di tanti patrioti seguaci di Garibaldi che furono passati per le armi dal Regio Esercito soltanto perché avevano creduto nella libertà e nell’indipendenza dell’Italia e in colui che aveva reso possibile e reale l’unificazione? Domande del genere se ne possono fare a decine, senza ottenere adeguate risposte. Alcuni cineasti, come l’ultimo film di Mario Martone dal titolo emblematico “Noi credevamo”, hanno tentato di far emergere dalla polvere del tempo le crude problematiche dello scontro da guerra civile dell’Aspromonte, senza riuscire, però, ad incidere la spessa coltre d’indifferenza dell’opinione pubblica italiana.
Di Garibaldi si è detto, si dice e si dirà di tutto, perché è un mito, un’icona, un santino che si può adorare o demonizzare a piacere. La stampa italiana dovrebbe cogliere queste ricorrenze come occasioni uniche e irripetibili (150 anni ) per fare un po’ di chiarezza sull’uomo, sincero e onesto, che amava così tanto la Patria e i propri fratelli da esporre la sua stessa vita per evitare lo scontro fratricida dell’Aspromonte. Perché uomini e avvenimenti importanti sono stati dimenticati nelle loro espressioni più nobili e significative per dare spazio a retoriche paccottiglie unitarie? C’è ancora un’Italia che non vuole fare i conti con la storia, per puro opportunismo o per malcelate connivenze con monarchie totalitarie che ancora oggi insistono sul nostro territorio? Oppure c’è ancora un’Italia Sabauda e del Fascismo, mai scomparse dalla scena politica, che continuano ad operare sotto falso nome per conservare privilegi e disuguaglianze, negando e impedendo quell’unificazione ideale e sociale desiderata ardentemente da Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi? Forse entrambe.
Cosa fare, dunque? Oggi, paradossalmente, occorre fare contro-informazione per riaffermare i valori legati alle nostre migliori radici storiche e culturali; soffocate, come sono, da piante carnivore insaziabili.
Il 7 Agosto 2012, le ossa di Paolo Narducci, 20 anni, ufficiale artigliere caduto il 30 Aprile 1849 sui bastioni di Santa Marta (lato occidentale dei Giardini Vaticani), primo dei migliaia di caduti per la difesa della Repubblica Romana, sono state tumulate finalmente nel Sacrario Gianicolense che accoglie le spoglie di Mameli e altri 187 caduti per Roma, la maggior parte anonimi. E’ stata lunga la sua permanenza al Verano: 163 anni! Grazie all’interessamento dei discendenti e della Dottoressa Cinzia Dal Maso, oggi questo giovane romano può riposare accanto ai suoi fratelli d’armi e d’ideali.
Come spesso accade, nessuna risonanza, né mediatica, né politica, eccetto la cortese disponibilità della responsabile del Sacrario Gianicolense, Dott.ssa Francesca Bertozzi e del personale di custodia. Eppure la sua giovane vita è stata sacrificata per quelle idee che hanno fatto grande il nostro Paese e che oggi dobbiamo necessariamente rilanciare con fermezza per rifondare una società che ha perso la bussola delle sue radici più nobili e profonde.
La vita di Paolo Narducci è stata esemplare e assume maggior valore se comparata con quella dei militari che non aderirono, come lui fece senza esitazione, alle forze militari della Repubblica Romana, minacciata da ben quattro eserciti europei. Di questi “rifiuti”, spesso opportunistici, è utile ricordare quello dell’Architetto Andrea Busiri Vici che dalle vicende belliche trasse grandi vantaggi, consistenti in prestigiosi incarichi professionali che Pio IX, riconoscente, gli elargì durante la restaurazione dello Stato della Chiesa (Edicola ai caduti Francesi e Arco dei Quattro Venti, all’interno di Villa Pamphili..).
La strategia dell’ esercito francese prevedeva lo sfondamento di Porta Pertusa, da un lato, e l’ingresso da Porta Angelica dall’altro, per ricongiungersi poi insieme a Piazza San Pietro. La resistenza accanita di Narducci e compagni sul bastione di Santa Marta scombinò l’iniziativa francese, contribuendo a favorire il contrattacco repubblicano, con la vittoria che mise i Francesi in fuga verso Castel di Guido.
