Articoli marcati con tag ‘disagio sociale’

Riportiamo questo articolo di Paolo Flores D’Arcais perchè riteniamo abbia centrato il problema delle cause prime del malessere sociale che ormai pervade l’Intera Europa.

L’Europa ribelle
L’Europa non è il Maghreb, i governi d’establishment delle democrazie in crisi non sono comparabili ai dispotismi dei Ben Alì, Mubarak, Gheddafi (per non parlare di Assad), e dunque le rivolte del Nordafrica non hanno alcuna probabilità di ripetersi nel Vecchio continente. Ma è accecante cecità quella del primo ministro Cameron che di fronte alle fiamme di Tottenham sentenzia: “Pura criminalità”. Ci sono certamente anche i delinquenti, come sempre accade nei momenti torbidi. Ma c’è innanzitutto la rabbia e l’esasperazione di chi (masse, ormai. E soprattutto crescenti. E in primo luogo giovanili) è stato escluso dalla cittadinanza democratica, e infine dalla stessa speranza di accedervi. Perché la democrazia implica diffusa mediocrità di ricchezze, come già insegnava Rousseau, e non può reggere a lungo la dismisura tra l’opulenza sempre più sfacciata (e spesso proterva di illegalità) degli “happy few”e l’orizzonte di neo-povertà che inghiotte ex ceti medi e avvelena la condizione giovanile.L’esclusione dal benessere è diventata anche esclusione dalla cittadinanza, poiché la politica è ormai ovunque autoreferenziale, “cosa loro”, proprietà degli establishment, che non a caso privatizzano ogni bene comune e distruggono il welfare. Questa miscela esplosiva è all’origine delle ondate di collera popolare in Grecia, degli “indignados” in Spagna, e può solo espandersi e radicalizzarsi. Chi è respinto dall’unica comunità che in democrazia dovrebbe esistere, quella dei cittadini Eguali, cerca identità e illusorio risarcimento nell’etnia, nella religione, nella gang, ma la radice che alimenta la rivolta è sociale: il furore contro una disuguaglianza che ha travolto ogni umana decenza.

Che rispetto merita la polizia (l’ordine sociale) quando il capo di Scotland Yard si è dovuto dimettere per le tresche con i corruttori e ricattatori del non-giornalismo di Murdoch? E da che pulpito Cameron – di quel marciume mallevadore e beneficato – può gridare ai “criminali”? E perché mai sentirsi “nella stessa barca” quando si taglia sulle pensioni e sugli asili per ingrassare i Mackie Messer dell’intreccio affaristico-politico-criminale?
Quote sempre più larghe di “cittadini” sono oggi esclusi in Europa dal benessere, dalla rappresentanza, dalla speranza. La loro rabbia è sacrosanta. Ma le rivolte rischiano di restare “jaqueries” senza sbocchi, addirittura manovrabili dai nuovi fascismi, se i movimenti sociali non si attrezzeranno a diventare anche soggetti politici ed elettorali: la sinistra libertaria oggi inesistente.

Il Fatto Quotidiano, 10 agosto 2011