La cronaca
All’alba del 30, deposti i sacchi alla Maglianella, Outinod si accostò a Roma. Qual fosse il suo disegno di guerra lo dice un foglio trovato in tasca di un ufficiale francese estinto. Il colonnello Masi trasmise questo foglio al governo. Egli si proponeva di dividere il corpo in due colonne; con una assalire Porta Cavalleggeri, con l’altra Porta Angelica: punto di riunione la piazza di S. Pietro. Secondo alcuni militari di vaglia fu sbagliato, e il disegno di attacco e il moto. I punti del doppio assalto meditato distavano 630 metri l’uno dall’altro entro la città. E in Piazza S. Pietro le riserve romane erano pronte ad accorrere o a porta Angelica o a porta Cavalleggeri; mentre la distanza esteriore tra le forze nemiche superava i 2400 metri, i quali, considerata la tortuosità delle strade, diventavano quasi 4000. Giunti prima dell’alba, i francesi presero la via di porta Cavalleggeri, spingendo i volteggiatori a dritta in luoghi scoscesi e selvosi, e i cacciatori di Vincennes sulle alture a sinistra. Allo spuntar del nemico, Avezzana dalla vedetta sulla cupola fece suonare a stormo tutti i campanili. In un attimo i ripari e i bastioni nereggiarono di popolo il quale aveva ottenuto armi dal ministro della guerra; e quanti non le ottennero si accontentarono di trasportare feriti e morti o di recare provviste da fuoco e da bocca; e le ardite donne di Trastevere incoraggiavano i mariti e i fratelli e mandavano i figli adolescenti al battesimo del fuoco. Giunto il nemico a 150 metri dalle mura, i bravi artiglieri dal bastione di S. Marta diretti dal Calandrelli diedero il primo saluto ai cacciatori, i quali risposero con colpi così ben aggiustati che cadde morto il tenente Paolo Narducci, romano, primo martire della Repubblica, e furono feriti mortalmente Enrico Pallini, aiutante maggiore, e altri artiglieri. Ma trovatisi sotto i fuochi incrociati delle mura e del Vaticano, collocarono una controbatteria a 360 metri, micidialissima. La colonna nemica non poté avanzare, ma fece coi pezzi e colle carabine una strage terribile: caddero in un colpo Della Vedova, morto, il capitano Pifferi, il tenente Belli, il sottotenente Mencarini, il maresciallo Ottaviano, feriti; e finalmente fu smontato un cannone romano. Il popolo portò via i morti e feriti; ed altri prendevano il posto dei caduti senza ombra di timore o di confusione, Mancando gli artiglieri, supplirono i soldati di linea, e caddero il belga Leduell e i caporali De-Stefanis e Lodovich. La prima brigata sotto Moliére ebbe ordine di spingersi alle mura, ma gli artiglieri raddoppiarono gli sforzi, e le colonne di Marulay e Banat dovettero ripiegare a dritta. Irritato, Oudinot fece piantare altri due cannoni: due volte si batté la carica dai francesi; ma essi dovettero desistere e ritirarsi tutti.
L’associazione Garibaldini per l’Italia ha accolto e onorato con spirito fraterno i gloriosi resti del Tenente di artiglieria Paolo Narducci.
Con una cerimonia semplice ma intensa, resa possibile dalla commozione partecipata dei discendenti di Paolo Narducci, di Cinzia Dal Maso e di sua figlia, delle Dottoresse Bertozzi e Romaniello della Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, del custode Panichelli, dei Soci Garibaldini Monica Simmons e Gianni Blumthaler, dal Vice Presidente Alberto Mori e dal Presidente Paolo Macoratti, si è conclusa una vicenda nata dalla volontà popolare che riscatta con l’impegno della memoria il sacrificio dei propri martiri.
LE IMMAGINI
Gabriele Di Maulo, scultore e pittore, ci ha gentilmente inviato queste belle immagini di Giuseppe Garibaldi datate 2011, dal titolo: Garibaldi: l’idea repubblicana.
Il dipinto a sinistra è stato realizzato con colori acrilici su tre pannelli di legno di pioppo e ha le dimensioni di cm 117 x 100. Il quadro è stato esposto alla mostra ( 23 novembre -3 dicembre 2011 ) che si è svolta a Como, Palazzo Terragni .
A causa delle vicissitudini sofferte dall’Eroe dei due mondi da parte di Casa Savoia, le strumentalizzazioni, gli arresti, le condanne e i soggiorni forzati, avremmo preferito vedere alla sinistra di Garibaldi la bandiera della Repubblica Romana del 1849, unica vera radice storica dell’idea repubblicana.
Il nove febbraio 2011, al Gianicolo, ricorrenza annuale in cui si celebra la Proclamazione della Repubblica Romana del 1849, era presente tra i bambini delle scuole elementari e di alcuni licei della Capitale, un ospite d’onore: il Dottore Rosario Bentivegna. Il Partigiano, medaglia d’argento al V.M., durante la cerimonia è intervenuto sollecitando tutti, giovani e meno giovani, a Resistere in ogni tempo e in ogni luogo ai fascismi espliciti o nascosti, e non stancarsi mai nella difesa della giustizia e della libertà.
Foto di Gianni Blumthaler
L’associazione Garibaldini per l’Italia, ricordando la matrice garibaldina e repubblicana della famiglia Bentivegna, abbraccia fraternamente i famigliari nel doloroso commiato. L’esempio e l’impegno di Rosario trovano la loro giusta dimensione nel dovere dell’ espressione mazziniana, già citata più volte nel nostro sito:
“dobbiamo offrire un degno obiettivo a tutta questa gioventu’ pensosa che, nata in mezzo alle rovine, cade subito nel dubbio e nello scoraggiamento; dobbiamo ricercare per l’uomo un’esistenza morale per mezzo dell’entusiasmo e dell’amore”
La vita di Rosario Bentivegna è scritta in: http://it.wikipedia.org/wiki/Rosario_Bentivegna
Giovedì 9 Febbraio alle ore 15,00 l’Associazione “Garibaldini per l’Italia” ha celebrato il 163° della Proclamazione della Repubblica Romana del 1849 insieme all’Associazione culturale “Gruppo Laico di Ricerca” e all’ “A.N.P.I. “ presso il Musoleo-Ossario Garibaldino del Gianicolo, via Garibaldi 29/e – Roma
Sintesi del testo letto dal Presidente dei Garibaldini per l’Italia
Il logo dell’Associazione Garibaldini per l’Italia esprime ciò che vorremmo essere per il nostro Paese: volontari, attenti e vigili
I simboli sono importanti perché rappresentano l’universo dei valori e delle aspirazioni di tante persone; così il tricolore rappresenta i valori e le aspirazioni migliori degli italiani, di coloro che l’hanno ideato, di tutti noi e di coloro che verranno dopo di noi. La bandiera è dunque sacra, perché in essa si sono riconosciute e hanno lottato, fino all’estremo sacrificio della vita, intere moltitudini di patrioti.
La camicia rossa che indossiamo con orgoglio è anch’essa un simbolo sacro perché incarna tutti i Garibaldini che hanno impegnato la loro esistenza per il bene comune e il progresso dei popoli.
Pertanto, essere garibaldini, oggi, non significa solo partecipare alle cerimonie celebrative di questa o quella ricorrenza, pur necessarie e indispensabili, ma rappresenta un duplice dovere: da un lato l’impegno a mantenere vivi e trasmettere ai giovani e meno giovani gli ideali risorgimentali, tutt’ora insuperati per ricchezza di valori e spinte innovative – e realizzati solo in minima parte – dall’altro il dovere di essere attivi e propositivi nella società complessa in cui viviamo con iniziative finalizzate al progresso civile e sociale del nostro Paese..
Per questo abbiamo bisogno di punti fermi di riferimento che abbiamo individuato nella centralità dell’essere umano, con i suoi doveri e i suoi diritti; nella Costituzione Repubblicana Italiana e nelle radici ideali nate dalla Costituzione della Repubblica Romana del 1849.
Oggi siamo appunto qui per fare memoria della Proclamazione della Repubblica Romana.
In questo momento di crisi della finanza mondiale, della politica e dell’economia nazionale, in questa Italia ove da anni la Costituzione e’ oscurata dal malaffare, dalla corruzione, dal camaleontismo politico, assume maggior rilievo la straordinaria stagione della R.R. del 1849, dei suoi valori e delle sue finalita’. Gli ideali della R.R. non sono finiti 163 anni fa ma, paradossalmente, potrebbero essere il nostro futuro
Dall’analisi dei documenti del gennaio 1849 che l’Associazione culturale Gruppo Laico di Ricerca ha messo a disposizione nelle conferenze degli ultimi anni, si percepisce con maggiore evidenza la grandezza di quel momento storico e degli uomini che lo hanno animato.
Risulta infatti evidente la volontà, da parte dei Costituenti, di rivoluzionare lo Stato della Chiesa con segnali e provvedimenti importanti, come l’abolizione della pena di morte, l’abolizione della censura, l’abolizione del tribunale del sant’uffizio, della tassa sul macinato, l’abolizione del monopolio del sale, oltre all’istituzione del matrimonio civile, del ministero della istruzione pubblica, la riforma agraria, la libertà di culto religioso, valida soprattutto per i 3000 ebrei residenti nel ghetto.
Questi e altri provvedimenti furono realizzati in soli 5 mesi, ma soprattutto ci sorprende ancora oggi la volontà, da parte dei Costituenti, di educare il popolo alla sovranità che gli spettava. e di elevarlo moralmente e civilmente, stravolgendo le regole che fino ad allora lo avevano sottomesso per secoli. E proprio dal popolo è arrivata una delle spinte più forti alla realizzazione della Costituente attraverso le grandi adunanze popolari del 12 e del 15 gennaio ai teatri Metastasio e Tor di Nona in cui si propose per la prima volta la Costituente Italiana sulla base di quella Romana. Per cui possiamo affermare con sufficiente certezza che a Roma è nata l’Italia repubblicana che conosciamo, o meglio, che abbiamo conosciuto nel primo dopoguerra, dopo la Resistenza.
Possiamo imparare molto dalla Repubblica Romana ; e forse una delle lezioni più importanti che dovremmo ereditare è la responsabilita’; come, per esempio, sostituire la cultura del fatalismo con la cultura della prevenzione. Noi tutti cittadini dobbiamo essere consapevoli che la nostra azione quotidiana debba servire, con l’esempio, ad educare ed elevare il popolo.
Viva la Repubblica Romana, viva l’Italia
L’Associazione Garibaldini per l’Italia, nell’ambito del 150° dell’unità d’Italia, intende celebrare l’episodio di Villa Glori avvenuto il 23 ottobre 1867, ove 76 coraggiosi Garibaldini, comandati da Enrico Cairoli, giunti fino alle porte di Roma nel tentativo di suscitare un’insurrezione armata (nell’ambito della campagna Nazionale dell’Agro Romano del 1867 che si concluse con la sconfitta di Mentana), resistettero eroicamente alle truppe pontificie accorse in gran numero per contrastare la loro iniziativa.
Agli atti eroici dei volontari che, consapevoli della notevole inferiorità numerica e dell’armamento tecnicamente inferiore, cercarono di intimorire il nemico con un disperato assalto, si contrappose la spietata ferocia dei Pontifici, in un clima di forte tensione emotiva dovuta all’attentato del giorno precedente alla caserma Serristori in Trastevere.
L’Associazione Culturale Gruppo Laico di Ricerca ha organizzato l’evento in forma originale; infatti, durante il percorso che ci porterà alla celebrazione nel Piazzale del Mandorlo, al centro della Villa, verranno letti brani di Cesare Pascarella tratti dalla poesia Villa Gloria, che il poeta scrisse nel 1886.
L’appuntamento per i partecipanti è alle ore 15,00 di domenica 23 ottobre 2011 all’ingresso del parco di Villa Glori (P.le del Parco della Rimembranza-angolo Viale Pilsudski) Per i membri dell’Associazione : camicia rossa garibaldina, fazzoletto e cappello
SACRO DRAPPELLO
Cairoli Enrico comandante la falange
Tabacchi Giovanni di Mirandola, capo della prima sezione
Isacchi Cesare di Cremona capo della seconda sezione
Cairoli Giovanni capo della terza sezione
De Verneda Ermenegildo di Cremona, aiutante maggiore
Galli Carlo di Pavia, furiere maggiore
Guida Carlo di Soresina
Fabris Placido di Treviso
Isacchi Antonio di Milano
Gentili Oreste di Loreto d’Ancona
Bariani Ernesto di Milano
Pasquali Ubaldo di Loreto d’Ancona
Stragliati Baldassarre di Milano
Pietrasanta Luigi di Pavia
Fiorini Odoardo di Cremona
Mantovani Antonio di Pavia
Colombi Antonio di Cremona
Bassini Edoardo di Pavia
Bonelli Filippo di Cremona
Bassini Pietro di Pavia
Barbarina Alessandro di Cremona
Meruzzi Giuseppe di Pavia
Nobili Ernesto di Cremona
Campari Camillo di Pavia
Vacchelli 1° di Cremona
Castagnini Domenico di Pavia
Vacchelli 2° di Cremona
Ricci Emilio di Pavia
Rosa 1° di Bergamo
Trabucchi Ercole di Pavia
Rosa 2° di Bergamo
Grangiroli Ercole di Pavia
Muselli Pietro di Trieste
Vecchio Giovanni di Luigi di Pavia
Muratti Giusto di Trieste
Bazzoli Massimiliano di Forlimpopoli
Chiap Valentino di Udine
Garavini Enrico di Forlimpopoli
Michelini di Udine
Cerri Silvestro
Ferrari Pio di Udine
Taddeo Francesco di Napoli
Dall’Oppio di Castelbolognese
Tinelli Luigi di Napoli
Marzari Francesco di Castelbolognese
Veroi
Franceschielli di Castelbolognese
Tirapelli
Capra di Castelbolognese
Candida di Roma
Emiliani di Castelbolognese
Clesci
Valdri Francesco di Castelbolognese
Celli Silvestro
Valdri Antonio di Castelbolognese
Delcorso
Gramigna Angelo di Castelbolognese
Tarabra Alessio di Asti
Mancini
Rossi Raffaele di Bologna
Nicolato Luigi
Gazzon Antonio di Bologna
Musini Luigi di Borgo S. Donnino
Gilioli-Cesali Antonio di Mirandola
Vidati Luigi di Venezia
Veronesi Angelo di Mirandola
Tamanti Costanzo di Fermo di Ancona
Veronesi Tito di Mirandola
Lelli Vincenzo di Ancona
Bonforti Carlo di Mirandola
Vellerin-Flori di Lione
Papazzoni Ernesto di Mirandola
Petit-Bon Francesco di Parma
Papetti Francesco di Mirandola
Angeli Enrico di Vicenza
Mai Tommaso di S. Giacomo delle Segnate (MN)
Proseguono gli incontri per strada estivi organizzati dall’associazione culturale ”Gruppo Laico di Ricerca”. Una occasione in più per ascoltare, attraverso letture di alcuni scritti di Giuseppe Garibaldi, la voce e i sentimenti di un uomo che ha offerto tutto sè stesso per la libertà di un popolo intero e di tutta l’umanità oppressa.
Una occasione in più per conoscere il condottiero, il soldato, il difensore degli ultimi e degli onesti, ma anche l’accusatore dei vizi e del malcostume di governanti e politici. Riflettere su uomini di tale portata storica e culturale ci aiuta a conoscerci meglio, come Italiani e come Cittadini, e ad affrontare con più responsabilità i destini del nostro Paese.
Appuntamento a Roma, Mercoledì 20 Luglio 2011 alle ore 21,00 al Gianicolo, Piazzale Garibaldi – nei pressi del Monumento
Ingrandisci Mappa
Presidente e Segretario dei “Garibaldini per l’Italia” aprono la bandiera della Repubblica Romana sotto il monumento a Giuseppe Garibaldi
In questi ultimi anni, malgrado le ricorrenze istituzionali che dal 2007 al 2011 hanno fatto riaffiorare personaggi e storie del Risorgimento Italiano, si è riscontrato nella popolazione un generale e consistente calo d’interesse per quelle figure fondamentali della nostra storia che nell’immediato dopoguerra avevano assunto, soprattutto in ambito scolastico, un ruolo importante di riferimento culturale. Se le cose fossero andate diversamente, il mito di Giuseppe Garibaldi avrebbe potuto essere sostituito da una costruttiva riflessione sull’uomo, sul condottiero e sul politico. E’ accaduto invece che le potenziali risorse che avrebbero potuto trasmettere alle giovani generazioni valori e ideali di base su cui costruire nel tempo una più solida identità nazionale, hanno assunto sempre più i connotati di una pura idealizzazione retorica; molto celeste e poco terrena.
Constatiamo così che personaggi come Mazzini e Garibaldi, veri Padri della Patria, che dovrebbero essere attentamente e costantemente studiati e approfonditi nelle scuole, e non salire solo alla ribalta nelle celebrazioni di questo o quell’anniversario, sono oggetto di interesse e di studio oltre i confini dell’Italia.
Testimonianza reale di questo paradosso è l’associazione Garibaldina Tedesca “Garibaldi Gesellschaft Deutschland”, fondata dal Dott. Thilo Fitzner, docente di teologia e responsabile delle politiche di formazione e istruzione presso l’”Evangelische Akademie Bad Boll”, che ne è il Presidente. Il dott. Fitzner e un gruppo di “volontari” tedeschi, appassionati dell’epopea garibaldina e delle gesta di Garibaldi, si sono organizzati e hanno affrontato un viaggio in Italia ripercorrendo l’itinerario dell’impresa dei Mille. Giunti a Roma hanno preso contatto con alcuni membri della nostra associazione e hanno costituito il 19 Marzo 2010, una volta tornati in Germania, la suddetta “Garibaldi Gesellschaft Deutschland”. Nel logo dell’Associazione, alla figura dell’Eroe dei due Mondi, è stata affiancata l’indimenticabile Anita, e i loro due cuori palpitanti ci parlano ancora d’amore e libertà.
L’associazione “Garibaldini per l’Italia” è lieta di accogliere i membri tedeschi della “Garibaldi Gesellschaft Deutschland” come fratelli, e auspica che nel futuro si possano consolidare i contatti e gli scambi culturali tra le nostre associazioni, nello spirito del progresso e della libertà dei popoli.
Paolo Macoratti Presidente GpI
Il 16 Giugno 2011 le Associazioni Gruppo Laico di Ricerca e Garibaldini per l’Italia hanno guidato, nell’ambito delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, la Fiaccolata commemorativa che si è svolta a Roma sul colle del Gianicolo, per celebrare il 162° anniversario della difesa della Repubblica Romana del 1849. Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani hanno scortato il corteo che, partendo dall’Arco dei Quattro Venti (Villa Corsini), all’interno di Villa Pamphili, si è snodato toccando punti nevralgici della difesa di Roma del 1849: Villa Giraud (il Vascello), Porta San Pancrazio, Villa Savorelli, passando per il Piazzale Garibaldi, fino al Sacrario dei caduti per Roma.
Le celebrazioni del nostro Risorgimento sono prevalentemente retoriche; non solo per la presenza unilaterale degli “addetti ai lavori” che, in sostanza, si auto-celebrano, ma per l’assenza del mondo giovanile e di quello straordinario bagaglio culturale ottocentesco, rimasto sconosciuto a gran parte della popolazione italiana. La “processione laica” del 16 giugno ha invertito questa tendenza, dimostrando che esiste ancora, in nuce, la volontà inconscia di alcuni Italiani di sentirsi membri di una comunità che ha in custodia una riserva immensa di valori, decisivi per migliorare la condizione umana e civile di ciascun cittadino.
Una “processione laica”, come è stato detto più volte, durante la quale il pensiero e le parole di Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Carlo Pisacane, Pietro Calamandrei, uniti ai nomi di 41 caduti per la Repubblica Romana, sono echeggiati nei luoghi stessi ove 162 anni prima avevano prevalso il fragore delle armi e il lamento dei feriti. Parole e concetti importanti, ancora oggi attualissimi; parole e concetti inascoltati o dimenticati, e per questo ancora in attesa di un popolo che li possa realizzare compiutamente. Una stagione, quella della Repubblica Romana del 1849, fondamentale per le nostre radici storiche e culturali. Durante il percorso, mentre le strade si svuotavano, come per incanto, dalla presenza delle automobili che pochi secondi prima le avevano affollate (grazie al sapiente coordinamento delle forze dell’ordine), un silenzio irreale avvolgeva tutto e la storia fatta da quegli uomini e quelle donne di 162 anni fa tornava a scuotere i pensieri dei partecipanti, a mostrar loro la cruda realtà dei nostri giorni, la realtà di un popolo che non è ancora in grado di far germogliare i semi prodotti dai suoi figli migliori. Mentre la luna rossa sorgeva a oriente e la lunga fila delle fiaccole accese camminava, con cadenza di tamburo solenne, verso il Sacrario, riaffiorava per incanto la speranza che univa questo popolo a quello che aveva difeso la Repubblica Romana: la presenza dei giovani e anche di molti bambini.
Roma – Gianicolo
Le celebrazioni ufficiali, fredde nel rispetto del cerimoniale, sono state lo specchio di un popolo “diseducato” alla democrazia e alla memoria. Siamo consapevoli che l’Italiano deve ancora essere costruito dalle fondamenta; è un problema di responsabilità collettiva che investe il comune cittadino e tutte le Istituzioni.
Alcune celebrazioni sono state, per contro, intense e ricche di sana partecipazione. In queste nicchie si è respirata aria pulita, aria repubblicana e popolare, ove i simboli, i canti, i giovani e le famiglie hanno dato senso e colore alla festa e soprattutto incoraggiato tutti ad avere ancora un briciolo di speranza per il futuro. In una di queste siamo stati gentilmente coinvolti.
Riportiamo pertanto una sintesi dell’intervento della nostra Associazione in occasione dell’incontro avvenuto a Roma, nell’atrio del teatro “Il Vascello” di Piazza Rosolino Pilo, organizzato da Licia Perelli, presidente del Comitato di quartiere Monteverde Quattro Venti
L’associazione Garibaldini per l’Italia vive questo 150° anniversario con profondo disagio; ci mettiamo infatti nei panni di tutti quei patrioti che, come ricordiamo nel volantino distribuito, avevano in mente un sogno: quello di una repubblica fondata sulla liberta’, sulla giustizia, sul progresso, sulla solidarieta’; sogni infranti di coloro che parteciparono alla repubblica romana del 1849 e alla spedizione dei mille; sogni infranti di Pisacane, dei fratelli Bandiera, dell’Aspromonte, di Mentana, di Navarons (Friuli)
Oggi siamo molto lontani da quel sogno e allora, con il nostro disagio, ci rendiamo interpreti del loro “intenso dolore”, perche’ l’italia che sognavano non e’ mai nata e, di conseguenza, neanche la maggior parte degli italiani e’ stata “formata” alle nuove idee del Risorgimento.
E’ nata infatti l’italia di Cavour e di Vittorio Emanuele II, dei suoi successori e del fascismo; e abbiamo dovuto aspettare la guerra di liberazione per ritrovare, con il referendum, la Repubblica.
Nel frattempo, su quali basi si e’ formata la maggioranza degli italiani? Non certo sugli scritti di Mazzini e sull’esempio di Garibaldi; Mazzini nel 1870, l’anno della presa di Roma, 9 anni dal 17 marzo 1861, fu messo in carcere a Gaeta e poi esiliato, e Garibaldi osservato a vista a Caprera ; Mazzini, come sappiamo, morira’ a Pisa il 10 Marzo 1872 sotto falso nome. Gli Italiani si sono dunque formati su altre basi e occorre studiare bene la storia per capirlo; altrimenti non si puo’ comprendere il degrado politico e sociale in cui siamo immersi oggi – A questo proposito consiglio la lettura del libro di Ermanno Rea “la fabbrica dell’obbedienza – il lato oscuro e complice degli Italiani”, che fornisce un ottimo contributo per comprendere meglio il nostro DNA culturale.
In realta’ oggi dovremmo festeggiare i due momenti fondamentali nei quali possiamo riconoscerci come cittadini repubblicani: ovvero l’esperienza della Repubblica Romana del 1849 e quella della spedizione dei Mille del 1860. Siamo in piazza Rosolino Pilo, patriota siciliano, mazziniano, pedina importante per l’esito positivo della spedizione dei mille perche’, come sapete, organizzo’ insieme a Giovanni Corrao i picciotti che si unirono a Garibaldi e senza i quali, probabilmente, l’esito dell’impresa sarebbe stato diverso…….; Questi sono uomini da ricordare!!!
Dovremmo festeggiare la Repubblica Romana del 1849, non solo perche’ alla sua Costituzione si e’ ispirata quella attuale del 1946 – , come potete constatare all’nterno del pieghevole distribuito, ma anche perche’ l’idea di un’Italia unita e repubblicana e’ nata a Roma. Giovani provenienti da molte regioni, ovvero Stati, avevano creato il Comitato dei Circoli Italiani , proposto dal comitato toscano, cui avevano aderito : il circolo popolare romano capeggiato da Angelo Brunetti, Goffredo Mameli per Genova e gli esponenti dei circoli napoletani, umbri, romagnoli e lombardi. Tutti insieme avevano firmato un “manifesto agli elettori” in cui sostenevano una tesi semplice: ai deputati eletti a suffragio universale nell’assemblea romana doveva contemporaneamente essere affidato il mandato di rappresentare lo stato alla costituente italiana . L’appello terminava cosi’: non resta che riunire la tradizione unitaria e la municipale… da cio’ risulta un’unita’ nazionale, stabilita su base di larghe liberta’ municipali”.
Nel volantino terminiamo con queste parole : manifestiamo un sentimento di intenso dolore per l’agonia della scuola pubblica, unica speranza per le nuove generazioni. La nostra Costituzione non e’ piu’ rispettata; infatti gli articoli che riguardano la scuola pubblica sono stati letteralmente aggirati (art. 33) : enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo stato.
In realtà siamo in regressione! Siamo passati dal suffragio universale della Costituente Romana del 1849 che permetteva di eleggere direttamente i propri rappresentanti, alla nomina dei deputati dell’Italia di oggi fatta dalle segreterie dei partiti . E’ questa la sovranita’ del popolo? E’ questa “democrazia”?
Dobbiamo allora impegnarci tutti con responsabilita’, giorno dopo giorno, ora dopo ora, per poter ritornare a sognare una nuova Italia, come fecero i gloriosi, cari patrioti del risorgimento.
viva Mazzini, viva Garibaldi, viva l’Italia
Discorso introduttivo alla cerimonia del 9 febbraio 2011
Inizia con i quattro articoli del decreto fondamentale dell’Assemblea Costituente, che vi abbiamo distribuito, la meravigliosa avventura della Repubblica Romana; perché meravigliosa, visto che e’ durata solo 5 mesi per poi finire tragicamente nel sangue? Perché quel 9 febbraio si è iniziato a parlare di Italia unita, di patria comune, di fratelli italiani; perché si è parlato per la prima volta, all’art. 3, di “democrazia pura” (demos=popolo, cratos=potere = sovranita’ del popolo).
Sovranita’ del popolo: infatti per la prima volta ci sono state elezioni a suffragio universale, cioè hanno votato i propri rappresentanti all’assemblea costituente: nobili e semplici cittadini, ricchi e poveri, alfabeti e analfabeti, insomma tutte le classi sociali (anche se le donne voteranno solo 100 anni dopo)
Meravigliosa avventura perché i primi provvedimenti sono stati: l’abolizione della pena di morte, l’abolizione della censura, l’abolizione del Tribunale del Sant’Uffizio, della tassa sul macinato, l’abolizione del monopolio del sale.
Meravigliosa avventura per l’istituzione del matrimonio civile, del Ministero della Istruzione pubblica, della riforma agraria.
Meravigliosa avventura perché è stata introdotta la libertà di culto religioso, valida soprattutto per i 3000 ebrei residenti nel ghetto; tutti questi provvedimenti in soli 5 mesi !
5 mesi di progresso morale e civile come mai era accaduto in Italia e in Europa – e proprio in quest’ottica si riesce a capire la disperata ed eroica resistenza in difesa della R.R. dei ragazzi italiani del 1849, malgrado lo strapotere numerico, logistico e tattico dell’esercito francese.
Da quei 180 giorni nascera’ una delle più belle costituzioni di tutti i tempi; come ha detto Fabio Fonzi “la Costituzione piu’ ardita, piu’ profondamente democratica del nostro ottocento”; in questa Costituzione, possiamo affermarlo con certezza, sono le radici dell’attuale Costituzione repubblicana italiana, nata dalle ceneri del fascismo e della monarchia sabauda e ricollegata con la resistenza partigiana, alla repubblica romana del 1849.
Da qui dobbiamo ripartire per riaffermare e rilanciare valori fondamentali che oggi stiamo rischiando di perdere e stringerci in un abbraccio di solidarieta’ sociale per resistere all’avanzata indiscussa dell’egoismo e dell’avidita’ del potere e del denaro. Occorre riaffermare e rilanciare la fraternita’ che ci unisce nell’obiettivo comune di migliorare la condizione civile e morale della famiglia umana.
E qui mi rivolgo, per concludere, alle persone adulte, qui presenti, citando una frase di Giuseppe Mazzini che potete rileggere nel pieghevole che abbiamo distribuito:
“dobbiamo offrire un degno obiettivo a tutta questa gioventu’ pensosa che, nata in mezzo alle rovine, cade subito nel dubbio e nello scoraggiamento; dobbiamo ricercare per l’uomo un’esistenza morale per mezzo dell’entusiasmo e dell’amore”
15 gennaio 2011 | ||
16:00 |
Sabato 15 Gennaio 2011 alle ore 16,00
appuntamento a Roma, Piazza San Pancrazio n° 7 (sala polifunzionale della Parrocchia di San Pancrazio)
Scambieremo con i presenti opinioni e proposte, utili per elaborare la programmazione delle attività per il 2011-2012. L’incontro è aperto a tutti
Ingrandisci Mappa
Per iniziativa dell’Associazione culturale “Gruppo Laico di Ricerca” di Roma abbiamo partecipato per due anni consecutivi alla Fiaccolata in onore dei caduti della Repubblica Romana del 1849.
Il perscorso ha rievocato i momenti salienti delle battaglie che si sono svolte per tutto il mese di Giugno, a partire da Villa Corsini (ora arco dei quattro venti all’interno di Villa Pamphili) a Villa Spada.
12 dicembre 2010 | ||
10:00 |
Domenica 12 Dicembre 2010 appuntamento a Roma , arco dei Quattro Venti al Gianicolo, alle ore 10.00 per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia ; manifestazione organizzata dal comitato di quartiere Monteverde.
Ingrandisci Mappa